Forse sarà ricordata come la “Fashion Week del coronavirus”, iniziata con il consueto mix di eventi mondani e conclusa con le sfilate a porte chiuse. Quello che c’è di certo è che sono state presentate le collezioni autunno-inverno 2020/2021 del prêt-à-porter.
5 show da ricordare della Fashion Week di Milano
La settimana della moda milanese raccontata attraverso le sfilate di cinque brand.
Courtesy di Moncler
Courtesy di Moncler
Courtesy di Moncler
Courtesy di Prada
Courtesy di Prada
Courtesy di Prada
Courtesy di Gucci
Courtesy di Gucci
Courtesy di Gucci
Courtesy di Versace
Courtesy di Versace
Courtesy di Versace
Courtesy di Moschino
Courtesy di Moschino
Courtesy di Moschino
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- Annamaria Aufiero
- 24 febbraio 2020
Con gran successo è stata presentata la terza edizione di Moncler Genius; il brand introduce al suo già ricco collettivo di collaboratori artistici un’altra grande firma: JW Anderson. Bottega Veneta conferma il suo posto nell’olimpo della moda, collocandosi come punto di riferimento della contemporaneità; il direttore artistico Daniel Lee, ispiratosi al brutalismo, trasforma linee rigorose e geometriche in un elegante minimalismo, ristabilendo l’ordine del tempo con uno show aperto dalla collezione maschile. Prada porta in passerella un’eleganza radicale e femminile e, a fashion week quasi conclusa, sorprende con un annuncio che gli addetti ai lavori si aspettavano da tempo: Raf Simons diventerà ufficialmente co-creative director della casa da aprile.
Costante di tutta la settimana sembrerebbe essere stato “l’effetto sorpresa”, Alessandro Michele ci stupisce con un “ingresso al contrario” e Donatella mischia le carte in tavola facendo sfilare, per la prima volta da Versace, uomo e donna.
Anche se tutti si aspettavano un gran finale l’idillio delle passerelle si è interrotto prematuramente. Impegnato tra corse frenetiche, veloci cambi di look, fotografie e interviste anche il mondo della moda ha fatto i conti con la cronaca nel fine settimana in cui in Italia è esploso il contagio da Covid-19, tanto da costringere Giorgio Armani, in via precauzionale, a prendere la decisione di sfilare a porte chiuse; anche Moncler Genius ha annullato l’apertura al pubblico dello spazio di via Molise e Laura Biagiotti ha preferito mantenere chiusa la sfilata rendendo partecipi gli addetti ai lavori via streaming.
Moncler Genius
Moncler inaugura la terza edizione di “genius”; dodici designers per dodici differenti installazioni, uniti in un’ esperienza che esplora i confini della moda. Moncler si apre verso nuove consapevolezze; indicativa è la collaborazione con Rimowa da cui sono nate le valigie con led incorporato che funziona tramite app; o l’installazione delle bici firmata dai danesi di Mate Bike.
In occasione dell’evento l’ex Macello di via Molise ha accolto circa 4000 ospiti; l’ambiente viene stravolto e trasformato, ci si addentra in una dimensione sperimentale e sensoriale. I designer uniti dallo slogan:“One House, Different Voices” fondono sperimentazione, ecclettismo e creatività con l’intento di superare qualsiasi convenzione in un progetto dinamico e sorprendente.
Jonathan Anderson, unitosi da poco al laboratorio creativo di Moncler, esordisce con una collezione ispirata ad un’estetica innovativa; tra soffici borchie, contrasti di colori e morbide catene lo stilista reinterpreta la pura astrazione. Craig Green invece costruisce delle vere e proprie armature che avvolgono il corpo, alternando bidimensionalità e tridimensionalità; Richard Quinn rivisita lo “space mood” degli anni 60. Simone Rocha si ispira alla danza e cita Fellini, in un contesto romantico adornato da ricami, goffrature, tulle e tessuti eterei. Sandro Mandrino inscena una vera e propria performance e personalizza il nuovo piumino bianco con una proiezione di graffiti. Veronica Leoni ridefinisce i capispalla in un immaginario singolare: un esercito di donne in cerca di un paradiso perduto.
Prada
Il minimalismo di Prada ha da sempre rappresentato un trionfo per la moda italiana, in esso coesistono espressione ed efficacia, volume e corpo, estetica e praticità.
Miuccia Prada fa sfilare per questa FW una femminilità pura e genuina. Non mancano i pezzi iconici della Maison; il nylon nero, i cappotti decorati, le trasparenze che accompagnano la silhouette, tante frange che a ogni passo scoprono le gambe, le camice linea rossa e i tailleur austeri; non rappresentano la corazza, bensì l’estensione di un’aura forte e coraggiosa. Miuccia in un’ode alla “femminilità femminista” ci regala tanto glamour, quello che abbellisce la rumorosa quotidianeità; entra nel guardaroba di tutti i giorni con discrezione e delicatezza, in un immaginario temperato e dirompente.
Gucci
“Ciao, come stai, Tutto bene? Stavo pensando che se tu fossi a Milano il prossimo mercoledì sarebbe bello se venissi qua al Gucci Hub per il fashion show. Fammi sapere. Baci.” così Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, stupisce tutti con un invito insolito inviato su WhatsApp.
Il marchio è entrato a far parte già da tempo di uno scenario lungimirante, Michele ci parla di “una visione che sospende l’ordinario, una processione di epifanie e pensieri dilatati che si accomodano in una diversa partizione del sensibile”.
Ma è lo stesso ingresso della sfilata ad avere una regia tutta volta a sorprendere. Si procede dal backstage dove sarti, hair stylist e truccatori definiscono gli ultimi dettagli prima dell’inizio dello show; un omaggio alla storia, alla dedizione e al lavoro che contraddistinguono la filosofia del brand.
Le luci si affievoliscono e nel buio si sente la voce di Federico Fellini: “Il cinema era proprio questo, era suggestione ipnotica, ritualistica, c’era qualche cosa di religioso. Si usciva di casa, si parcheggiava la macchina in qualche posto, ci si incolonnava tutti insieme in un rituale (...). Poi questa luce che si attenua, lo schermo che si accende e comincia la rivelazione, il messaggio. Un rituale antichissimo, di sempre che ha cambiato forma e modi, ma era sempre quello: stai lì, ad ascoltare...”. Così Michele, sulle note di Bolero di Maurice Ravel, inscena il complesso di norme e di formule che regolano lo svolgimento di un’azione sacrale tra balze, velluti pizzi e tricot.
Versace
Versace “esibisce” parità e uguaglianza: “Chi sono la donna e l’uomo di oggi? Il motivo per cui ho deciso di presentare insieme sulla passerella le collezioni uomo e donna è per sottolineare quanto la loro forza si equivalga” dichiara Donatella Versace. Per la prima volta la casa di moda, in controtendenza, non include la sfilata in un’unica direzione di genere. I capi sono pura espressione e prendono le distanze da un pensiero radicale, sottolineando l’importanza della libera interpretazione. Uomo o donna non ha rilevanza, l’accento è posto sull’ essere, il focus è sentire l’abito senza preoccuparsi di quale fazione entrare a far parte.
Una dichiarazione che in un’epoca di opposizioni si fa portavoce di unione e ottimismo. In un gioco di volumi attraverso abiti strutturati e giacche oversize, miste a tagli sartoriali e riferimenti sportswear, Versace sostiene le pari opportunità. Entrambi i sessi sono avvolti da una “sensualità sussurrata e mai urlata” in un revival anni 70, dal gusto retrò a tratti dirompente.
Moschino
La festa è a palazzo! L’estro di Moschino propone una libera reinterpretazione delle sale settecentesche ci ritroviamo a Versailles. D’altronde il direttore creativo Jeremy Scott, così come la dimora voluta dal Re Sole, rappresenta la personificazione dello sfarzo e della stravaganza. Il personaggio di riferimento è Maria Antonietta, non tanto il personaggio storico quanto quella che conosciamo attraverso la regia di Sofia Coppola, capricciosa, eccentrica e singolare. Le modelle sono agghindate “a gran festa”; tra smancerie e sorrisetti impertinenti le parole d’ordine sono Osare e Indossare.
Donne vanitose e coraggiose si palesano sulla passerella con fasto e disinvoltura, indossando abiti che di certo non passano inosservati.
Sembrano uscite da un manga, con acconciature imponenti e accessori degni di nota, come l’handbag a forma di confezione da dolci, la croccante “borsa baguette” sottobraccio e grandi specchi per soddisfare anche le più vanitose. Gli abiti sono decorati come torte, abbondanti glasse color pastello, riccioli di panna e strati di pan di spagna si trasformano in tessuti, ricami e vezzosità.
Jeremy Scott come sempre ci lascia senza fiato e con audacia trasforma Maria Antonietta in una pomposa icona pop invidiata da tutte le dame di corte.
Moncler, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Moncler, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Moncler, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Prada, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Prada, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Prada, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Gucci, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Gucci, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Gucci, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Versace, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Versace, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Versace, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Moschino, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Moschino, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020
Moschino, Milano Fashion Week Fall/Winter, 2020