A differenza delle centinaia di concorsi di product design, molti dei quali hanno lo scopo di ottenere idee a un prezzo di molto inferiore a quello di mercato, questo concorso mette insieme il giovane progettista, uno studio avviato o un docente e una o più aziende che sponsorizzano la realizzazione.
Viene garantita, ai vincitori, la possibilità di confrontarsi con la realtà del costruire che è il passaggio necessario che segue la formazione accademica per chi vuole diventare architetto. Il concorso è aperto a tutti i parlanti cinese nel mondo e non a caso. Alla Cina è ben chiaro il costo dei “cervelli in fuga”. Per questo cerca di riportare a se anche i talenti che per svariati motivi sono andati all’estero – nelle numerose China Town nel mondo ma anche solo quelli che, potendo permetterselo, hanno studiato all’estero e non sono tornati.
A Shekou, uno dei distretti di Shenzhen, sono stati realizzati i cinque padiglioni che hanno vinto il concorso indetto nel 2014. Diversi per stile, collocazione, materiali segnano con leggerezza un breve tratto della città lungo la Baia del Principe, che dalla sede della By-City Biennale nella ex fabbrica di farine Dacheng arriva al porto dei traghetti per Hong Kong.
Due di essi si trovano nell’area della biennale. La Casa senza tetto, in rete di metallo bianca, delimita uno spazio nella corte della ex-fabbrica. Le pareti a “forma di casa”, con tanto di finestre, su ruote altro non vogliono essere, e non sono, che un sistema di divisori per creare un momento più raccolto all’interno di uno spazio che per sua natura non lo prevede.
Il secondo padiglione, che sembra prendere ispirazione dalla grazia delle abitazioni giapponesi, è invece un oggetto più complesso. 1/3 Kiosk, collocato in cima a uno degli edifici che verranno conservati del complesso industriale e rivolto verso il mare, è un bell’esercizio. È una “casa” per guardare il mare di giorno, di notte e anche in caso di pioggia, riparandosi nella “mansarda” coperta. Qui la cura dei dettagli è notevole: uno spaccato di casa rifinito come se fosse un interno, con legno, illuminazione, scala e vasetto di fiori, e un bel terrazzo.
Il terzo padiglione, Split, fa i conti con la realtà dell’edificio che, dall’altro lato della strada, ospita lo showroom di Lamborghini – nella zona si trovano alcune concessionarie di auto di lusso. Gli sta accanto, come una miniatura orgogliosa, ed è un padiglione apribile al cui interno è possibile creare uno spazio-cortile.
Gli ultimi due si trovano davanti al terminal dei traghetti, e in modo esplicito dialogano con gli elementi naturali, l’uno, Kiostree, è una struttura in ferro che permette di avvicinarsi alla chioma di un albero di litchees, in questo modo proteggendo l’albero e sottolineando la necessità di averne cura. L’altro una specie di ombrello rovesciato d’acciaio contiene un’aiuola di piante e fiori che crea una zona d’ombra al di sotto, tecnicamente abbastanza complesso ha l’allure dell’arredo urbano più che del chiosco. Tutti e cinque sono pensati come semi-permanenti.