Skopje rappresenta un caso studio per l’analisi dell’architettura contemporanea e l’identità nei Balcani, alla luce delle sue recenti trasformazioni urbane e degli eventi politici in Macedonia. Il tessuto urbano di Skopje si è formato con il passaggio di culture diverse e migrazioni di lunga durata; ma sono le scelte politiche degli ultimi cinquant’anni che hanno disegnato la città nella sua forma attuale.
Skopje in transizione
La fotografa Anna Positano ha seguito la recente trasformazione della capitale macedone che ha preso la sua forma attuale negli ultimi 50 anni, tra terremoti fisici e politici.
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- 04 ottobre 2016
- Skopje
La reazione politica internazionale al terremoto di Skopje del 1963 ha profondamente segnato la città. Nel momento in cui la Guerra Fredda aveva raggiunto il suo picco di tensione, gli sforzi internazionali per la ricostruzione servirono per perseguire una stabilità politica a livello mondiale. Con l’aiuto delle Nazioni Unite, il governo jugoslavo adottò il piano di ricostruzione di Kenzo Tange che, con i suoi edifici brutalisti, fece di Skopje una metropoli moderna e utopistica. Dall’indipendenza della Macedonia nel 1991, la politica nazionalista ha mutato l’identità architettonica di Skopje. L’architettura socialista e internazionale della ricostruzione non era più adatta a rappresentare l’identità macedone. Con la sua lenta transizione politica, nel 2010 il governo ha annunciato un piano di rinnovamento urbano, Skopje 2014, che sta trasformando il patrimonio brutalista di Skopje in edifici neo-neoclassici. Il risultato è un ambiente urbano confuso e frammentario che crea una lacerazione tra la società e l’architettura. Questo, insieme a una giovane e incerta situazione politica, ha un impatto sui valori personali e socio-culturali degli abitanti. Dal suo annuncio, il piano ha suscitato forti critiche. Ci sono state manifestazioni in città, che di recente sono diventate la Rivoluzione Colorata contro l’austerità e l’impoverimento culturale.
Come già accade in altri paesi ex-socialisti, Skopje sembra incapace di riesaminare e dare un valore al suo passato architettonico. Una città che un tempo era modello di solidarietà architettonica internazionale, oggi è un caso studio di distopia post-socialista in transizione. Jana Konstantinova
Anna Positano (Genova 1981) è un’artista e ricercatrice indipendente laureata in architettura e fotografia. Il suo lavoro indaga l’influenza reciproca tra paesaggio e società, ed esplora i luoghi del quotidiano attraverso la fotografia e il video. I suoi progetti sono stati esposti a livello internazionale. Oltre alla pratica artistica e di ricerca, lavora su commissione per architetti e riviste.