Si è molto parlato di Match, la mostra al Museé du Luxembourg di Parigi dedicata al nesso tra design e sport, nonché dell’originale curatela di Konstantin Gricic, che ha scalzato le aspettative grazie alla sua capacità di raccontare l’innovazione sportiva tanto nei suoi riflessi sociali e performativi che attraverso le vertigini date dall’impatto dell’intelligenza artificiale. Eppure, lo spazio che l’offerta culturale della capitale francese dedica agli imminenti giochi olimpici è ben più ampio, e viene ad investire anche altre istituzioni museali generalmente legate agli ambiti dell’arte e dell’architettura.
Il Palais de la Porte Doré, vecchia istituzione nata per celebrare i fasti della potenza coloniale francese riconvertitasi in Museo dell’Immigrazione, presenta con Olympisme, une histoire de monde (Olimpismo, una storia del mondo, n.d.r.), una affascinante retrospettiva sulla storia dei giochi e le sue differenti edizioni. L’occasione di una visita si rivela preziosa per ricostruire tutti i nodi salienti del formato olimpico, che nel corso di poco più di un secolo cambia pelle trasformandosi da manifestazione elitista per maschi bianchi ad evento globalizzato aperto alle differenze. La mostra ci parla anche di snodi geopolitici e relative tensioni egemoniche, nonché di come queste si riflettano nella coreografia dei giochi di apertura, nelle divise e nella grafica. Passando da Berlino, Monaco, Mosca e Seul, la storia del Novecento si snoda progressivamente fino ai temi dei nostri giorni: gli altissimi costi, l’impatto ambientale, la partecipazione di massa del pubblico sono ancora d’attualità, o bisognerebbe rivedere il formato?
Alla Cité de l’Architecture, dall’altro capo della città, è invece l’architettura degli stadi ad essere messa sotto le lenti di ingrandimento. Il était une fois les stades racconta la trasformazione di questi edifici dal modello dello stadion greco, uno spazio vuoto dotato di tribuna, fino al complesso dispositivo contemporaneo capace di orchestrare competizione, divertimento di massa, dispositivi di sicurezza e necessità mediatiche. In Francia, l’allargamento della pratica sportiva iniziato negli anni ’20 favorisce la proliferazione di stadi in tutto il Paese. L’occasione è propizia per una grande effervescenza architettonica che sperimenterà soluzioni strutturali aerodinamiche, nuove coperture, insieme a nuove occasioni di comfort. Tornando agli imminenti giochi di Parigi 2024, l’altra mostra della Cité de l’Architecture, Quand la ville se prend aux jeux, presenta i risultati della nona edizione del concorso Mini Maousse dedicato alla progettazione di architetture effimere, tra convivialità ed esercizio fisico, destinate alla fruizione sportiva dei giochi olimpici. Pensati come un’opportunità inclusiva per avvicinare chi non assisterà alle gare né avrà accesso alle fan zones di Parigi, i quattro progetti selezionati saranno installati nei comuni più periferici dell’Île-de-France.
D’or, d’argent, de bronze (d’oro, d’argento e di bronzo, n.d.r.) è invece la mostra che la Monnaie de Paris dedica al progetto delle medaglie. Un’occasione per scoprire che l’utilizzo delle tre medaglie per il primo, secondo e terzo posto sia stato codificato solo nel 1904, e che i motivi simbolici ed allegorici utilizzati nei motivi decorativi siano di gran lunga i più utilizzati per riflettere un concetto riconosciuto su scala globale quale quello di ricompensa assegnato ad una prestazione sportiva eccellente. La Monnaie è anche incaricata di realizzare le medaglie di questa edizione. Progettate dalla maison di gioielleria Chaumet, si distinguono per una particolarità: quasi a voler sottolineare il legame indissolubile con il paese ospitante, inglobano un pezzo di metallo rimosso dalla Tour Eiffel, qui trasformato in una forma esagonale marchiata con il logo dell’evento.