Sono storia e costume di una certa Italia che ha determinato le scelte e la crescita di un territorio.
Il lavoro propone alcuni spunti per una riflessione critica sul cambiamento sociale italiano nel quale anche i gusti e le abitudini legate allo svago manifestano i loro cicli vitali.
Sono luoghi nei quali l’effimero ha dialogato con le maglie più svariate della società – dall’operaio, all’imprenditore, al medio borghese –, senza ghettizzazioni, anzi portando intere regioni e provincie (dall’Emilia Romagna, al nord delle Marche, alla Toscana, la Liguria e al Veneto) a socializzare; fino a rendere questi luoghi luccicanti sacrari di un’estetica e di una crescita sociale nella quale il rito del ballo ha scandito la rottura del ritmo lavorativo settimanale.
La lettura dell’architettura di interni delle balere di Gian Luca Perrone è contraddistinta da una neutralità apparente, dall’assenza dell’uomo e da una totalità della visione di proporzioni epiche. Questi spazi, che includono le sale da ballo, suggeriscono un immaginario fatto da un preciso pensiero e da una progressiva presentazione e narrazione dello svago che si scopre nel come siano ripartiti i tavoli, i divani, dove viene collocata l’orchestra, le luci, la pista da ballo.
Le fotografie di questo progetto sono state realizzate su lastra diapositiva con banco ottico e sono in mostra fino al 10 settembre alla galleria Gallerati di Roma con la curatela di Camilla Boemio.
Gian Luca Perrone (1971) dopo un lungo periodo di lavoro con fotografie di piccolo formato approccia al medio e poi al grande formato; ha dedicato anni al foro stenopeico. I suoi lavori sono stati esposti in diverse mostre in Italia.