Uno spazio nuovo, generato dall’incontro con la realtà, dove i luoghi non hanno nome e così nemmeno le presenze che li attraversano.
Italia o Italia
Il progetto di Federico Clavarino, fotografo italiano di stanza in Spagna, guarda all’Italia come a un luogo trasognato e quasi immutabile che risuona delle visioni di Calvino, Morandi, De Chirico.
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- Ilaria Speri
- 17 gennaio 2017
- Torino
È un labirinto di frammenti, sagome, scorci. Il centro, la meta, altro non è che la reazione del fotografo alla loro presenza lungo il cammino. Gli scatti sembrano ricalcati sull’occhio dell’autore, tanto accompagnano il percorso girovago del suo sguardo. Tessendo una rete di rimandi, associazioni e tranelli, Clavarino si rivolge – con quella dose di ironia che solo una relazione intima consente – alla monumentale staticità del paesaggio italiano, investendola di rinnovate allegorie. Così, prima di diventare fotografie, questi frammenti sono le città di Calvino, i versi di Montale, i vuoti di De Chirico, i colori di Morandi. La storia della rappresentazione dell’Italia si manifesta, più vivida del suo storicismo. Familiare, se non riconoscibile. Antiche rovine sono interrotte dalle tracce del presente, quasi un impiccio al silenzio di questo sogno senza tempo. Questo lavoro è in mostra a Torino dal 20 gennaio al 12 febbraio allo spazio Jest in via Silvio Pellico, 8.
Federico Clavarino (1984) vive e lavora a Madrid. Dopo aver conseguito un Master in Letteratura e Scrittura Creativa presso la Scuola Holden di Torino, nel 2007 si trasferisce a Madrid dove studia fotografia presso la BlankPaper School e dove dal 2011 insegna fotografia. Ha ricevuto diversi premi e pubblicato tre libri. Dal 2016 è rappresentato dalla galleria Viasaterna.