La soglia non potrebbe essere più evidente, da un marciapiede all'altro le luci si spengono e basta un passo ad immergerci in una dimensione, in cui anche il tempo sembra rallentare. Le riserve d'acqua, custodite alle sommità dei grandi blocchi urbani, gradualmente si esauriscono producendo una nuova, netta distinzione che questa volta discrimina lungo una linea verticale e nell'intimo degli spazi domestici. Le abitazioni che si trovano al di sopra dei quindici metri, il più delle volte piccole enclaves di lusso, in poche ore rimangono del tutto senz'acqua e ironicamente sono le prime a rivelarsi marcatamente inospitali. A queste altezze chi parte si distingue da chi resta e popola di una nuova mixité la terza città, quella più alta e sempre più rada.
Nemmeno agli abitanti della strada è dato sottrarsi a nuovi slittamenti semantici in cui la città assume significati poco prevedibili, aperti a interpretazioni spesso contraddittorie. A chi si inoltra tra i blocchi bui, anche solo per curiosità, è presto servita una personalissima ambientazione distopica in cui persino i telefoni cellulari diventano superflui oggetti di decoro.
Calata la notte, anche la sicurezza è per pochi; la penuria di cibo e di controllo sui corpi spalanca le porte a pratiche sempre meno docili, presagio inedito di tempi tutti a venire.
Martina Barcelloni Corte