“A differenza di quanto vuole archetipo, un deserto non è definito dall’assenza di acqua. È invece la memoria dell’acqua a dar forma al paesaggio desertico”. Questa frase sintetizza perfettamente l’intenzione curatoriale che ispira la quarta edizione di Desert X – nella Coachella Valley, in California, fino al 7 maggio – che approfondisce il tema della sensibilità ambientale e sociale.
Le opere site-specific, realizzate da artisti di fama internazionale, sono disseminate in vari siti del territorio desertico e si pongono come strumenti di autocoscienza che mostrano le forze – negative e positive – che esercitiamo sul mondo in quanto esseri umani e di cui dovremmo essere consapevoli.
Ecco la lista delle dodici opere presentate:
“No.1225 Chainlink” di Rana Begum;
“The Smallest Sea with the Largest Heart” di Lauren Bon e Metabolic Studios;
“Immersion” di Gerald Clarke;
“Amar a Dios en Tierra de Indios, Es Oficio Maternal” di Paloma Contreras Lomas;
“Liquid A Place” di Torkwase Dyson;
“Searching for the Sky (While Maintaining Equilibrium)” di Mario García Torres;
“Namak Nazar” di Hylozoic/Desires;
“Sleeping Figure” di Matt Johnson;
“Originals” di Tyre D. Nichols;
“Pioneer” di Tschabalala Self;
“Khudi Bari” di Marina Tabassum;
“Chimera” di Héctor Zamora.
Immagine di apertura:“Immersion” by Gerald Clarke. Image courtesy of DESERT X. Photography by Lance Gerber.