Helbiz: chi (e cosa) c'è dietro al boom dei monopattini in sharing

Dalla tecnologia impiegata alla raccolta dei dati alle implicazioni urbanistiche e politiche, la micromobilità rappresenta un fenomeno articolato che inciderà sempre di più nelle città. L'intervista.

È la fine del 2017 quando il “craze” degli americani per lo scooter si affaccia sulle testate più sensibili al sottile legame tra innovazione tecnologica e cambiamento degli stili di vita – e di spesa – degli americani. E da lì, fa il giro del mondo. Ma non era lo scooter come lo si intende in Europa: in quei mesi su Quartz, The Verge e affini si parlava di un veicolo che mette insieme vecchio e nuovo, il monopattino elettrico, e non di proprietà, ma disponibile in sharing: tutto si risolve in qualche click sullo smartphone. Protagoniste sono aziende come Lime o Bird: quest'ultima, fondata solo a settembre di quell'anno, resta ancora oggi l'unicorno più veloce di sempre, la startup che ha raggiunto nel tempo minore la capitalizzazione di un milione di dollari. Tra animali fantastici e flotte di veicoli leggeri che spuntavano come funghi sui marciapiedi da Hollywood alla Melrose a Venice, il monopattino-sharing era diventato l'alfiere della micromobilità – un fenomeno ecologico e urbano, un nuovo approccio al trasporto per cui almeno l'“ultimo miglio” di uno spostamento in città lo si percorrerà con mezzi elettrici e leggeri, e-bike, longboard a batterie e così via – che un po' come il surf negli anni Sessanta, partendo dalla California ha conquistato il mondo. “Noi abbiamo lanciato i monopattini nell’estate del 2018 a Los Angeles, come test”, racconta Salvatore Palella, classe 1987, italianissimo CEO di Helbiz, azienda nata, racconta, con un servizio peer-to-peer di condivisione dell'auto. “Per il 96%, di media, le auto di proprietà non vengono usate. Noi abbiamo creato un servizio per affittarle, per ora attivo solo a Hong Kong e Los Angeles”. Poi è arrivata la micromobilità, che – nella sua declinazione iconica, quella del monopattino elettrico in sharing – oggi è il business principale di questa società che si occupa del “trasporto condiviso del futuro”, come si può leggere sul sito helbiz.com. “Anche se Los Angeles non ci interessa: considera che Lime ha una flotta immensa, 10mila monopattini parcheggiati per strada”. Così, Helbiz è tornata a casa: oggi i suoi monopattini HelbizGo sono presenti in Europa – anche in Italia – e a Singapore, dove Helbiz ha dovuto creare un sistema speciale, perché non si possono parcheggiare per strada. “Da questo divieto è nata un'idea”, spiega Palella. “Abbiamo creato delle piazzole di sosta all’interno delle quali parcheggiare. Ogni monopattino ha un ricevitore Bluetooth. Nell’area ci sono 4 lettori bluetooth, dove parcheggiare altrettanti monopattini. Questo perché alle volte il Gps fa un errore di qualche metro”.

HelbizGO a Rimini

Non si parla spesso della tecnologia dei monopattini.
C’è una tecnologia dietro che è una cosa pazzesca. Poi c’è il supply fatto in Cina che è di una complessità estrema. E la gestione, la cosa più difficile. Non sono le biciclette a cui basta un controllo veloce e una pompata alle gomme. I monopattini ogni giorno vanno ritirati, rivisti, curati. A Milano. dove abbiamo 500 monopattini, ci sono dieci ruote bucate al giorno, dieci parafanghi rotti, tante centraline bruciate e due mezzi completamente distrutti. Questo ogni giorno. Per questo in ogni città dove apriamo c’è un team di 35 persone. Non facciamo come i nostri competitor che si affidano agli utenti per la manutenzione, ricorriamo ai nostri specializzati. Abbiamo un garage in ogni città: Madrid, Milano, Bordeaux e tutte le altre. Anche quelle che verranno, ovviamente.

Molte nuove città all'orizzonte?
Il piano è arrivare a 20 entro l’estate. Anche in Emirati Arabi e Antigua.

Antigua?
Sì, lì siamo anche con il drone.

HelbizAIR

Dal monopattino al drone?
Due anni fa abbiamo fatto un viaggio in Cina, il drone ce l’ha mostrato un produttore. Abbiamo chiesto l’esclusiva. Siamo partiti da uno stato piccolo, Antigua, dove il primo ministro è un ragazzo giovane e aperto alle tecnologie. L’isola di Barbuda è stata rasa al suolo tre anni fa dall’uragano. Ci sono investimenti per resort da centinaia di milgiaia di dollari, ma il governo ha chiesto di fermare gli spostamenti in elicottero che sono un problema per la ricostituzione della flora e della fauna. E qui arriviamo noi con il nostro drone, che ha sedici motori elettrici e quindi non inquinanti e decollo verticale. Tutto è pilotato in remoto da Shenzhen, con tratta memorizzata. Ci saranno dieci droni, sicuri e testati a cento metri di altezza dal mare. Sarebbe una figata in città, pensa da Malpensa al tetto di uno di questi nuovi grattacieli.

E il costo?
Relativo. Noi facciamo 26 miglia, ovvero 38 chilometri, per 250 dollari.

Quanti siete in Helbiz?
Nel mondo 120 circa, in Italia una trentina. Poi ci sono cose che stanno cambiando. Nelle città stanno nascendo aziende che si occupano della manutenzione dei monopattini. In Spagna abbiamo partner locali. E poi in piccoli centri dove non andremo mai diamo la possibilità di comprare una flotta di monopattini a chi vuole aprire un servizio Helbiz in loco. Capri, Sorrento, Como sono solo alcuni esempi di città interessate.

Salvatore Palella, CEO di Helbiz

Torniamo all'Europa e ai monopattini. Com'è la situazione?
La micromobilità oramai è accettata praticamente ovunque, anche se in modo differente in ciascun posto. L’Italia, mi spiace dirlo, è stata l’ultima, per una questione di lentezza burocratica. L’unico posto dove non ci siano i monopattini è l’Inghilterra, per via di una legge di Churchill, di 83 anni fa. I tedeschi avevano realizzato un monopattino a motore per fare muovere più velocemente i soldati. Li tenevano nei carri armati, come oggi il fighettino che ha il monopattino dentro il Suv.

Voi siete partiti da Los Angeles, una megalopoli gigantesca da sempre associata all'uso dell'auto. Ha senso la micromobilità in una città come per esempio Milano?
Assolutamente. La media negli Stati Uniti è 21 minuti di utilizzo. Qui una decina di minuti. A Milano in dieci minuti ti fai mezza città e arrivi ovunque.

Le compagnie di trasporti come vi vedono? Alla fine la micromobilità nasce per l'“ultimo miglio”. Il problema di Trenitalia e Trenord è sempre che a queste grandi compagnie manca l’ultimo miglio: si dichiarano ecologisti, ma poi non ti offrono una alternativa al taxi. Con lo stesso biglietto di Business Frecciarossa dovresti avere dieci minuti di monopattino. E in città di dimensioni medie come Milano i costi vanno rivisti: con 2 euro di biglietto della metropolitana fai 4 minuti di tragitto. E ti lascia esattamente dove devi andare.

Agli italiani piace il monopattino?
In Italia ora abbiamo 110mila utenti. Chi usa il monopattino per la prima volta poi lo riusa almeno 3 volte nei successivi 5 giorni. Vuol dire che piace. Hanno aperto le danze i ragazzi, ora ci sono avvocati, imprenditori e gente fino a sessant’anni che lo usa. È uno strumento di spostamente credibilissimo. E pensare che all'inizio ci facevano le gare i ragazzini fuori dal Collegio San Carlo di Milano.

Ma le nostre strade non sono sicuramente quelle americane...
Abbiamo fatto delle modifiche sul mezzo: abbiamo cambiato le ruote per ottimizzare la tenuta su strada con il pavè e in generale continuiamo a ottimizzare il prodotto e aggiornarlo costantemente. La risposta del pubblico italiano è stata entusiasmante.

Te lo aspettavi?
Che venisse accolto, sì. Non così bene. Non con questi numeri. C’è un margine di crescita del 50% superiore agli altri paesi. Credo sia creato dall’assenza di micromobilità in generale, ma anche dal fatto che i competitor hanno procedure complesse per l’accesso al servizio. Per affittare un motorino devi inserire i numeri della patente e aspettare fino a 24 ore. Noi per quello abbiamo comprato un algoritmo che legge la foto del documento e ti approva immediatamente all’uso.

E ora?
Intanto abbiamo aperto a Rimini e Riccione, e Malaga in spagna. A Milano arriveremo presto con le biciclette, un’idea che sviluppiamo insieme a Telepass, con cui c’è già una partnership per l’utilizzo dei monopattini - il 10% degli utenti oggi arriva da lì. Conviene a noi, conviene a loro con il monopattino che è uno strumento sempre più utilizzato. Con loro faremo il più grande bike sharing d’Europa, per collegare con biciclette molto più leggere di quelle che ci sono adesso Area C e Area B. Quest’ultima dovrebbe avere gli stessi servizi del centro, l’idea è quella.

Al suo arrivo a Milano l’immagine condivisa di Ofo, il servizio di bike-sharing cinese ora fallito, è stata quella di bici abbandonate ovunque e di proposito, in mezzo alla strada, nel letto dei Navigli, addirittura sugli alberi. Non avete paura che succeda anche per i monopattini?
Non puoi pensare che la bici la metti per strada e il giorno dopo vedi quanti soldi hai fatto. Noi avremo un team di riposizionamento. Anche perché devi calibrare la presenza tra centro e periferia. Ofo aveva 4000 biciclette a Milano con 6 dipendenti. Noi abbiamo circa una persona ogni cento monopattini. Ci vuole un backend: tecnologico, prima di tutto. La loro tecnologia per esempio registrava solo la posizione dell’inizio e dell’arrivo dell’utilizzo. Noi registriamo tutto il percorso. Lo facciamo per seguire i nostri clienti perché così alla fine della settimana abbiamo una heatmap per capire come il servizio viene utilizzato e migliorarlo. Abbiamo un sistema di intelligenza artificiale sofisticato, realizzato da 30 persone che lavorano solo su questo per noi a Belgrado. Così capiamo dove posizionare i monopattini.

Questi dati li usate soltanto voi o li condividete con i Comuni?
A Los Angeles la prima cosa che ci hanno chiesto sono i dati. Qui sarebbe molto utile, ma nessuno ce l’ha mai chiesto: e sono cose che noi condivideremmo senza problemi. Si dovranno mettere al passo con i tempi ed evolversi nella organizzazione di una città tecnologica.

Le città cosa possono fare per facilitare la micromobilità?
A parte togliere il pavé? (ride) Il problema che vedo è semplice: arriveranno tanti competitor e a quel punto ci sarà sovraffollamento. Nonostante tu non possa masticarci un chewing gum liberamente, come succede per tante cose a Singapore sono avanti: bisognerà creare delle piazzole di sosta dedicate. Ci vorrà una regolamentazione cittadina. E in Italia sarà un problema perché le autorità locali hanno poteri limitatissimi. Domani la Contea di Los Angeles potrebbe bandire i monopattini. A prescindere dal governo federale. A Madrid il consiglio comunale ha deciso di autorizzare i monopattini, Barcellona ha fatto il contrario.

Cosa c'è nel vostro futuro?
L’idea è che Helbiz vada a coprire varie necessità di spostamento con mezzi diversi, dal monopattino al drone taxi. Nei prossimi dodici, diciotto mesi il focus è soprattutto sui monopattini elettrici. Anche perché sono quelli più redditizi.

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