L’idea che le macchine possano essere intelligenti è tutt’altro che nuova. Risale almeno agli antichi Greci. Il mito di Talos racconta di un gigante di bronzo creato per difendere l’isola di Creta: una fantasia, certo, che ci ricorda però che i robot sono tra di noi da molto prima che iniziassimo a chiamarli così. Fu un dramma utopistico ceco a introdurre il termine in Europa all’inizio del secolo scorso. Il dispositivo di Anticitera, dal nome dell’isola in cui è stato trovato, non era invece una fantasia: è il primo esempio di computer analogico, utilizzato soprattutto per predire fenomeni astronomici. Risale a più di due millenni fa e non aveva certo la potenza di calcolo di un iPhone. Eppure, è difficile dire che non fosse in qualche modo una “intelligenza artificiale”.
Oggi, definiamo Intelligenza Artificiale quel “campo della scienza informatica che si occupa della creazione di sistemi capaci di eseguire compiti che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana”. Questi compiti includono: riconoscimento vocale e delle immagini, “la comprensione del linguaggio naturale, la risoluzione di problemi complessi e l’apprendimento automatico”. La definizione arriva da ChatGpt, lo strumento che associamo per convenzione all’idea di “AI” in questi giorni, basato sugli Llm, i “Large Language Models”. ChatGpt è capace di interagire via chatbot e di creare contenuti. A volte sbaglia, altre inventa, proprio come gli umani. Lanciato alla fine del 2022, ha reso le AI un concetto di massa e utilizzabile da tutti per gli scopi più diversi, aprendo la strada a una diffusione sempre più ampia di sistemi di generazione automatizzata di testo, immagine e video.
Le macchine possono pensare? Nel 1950, il matematico Alan Turing tornò su una delle questioni in realtà più antiche del pensiero occidentale – ci si era speso secoli addietro anche Cartesio, padre del pensiero moderno e del "cogito ergo sum". La novità introdotta da Turing è un criterio oggettivo per determinare quando una macchina è realmente in grado di pensare. Ne parla il pensatore americano Ray Kurzweil in The Singularity Is Nearer, un testo recente che fa da seguito ideale a un libro seminale di vent’anni fa dal titolo similissimo. All’epoca, l’AI era un tema per pochi, ora è al centro del dibattito. Kurzweil non si è mosso dalle sue posizioni: ha sempre indicato nel 2029 il momento in cui l’intelligenza artificiale raggiungerà quella umana, e nel 2045 il momento in cui le due intelligenze si fonderanno. Nell’attesa, abbiamo raccolto il meglio di quanto apparso su Domus sul tema dell’AI negli ultimi anni.
Immagine di apertura: Alex Garland, Ex Machina, 2014