Ricostruire oggi il Teatro Continuo non ha solo il senso del risarcimento di una ferita – la demolizione legata allo stato di degrado in cui versava nel 1989 compromise i rapporti di Burri con la città di Milano – o quello di omaggio nel centesimo anniversario della nascita dell’artista.
Ricostruire è faccenda delicata sempre, a maggior ragione nel caso di un monumento difficile come un teatro, per il suo prima e per il suo dopo, per il dov’era e com’era che di solito fa rumore a priori e attira mugugni immancabili, quanto inutili, nella fattispecie.
Ricostruire è faccenda delicata sempre, a maggior ragione nel caso di un monumento difficile come un teatro.
Ricostruire è, nel caso presente, una mossa filologica plausibile anche grazie ai disegni autografi e alla coerente semplicità che dichiarano.
Burri getta il cuore un po’ oltre, facendo del Teatro Continuo il caposaldo e la misura dei tracciati che congiungono l’Arco della Pace con la Torre del Filarete
Ricostruire tensione verso lo spazio teatrale, questione evocativa di grande significato rispetto alla tradizione milanese fino a tutto il Novecento.
Ricostruire un palco a partire dal vuoto aperto all’attraversamento dello sguardo, in attesa delle figura umana.
Ricostruire un’opera cinetica che accoglie una scena variabile; “la piattaforma sarà in cemento, le quinte in ferro, colore naturale delle lamiere da un lato, dall’altro dipinte di bianco (il colore può essere cambiato quando si voglia) saranno girevoli, comandate a distanza, indipendenti. L’amico Enrico Cartelli che è un fenomeno per la meccanica studierà il meccanismo”, così Burri prosegue nella sua prescrizione da medico. La descrizione da catalogo (1990) è: “Base rialzata in cemento armato facciavista 56 x 1.700 x 1.050 cm e 6 quinte 600 x 250 x 25 cm, in acciaio rotanti sull’asse longitudinale, verniciate su una faccia con colore bianco” – tra le sculture.
Ricostruire un atteggiamento di civiltà è uno dei significati nascosti dell’impegno di Gabi Scardi, curatrice indipendente, responsabile di “NCTM e l’arte”, progetto di supporto dell’arte contemporanea supportato da privati, lo studio legale associato NCTM; nel contesto di un Paese che riserva ormai da anni alla cultura non molto altro che riforme a costo zero, è il terziario a provvedere.
Ricostruire un atteggiamento di civiltà è uno dei significati nascosti dell’impegno di Gabi Scardi, curatrice indipendente, responsabile di “NCTM e l’arte”.
Ricostruire l’opera tocca all’impresario e collezionista bergamasco Tullio Leggeri – unico al mondo che a prezzo di liti formidabili sia stato in grado di fare per noi la maquette dove i bambini possono salire per capire Forte Pozzacchio (1914), enorme site specific ovvero anti-edificio interamente scavato nella roccia, vicino Rovereto; Leggeri contiamo di incontrarlo nel cantiere del Teatro Continuo di qui a marzo 2015, per proseguire live questi ragionamenti.
In definitiva, sarà da ricostruire una linea d'ombra orizzontale e sei verticali; niente tetto: Burri non chiude sopra, non completa il riparo ancestrale, piuttosto fa come un passo indietro rispetto al tipo di lavoro che riconosciamo dell’architetto. Burri lascia le stelle su nel cielo, senza mai nominarle.