Il 22 ottobre 2001, Steve Jobs salì sul palco della Apple Town Hall, a Cupertino, per svelare l’iPod, un lettore musicale che poteva racchiudere un’intera libreria di canzoni nonostante fosse abbastanza piccolo da stare in tasca. Non era un evento come quelli a cui ci ha abituato Apple negli anni recenti, in parte perché l’azienda era ancora convalescente dalla sua esperienza di pre-morte verso la fine degli anni ’90, sia perché poco più di un mese prima l’orrore delle Torre Gemelle aveva scosso l’America, e non c’era spazio per troppi festeggiamenti o eventi troppo sfarzosi. Nonostante la natura contenuta e intima della conferenza stampa, quel lancio fu la scintilla di una vera e propria rivoluzione che cambiò per sempre il volto dell’industria discografica. Oggi, 18 anni più tardi, quella rivoluzione può già dirsi compiuta. Certo, si può ancora comprare un dispositivo che porta il nome iPod, cioè l’iPod touch che Apple ha aggiornato l’ultima volta a giugno 2019, ma tecnicamente si tratta più di un iPhone senza rete cellulare, con lo stesso sistema operativo e specifiche inferiori, più che di un lettore Mp3 simile a quello che fu l’iPod nell’immaginario collettivo. I due ultimi “veri” iPod sono stati il modello Nano di settima generazione e lo Shuffle, con cui Apple ha ufficialmente mandato in pensione la serie nel 2015, solo quattordici anni dopo il lancio del primo modello. Il fatturato legato all’iPod era già diventato un frazione irrisoria nei conti complessivi nel gigante di Cupertino, e l’iPhone aveva già preso il comando come portatore di una nuova rivoluzione, più ampia e significativa, che ha impattato le nostre vite più di quanto l’iPod, limitato per sua natura al settore musicale, fosse mai riuscito a fare.
L’iPod è diventato una reliquia del passato
La rivoluzione innescata dal lettore musicale di Apple è stata così veloce ed efficace che consideriamo l’oggetto che l’ha innescata come una rappresentazione del presente, quando in realtà è già superato.
View Article details
- 23 ottobre 2019
In un certo senso, fu come un passaggio di consegne: l’iPod fu integrato da Apple all’interno dell’iPhone. È lì che ancora oggi, da un punto di vista puramente concettuale, l’iPod vive ancora. Lo smartphone di Apple, infatti, non potrebbe esistere senza l’esperienza dell’iPod e il suo sviluppo fu guidato internamente dalle stesse persone che avevano curato la creazione e il lancio del lettore musicale (in primis Tony Fadell, poi passato a Google con l’acquisizione di Nest). Se lasciamo da parte le considerazioni di concetto e ci concentriamo invece sull’evoluzione del design industriale, ci accorgiamo di quanto la rivoluzione iPod procedesse a passo spedito. Basti pensare alla cifra di successive iterazioni progettuali della gamma nel corso di soli 14 anni, a partire dal primo iconico iPod bianco con la clickwheel, fino alla settima generazione dell’iPod Nano con schermo touch e tasto home.
Forse è anche per questo che si ha l’impressione che l’iPod sia ancora una tecnologia contemporanea quando, in realtà, è ormai un’artefatto di un’epoca che fu, che ci ricorda di quando la musica ancora andava fisicamente scaricata dalla rete e mancava della natura istantanea dello streaming. Da un punto di vista semantico e storico, l’iPod è più vicino a un Walkman di quanto non sia affine a un iPhone, nonostante, come detto, sia una delle pietre angolari dello sviluppo dello smartphone per antonomasia. Con questa considerazione non si vuole qui sottrarre nulla all’importanza dell’iPod nella storia del design industriale né alla rivoluzione musicale di cui fu responsabile. A posteriori è semplicemente sorprendente constatare il valore che un simile oggetto tecnologico fu in grado di generare in un periodo di tempo così ristretto. Che è poi il motivo per cui oggi i collezionisti sono disposti a pagare carissimo per mettere le mani sui primi modelli dell’iPod. Un trattamento che raramente viene riservato a un prodotto tecnologico che ha estinto il suo ruolo e la sua funzione ben prima di diventare maggiorenne.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.
Photos courtesy of Apple.