In questa mostra ci sono due grandi traiettorie: da un lato la trasposizione della figura nella composizione chirurgica dei suoi intagli, dall'altro l'interpretazione di figure che provengono dallo studio scientifico dell'ambiente naturale, come il volo delle farfalle.
La relazione tra natura e fibra interna, reticolare, emerge in Victoria tre grandi foglie di ninfee della famiglia Victoria Regia. Tra le vene dorsali del loro corpo (la loro materia è quasi una carne vegetale) Elisabetta Di Maggio interviene col bisturi, creando esili, ma decisivi sfondamenti d'aria. Una specie di alleanza di reciproca resistenza per dare forma alla fragilità come fonte di trasformazione e non di debolezza.
In Traiettoria di volo di farfalla #05, invece, si fa luce sui recenti studi sui voli delle farfalle hanno chiarito lo speciale movimento di questi insetti impollinatori. Quell' andamento svagato che attribuiva loro, e per metafora agli umani, un'estrosa e incalcolabile traiettoria tra un punto e l'altro, è in realtà legato alla struttura delle ali che trovano la loro estensione attraverso movimenti che non sono compatibili con una direzione lineare tra un punto e l'altro. La simbologia dell'aleatorietà legata a quest'insetto multiforme e multicolore, potrebbe essere in realtà virata nella metafora del procedere dell'esperienza sentimentale e intellettuale, che raramente può sottovalutare le divergenze di rotta.
Fino al 6 aprile 2013
Elisabetta Di Maggio: I change but I cannot die
Laura Bulian Gallery
Via Montevideo 11, Milano