Come mai questa Italia in croce?
Osservo l'Italia da fuori e vedo che è piena di critiche. È dal dopoguerra, eccezion fatta per gli anni Sessanta, che è subentrato una specie di spirito negativo. I giovani, per esempio, sostengono che gli si impedisce di essere creativi. Ma se i giovani hanno dei problemi non fanno altro che rimboccarsi le maniche e risolverli. Quando avevo qualcosa da dire non ho aspettato che nessuno mi permettesse di dirlo. Chi è inattivo e pigro non risolverà mai i problemi. Mentre invece tutti quelli che hanno delle iniziative straordinarie non aspettano certo che qualcuno gli faccia una legge apposta. Vedo questo Paese che perde colpi perché i cittadini non sono propositivi. La mia è un'immagine di pena e quasi di morte. Perché se continuiamo così lo facciamo morire questo Paese. È tempo di diventare da pessimisti a ottimisti, propositivi e costruire delle cose.
Perché siamo pieni di storia, siamo la gemma del mondo, siamo ammirati da tutti e quindi pensiamo di vivere di rendita, ma questo non è vero. Ho pensato che fosse il momento di aprire una discussione, di parlare chiaro ai politici, dalla destra alla sinistra. Anche se direi che chi ha più colpa sono quelli della sinistra che dovrebbero essere dei progressisti, dovrebbero essere più propositivi. La nostra è una classe politica petulante.
A New York com'è vista l'Italia del design?
L'Italia è sempre vista come Paese di creatività: cosa che noi siamo. Siamo l'unico Paese al mondo che senza risorse naturali, tira avanti grazie alla creatività. Purtroppo, nella classe politica di creatività non ce n'è. In che modo la classe dirigente si mette al livello di Lorenzo il Magnifico? O degli Sforza o del Duca di Mantova, che hanno fatto cose eccezional? Ricordo che i grandi del passato hanno sempre lasciato dei segni. I nostri governanti, dopo l'ultima Guerra, non hanno mai voluto lasciare niente. Non c'è più l'ambizione del fare per il nostro Paese.
Il suo è un messaggio rivolto al pubblico del design?
No, perché il design, la moda, le auto e le macchine utensili hanno un prestigio straordinario nel mondo e sono quelle che tirano in avanti. In novembre ho scritto una lettera al Presidente della Repubblica e gli ho suggerito di fare il discorso di fine anno agli Italiani non dalla solita scrivania polverosa di stili passati e di un'Italia vecchia, ma andando in uno dei laboratori dove si fa il design, una delle eccellenze italiane. L'anno dopo lo avrebbe potuto fare in un laboratorio della moda e l'anno dopo ancora dove si costruisce l'eccellenza delle auto italiane a Modena… Lentamente, si sarebbe instaurata una logica per cui si riconosce chi fa qualcosa per il Paese, una logica che dà valore alle persone positive. Il presidente mi ha risposto che preferiva fare il discorso dal Quirinale perché è la casa di tutti gli Italiani. È come se chi sta al potere avesse perso il contatto con la realtà. Se avessimo dei politici giovani che conoscono la realtà del loro Paese, probabilmente le cose andrebbero meglio. Il design tocca la filosofia, la religione e la politica, perché è un sapere che tocca tutta la realtà. Ci vogliono idee nuove. Prendiamo per esempio il Ponte di Messina. Se ci limitiamo a fare un ponte diritto che va da una parte all'altra, perdiamo un'occasione. La cosa da fare è invece giocare la carta dell'innovazione. Potrei fare—per dire—un ponte a forma di esse, sostenuto da venti piloni enormi, che sono altrettanti showroom delle regioni italiane. Di sicuro sarebbero in molti ad andare in Sicilia a vedere questa meraviglia. Bisogna giocare la carta dell'innovazione, evitare le copie. ES
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