Nel 1963 Alberto Ponis decideva di rientrare in Italia dopo l’esperienza londinese presso lo studio di Denys Lasdun, stabilendosi permanentemente a Palau e dedicandosi alla realizzazione di case-vacanze in Gallura, nel nord della Sardegna.
A Costa Paradiso sarebbero nati alcuni degli esempi più rappresentativi del suo linguaggio estetico, che nell’arco di quarant’anni ha fatto la scuola dell’architettura sarda per la vacanza.
Utilizzando lo stazzo gallurese come chiave interpretativa del profondo rapporto tra il retaggio culturale del territorio sardo e la natura circostante, Ponis ha reso proprio quest’ultima depositaria dello spirito del suo approccio architettonico: sono infatti gli elementi naturali – rocce, scogliere, alberi – a generare la forma architettonica, che è sempre pensata in profonda sintonia col sito su cui è radicata.
Quest'anno a Ponis viene conferita la Medaglia della Città di Genova, e dal 12 ottobre il Museo d’arte contemporanea Villa Croce ospita la mostra “Alberto Ponis costruire nella natura”, curata dallo storico dell’architettura Emanuele Piccardo
La mostra nasce da due anni di lavoro nell’Archivio Ponis, e ricostruisce meticolosamente una ricerca progettuale, articolandola in quattro sezioni: Architetture, Archivio Alberto Ponis, Pittura e Viaggi.
Si esplora la sua produzione di case unifamiliari e collettive tra il 1963 e il 2006, scomponendola nelle varie influenze che hanno contribuito a plasmare la sua idea di architettura: il disegno, l’attività del rilievo, la pittura di paesaggio, l’architettura brutalista e quella vernacolare del contesto sardo.