Apple ha presentato i nuovi iPhone 14 e iPhone 14 Pro. Inevitabilmente sentirete dire che assomigliano molto all’iPhone 13 e all’iPhone 13 Pro dello scorso anno e che non ci sono reali novità. È una critica comune, che vorrebbe evidenziare una presunta carenza di innovazione o idee. E invece è esattamente il contrario: è la prova che Apple capisce il potere enorme del design e la sua natura iterativa, e lo ha trasformato in un ingrediente fondamentale del proprio successo.
L’iPhone non è solo il dispositivo elettronico più popolare di tutti i tempi, ma è prima di tutto un oggetto di design ormai entrato nell’immaginario collettivo. Si potrebbe affermare che è probabilmente uno degli oggetti di design più riconoscibili in assoluto. Tenendo presente questo aspetto, perché Apple dovrebbe cambiare ogni anno il design del suo prodotto di maggior successo? Sebbene il cortocircuito culturale tra “nuovo” e “innovativo” sia una trappola retorica in cui è facile cadere, i due concetti non sono sempre così sovrapponibili. In particolare, elevare l’estetica dell’oggetto a metrica dell’innovazione onnicomprensiva sarebbe un approccio miope e superficiale.
Nel mercato degli smartphone, i maggiori produttori Android sono ossessionati dal cambiare il design dei loro smartphone ogni anno. Il risultato è di solito un’accozzaglia di prodotti che danneggia la riconoscibilità del marchio e crea confusione nell’utente. C’è una ragione valida per questo approccio: a differenza di Apple, questi marchi hanno molto meno controllo sul rapporto tra hardware e software e devono dunque utilizzare la novità estetica come elemento di differenziazione in un settore sempre più affollato di prodotti estremamente simili tra loro. Da un lato, sono vincolati a una specifica piattaforma hardware che acquisiscono da una manciata di fornitori (Qualcomm e Mediatek); dall’altro, possono personalizzare l’esperienza Android entro i limiti fissati da Google.
Un’eccezione degna di nota è Samsung, che grazie ad anni di iterazioni ha definito un ecosistema molto più ampio, coerente e riconoscibile. Non è un caso che, proprio come Apple, Samsung tenda ad apportare miglioramenti evolutivi alle sue linee invece di affidarsi a improbabili riprogettazioni radicali ogni anno. Un esempio eccellente è il recente aggiornamento dei suoi smartphone pieghevoli, che ha perfezionato il design dello scorso anno senza introdurre inutili stravolgimenti, confermando semplicemente una soluzione progettuale di successo.
In passato, Apple ha introdotto design completamente nuovi solo quando aveva senso farlo. Per quanto riguarda l’iPhone, possiamo osservare le nuove epoche in retrospettiva e far coincidere ogni redesign con l’inizio di una nuova fase tecnologica. Il primo iPhone del 2007 era il proto-iPhone, seguito da due anni di iPhone 3G che hanno cercato di risolvere i problemi del design originale.
L’iPhone 4 è stata la prima e più importante riprogettazione del prodotto, in concomitanza con l’introduzione della connettività 4G nel 2011. Successivamente, il design dagli spigoli metallici vivi si è evoluto nella forma allungata dell’iPhone 5 e dell’iPhone 5S.
Con l’iPhone 6, Apple è tornata a una forma più arrotondata e affusolata in risposta alla necessità di implementare schermi più grandi. È l’era dei modelli “Plus”, che hanno attraversato cinque generazioni. Con l’iPhone X, presentato esplicitamente come l’iPhone del futuro, Apple ha inaugurato l’era del “notch”. La famiglia iPhone 11 ha rappresentato una transizione tra il design affusolato e il ritorno dei bordi vivi sull’iPhone 12. Ancora una volta, come per l’iPhone 4G, il redesign è stato introdotto sul primo iPhone a implementare la connettività 5G. Quest’anno segna il terzo anno del nuovo design a bordi piatti, che è di gran lunga il design dell’iPhone più amato e venduto di sempre.
Allo stesso tempo, il design dell’iPhone 6 è ancora vivo e vegeto sull’iPhone SE. A chi segue Apple da molto tempo può sembrare una reliquia, ma milioni di utenti lo amano proprio per il suo formato riconoscibile, per la forma compatta e perché è l’unico iPhone che monta ancora un sensore di impronte digitali.
Come già detto, Apple può controllare così a fondo la sua roadmap di progettazione perché è l’unica azienda nel mercato degli smartphone in grado di esercitare un controllo verticale completo su hardware e software.
Dynamic Island, una nuova funzione introdotta nell’iPhone 14 Pro e 14 Pro Max, è l’emblema di questo approccio. Apple ha preso un punto debole del design del suo display, cioè il buchetto ovale della fotocamera selfie, e lo ha trasformato in un elemento di spicco dell’interfaccia utente di iOS 16. Con Dynamic Island, lo spazio nero fisico del foro ovale dell’iPhone si espande sullo schermo per mostrare notifiche, chiamate in arrivo e altre informazioni.
Per quanto riguarda il nuovo iPhone 14 non Pro, la principale differenza con la linea dello scorso anno è l’addio alla versione mini dell’iPhone, con la reintroduzione del modello Plus. La durata della batteria, in questo caso, è stata ritenuta più importante di un ingombro ridotto. A parte questo, i nuovi modelli di iPhone 14 sono la quintessenza del detto “same same but different”, caro agli amanti del sudest asiatico. Esteticamente, sono indistinguibili dall’iPhone 13. Tuttavia, diversi miglioramenti del software, abbinati a unità ottiche potenziate, offrono un’esperienza foto e videografica migliorata, che è poi un selling point fondamentale per i dispositivi nella fascia di mercato inferiore ai 1.000 dollari.
In ultimo, ma non meno importante, dobbiamo sempre considerare che la maggior parte dei consumatori che acquistano un iPhone 14 effettuano l’upgrade da un iPhone che ha ormai tre, quattro o addirittura cinque anni. Passeranno ai nuovi iPhone da un iPhone 7, 8, X o 11. Per tutti loro, il confronto non sarà tra due modelli distanti un anno l'uno dall'altro, bensì tra modelli di diverse “epoche”. Questa è la potente implicazione degli aggiornamenti incrementali. Le aggiunte evolutive e le nuove funzionalità annuali non lasciano a bocca aperta in un confronto anno su anno. Provate però a confrontare un iPhone 14 con un iPhone vecchio di almeno tre anni (che è poi il ciclo medio di aggiornamento) e vi accorgerete facilmente di quanto sia efficace una strategia che si basa su aggiornamenti iterativi e costanti.