In questa sorta di rispecchiamento fra popoli e globalizzazione, il tessuto della città è considerato qui come il tessuto e le fibre dei corpi: quindi si tratta di ritratti-architettura, che si originano da contesti, luoghi, persone, materiali, storie.
Non è un caso se a questo punto riportiamo l’attenzione ai figurinai lucchesi tra sette e novecento. Sembra che sia nato, rilevato dagli artisti, un nuovo ordine di migrazioni; e dissepolta una nuova idea di metamorfosi (sorta dalla serie delle immagini insepolte, poiché il termine oggi è sepolto, appunto, con il significato che si porta dietro, a favore del più strutturale sentire iso-cronico): ovvero, in particolare, si propone l’idea che le opere Yurta, di fibre vegetali, siano dimore-tetti da indossare.
Per riassumere quanto suddetto il medium nasce insieme al fare e il fare è anche idea. Nel suo lavoro, ad esempio, quasi imitando i Maggi, rappresentazioni popolari, si imita il rinnovamento del mondo naturale, creando un microcosmo di arbusti, fibre e colori. Esperienze-situazioni che Lygia Clark chiamava proposizioni.
dal 4 luglio 2015
Paola Anziché
Vedere con le mani
Pavillon social Kunstverein
via A. Mordini 64, Lucca