Achille Castiglioni nasce a Milano nel 1918, figlio del noto scultore Giannino: particolarmente attivo nel periodo tra le due guerre, il padre influenzerà l’approccio “plastico” di Castiglioni al design.
Achille Castiglioni
«L’esperienza non dà certezza né sicurezza. Aumenta, anzi, le possibilità d’errore. Più passa il tempo, più difficile diventa progettare meglio. L’antidoto? Ricominciare ogni volta da capo, con umiltà e pazienza» (Achille Castiglioni)
Io parto sempre da un’idea e poi la modifico e la metto a punto nel realizzarla. C’è molta modellistica nel mio lavoro, anche perché […] ho sempre visto mio padre lavorare con le mani e plasmare la materia per dargli via via la forma voluta
Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1944, fin da subito Castiglioni diviene membro del comitato di ordinamento e allestimento dell’VIII Triennale (1948, nella sezione dedicata ai mobili da produrre in serie), a cui tornerà spesso: nel 1951, per esempio, è incaricato della mostra sull’illuminazione alla IX Triennale; nel 1954 (X Triennale), di quella sull’“Industrial design”. Nel frattempo, è divenuto consulente artistico dell’ANIE - Associazione nazionale delle Industrie Elettroniche (1949-1980) e della RAI – Radio Televisione Italiana (1950-1959), per cui realizzerà alcuni dei suoi più importanti progetti. Socio fondatore dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale nel 1956, ne diviene membro direttivo nel 1963.
Negli anni Sessanta, Castiglioni inizia anche la propria attività di docente, conseguendo la licenza nel 1969 e venendo incaricato – principalmente presso il Politecnico di Torino e la propria alma mater – di numerose cattedre, tra cui quella di progettazione artistica per l’industria, di composizione architettonica e di architettura degli interni e arredamento. Intanto, ha avviato il proprio studio professionale, in cui lavora insieme al fratello Pier Giacomo (più anziano, laureatosi a Milano nel 1937) fino alla prematura scomparsa di quest’ultimo, avvenuta nel 1968.
Gli esordi della collaborazione tra i due vedono la nascita di progetti realizzati ancor prima che il brillante studente Achille – le cui idee vengono già pubblicate sulle principali riviste italiane dell’epoca, “Domus” e “Casabella”, rispettivamente nel 1943 e nel 1944 – consegua la laurea. Insieme, i due firmano l’ampliamento di una scuola elementare a Lierna (1938), la villa F ad Abbadia Lariana (1943) e il primo progetto di design di cui si abbia traccia, ossia la maniglia in alluminio “Pomolo” (1945), presentata alla mostra sull’arredo popolare organizzata dalla RIMA nel 1946 insieme al set per una camera d’albergo “Camillo”, in cui vengono esplorate le potenzialità del compensato piegato a vapore.
Gli anni Quaranta sono per i Castiglioni periodo di sperimentazione di forme, tecniche e i materiali, volta alla realizzazione di un processo di progettazione integrale, in cui componenti importanti sono le collaborazioni con grafici come Max Huber (con cui Castiglioni inizia un lungo sodalizio) e con colleghi quali Erberto Carboni. E le cui migliori testimonianze s’incarnano nella XIV mostra nazionale della radio al palazzo dell’Arte di Milano (1947), commissionata dall’ANIE e primo lavoro sul tema dell’allestimento espositivo, nello lo stand RAI alla XXVI Fiera di Milano (1948) e nella mostra con relativo Padiglione RAI alla XXVII fiera del capoluogo meneghino (1949). Realizzato a tempo di record, Il padiglione è sorretto da una struttura in cemento armato su cui poggia il susseguirsi di ampie vetrate continue, alcune delle quali inclinate per evitare spiacevoli riverberi della luce solare, concepite come vere e proprie vetrine, grazie all’uso di sorgenti luminose che trasformano il padiglione medesimo in un landmark per il polo fieristico. E il tema della luce diviene uno dei punti cardine della progettazione dei Castiglioni che, sul finire del decennio, progettano anche “Tubino” (1949), la prima di una lunga e fortunatissima serie di lampade che si riveleranno terreno fertile per la loro inventiva.
Negli anni Cinquanta, l’attività dello studio viaggia ancora su binari paralleli. Da un lato, l’architettura dei Castiglioni raggiunge importanti successi: il Padiglione della Permanente (1952-1953), attenta riflessione sul tema dell’inserimento calibrato di un nuovo edificio dentro il contesto storico milanese, e la chiesa di San Gabriele Arcangelo in Mater Dei (1956), in cui predomina il gusto per l’esibizione della matericità, declinata attraverso superfici in cotto o in ruvido intonaco. Dall’altra, vengono avviate le applicazioni al tema del “redesign”: oggetti della tradizione e artefatti d’uso, individuati e suddivisi in classi di archetipi funzionali, vengono ri-disegnati con lo scopo di aggiornarli sul piano comunicativo. Nascono così i tavoli “Leonardo” e “Bramante” (1950) per Zanotta, che reinterpretano la figura del cavalletto: nel primo caso, l’ispirazione deriva dallo studio dei tavoli da falegname; nel secondo, i supporti di un antico banco da lavoro per artisti diventano spunto per disegnare gambe vagamente antropomorfe. Da qui traggono origine anche le celebri “Mezzadro” (1957), che recupera il sedile di un trattore d’inizio Novecento, e “Sella” (1957), la seduta che i Castiglioni vogliono scomoda perché immaginata come sgabello da telefono che invogli l’utilizzatore a ridurre al minimo il tempo trascorso al telefono, appunto.
È però il settore della progettazione d’interni e dell’allestimento fieristico quello in cui, in questo periodo, i Castiglioni raggiungo un ineguagliato apice: la Sala Movil (1953) e la sala dei prodotti chimici (1954, in collaborazione con Bruno Munari) al Padiglione Montecatini; la sezione sull’Industrial Design alla X Triennale di Milano (1954), illuminata da giganteschi dischi sospesi che sembrano galleggiare nel vuoto; il Padiglione ENI (1955); il cinema privato per la famiglia Rizzoli (1956); l’ambiente, punto di svolta epocale del design domestico, alla mostra “Colori e forme della casa d’oggi”, ordinata alla Villa Olmo di Como (1957); la birreria Splügen Braü (1960), che inaugura il decennio successivo e che si configura come un vagone ristorante, in cui si esibiscono tecnologie e oggetti realizzati ad hoc.
La scomparsa di Pier Giacomo segna una tragica soglia nella carriera di Achille, che da qui in poi lavora nel segno della continuità e della riproducibilità degli ambienti, sempre più verso il settore dell’industrial design: progetta ripetutamente l’allestimento dello showroom Flos in corso Europa (con vari collaboratori, incluso Italo Lupi, dal 1968 al 1990), la cui formula, che ha come protagonista la luce artificiale, è ripetuta altrove; inventa una nuova tipologia di lampada con “Parentesi” (1971), di cui disegna anche il packaging; riceve l’omaggio di mostre monografiche che ne sanciscono l’importanza internazionale, come avvenuto con l’itinerante “Achille Castiglioni Designer” (1984-1986).
Durante la sua lunga carriera, del resto, Castiglioni ha ricevuto – da solo o con il fratello Pier Giacomo – un’infinità di premi e riconoscimenti, di cui il primo già nel 1947, quando La Triennale gli conferisce la medaglia di bronzo. A questa precoce vittoria seguiranno un numero impressionante di Compassi d’Oro: nel 1955, vince grazie alla lampada “Luminator”; nel 1960, con la sedia “T12”; nel 1962, con la macchina per il caffè “Pitagora”; nel 1964, con lo spillatore di birra “Spinamatic”; nel 1967, con una cuffia per traduzioni simultanee; nel 1971, con “Parentesi”; nel 1979, è premiato due volte grazie alla celeberrima lampada “Parentesi” e al letto d’ospedale “Tr15”; fino al 1984, quando vincono le posate “Dry”, e al 1989, anno in cui riceve la menzione d’onore. Achille Castiglioni muore a Milano nel 2002.
Attraverso le parole di Sergio Polano:
A fronte del misurarsi con l’etica della ragion propria delle “cose”, nelle opere di Castiglioni si riconosce anche un bisogno narrativo, un confidenziale afflato espressivo (non di rado divertito e divertente), non tanto in termini di autoreferenzialità autoriale (pur non assente, da un certo periodo in poi), quanto di sapidità intrinseca e di appropriatezza linguistica
- 1918–2002
- architetto, designer