Maria Cristina Didero: Che rapporto hai con il design e com’è cominciata?
Roberto Sironi: Controverso. Ci sono giorni in cui questo lavoro mi rende felice, altri meno. Il mio rapporto quotidiano con il design varia come il variare del meteo: ci sono giorni di sole pieno, altri di pioggia, alcune volte tempesta o può capitare che il cielo sia limpidissimo.
Maria Cristina Didero: Capisco che ti piace lavorare con materiali naturali in grado di essere plasmati come la pietra, l’alabastro ma anche la ceramica. Qual è la tua cifra progettuale?
Roberto Sironi: Io sposo la teoria che tutto è progetto. L’arte, il design, la scienza hanno lo stesso significato. Tra queste discipline per me non c’ è alcuna differenza. L’arte è piena di scienza e viceversa. Non esistono confini. E la materia per me è tutto, è il mio sostegno, mi ci aggrappo. Cerco di usare i materiali come un pittore usa i colori; nutro enorme rispetto poi per quei materiali come la pietra o il legno che impiegano anni, secoli, millenni per strutturarsi. La consapevolezza del loro uso è fondamentale e cambia tutte le prospettive.
Maria Cristina Didero: Fai il ricercatore al Politecnico di Milano; mi racconti di questa tua attività, quali le soddisfazioni e come e in che modo ti arricchisce?
Roberto Sironi: Lavoro nel campo delle tecnologie indossabili, ho modo di confrontarmi tutti i giorni con un team multidisciplinare composto da architetti, biotecnologi, ingegneri elettronici. Cerchiamo di unire le discipline umanistiche, scientifiche, tecniche. Con questo percorso cerco di completarmi; mi permette di avere una prospettiva differente sulle cose. Diffondere la conoscenza è il principio della ricerca ed è un concetto che può rendere felici.
Maria Cristina Didero: Quanto tempo dedichi invece alla tua ricerca personale, e come rendi concreti i tuoi progetti?
Roberto Sironi: La ricerca per me è tutto. Non c’è un modus operandi schematico, cerco sempre di trovare la via giusta per ogni progetto. Sicuramente viaggiare e andare “sul campo” è il modo migliore. Cerco di non farmi ingoiare dal web, mi piace girare per le cave, i boschi, dove ho un rapporto fisico e dimensionale con le cose. Cerco di interpretare la figura del designer contemporaneo: liquido come la modernità di Zygmunt Bauman. Posso indifferentemente disegnare con il CAD, scrivere, incontrare persone o girovagare per le montagne alla ricerca di materiali. La mia generazione è approdata nel mondo del lavoro durante la crisi, quindi sfruttiamo tutti i mezzi a disposizione per ottenere il massimo risultato. Siamo una compagine di guerriglia.
Maria Cristina Didero: Il legno in quanto materiale iconico ha un particolare fascino su di te; parlami del tuo ultimo progetto Fuoco che presenti al prossimo Salone del Mobile. Perché scegli il legno bruciato, c’è forse un tema del recupero in tutto questo? Parte di questi pezzi poi diventano bronzo...
Roberto Sironi: Con la Galleria Bensimon e la Fonderia Artistica Battaglia presentiamo l’anteprima Fuoco, un progetto sul quale stiamo lavorando con grande entusiasmo. Il fuoco esercita su di me un richiamo ancestrale. Il legno che brucia segna il principio delle cose. E mi affascina ancora di più l’estetica del legno che si carbonizza e che esprime anche valore concettuale. Ho capito fin da subito che dovevo vivere pienamente il progetto, arrivare alla sua essenza. Ho contattato Giuseppe Pruneri, amico e proprietario di Haute Material e siamo andati nei boschi della Valtellina a 2.000 m in cerca di alberi bruciati. Un’esperienza che poi ho ripetuto esplorando altri boschi lungo gran parte dell’arco prealpino lombardo, cercando e scegliendo quei resti che destavano il mio interesse, in cui vedevo qualcosa. I pezzi, alcuni poi ribruciati, hanno assunto nuova vita e significato attraverso la fusione in bronzo, che mi ha permesso di ricreare quel processo termico di calore e raffreddamento che dona anima alla scultura.
Maria Cristina Didero: Se il design riflette il proprio tempo, come interpreti questo concetto con i tuoi lavori? Mi riferisco qui al tuo progetto sui big data.
Roberto Sironi: Nei miei progetti mi confronto sempre con il tempo: c’è stata una fase in cui ho cercato di recuperare elementi dal passato, ora mi piacerebbe fare una riflessione sul cambiamento attuale legato alle nuove tecnologie di comunicazione. Sto iniziando a lavorare ad un progetto che è una riflessione sul tema dei big data ossia come l’Internet of things stia influenzando le nostre vite. C’è molto materiale su cui ragionare e vorrei creare un corto circuito tra alcuni concetti dell’era tecnologica come la memoria dei dati o le stringhe di programmazione, e l’uso di materiali antichi e primordiali come la pietra.
Maria Cristina Didero: Hai qualche particolare ossessione?
Roberto Sironi: Credo che la più problematica sia il mio rapporto con il trascorrere del tempo. Non ho mai avuto un orologio, né da polso né da parete, però, un giorno, mi piacerebbe progettarne uno – trovo molto interessanti quelli di Maarten Baas.
Maria Cristina Didero: La storia del design, le pagine già scritte, la consideri un punto di partenza, una fonte di ispirazione oppure tu guardi solo avanti?
Roberto Sironi: Considero importante conoscere tutto quello che è stato fatto, però cerco di tenere un atteggiamento distaccato rispetto ai personaggi e alle produzioni del passato. Ora mi interessa di più relazionarmi con i cambiamenti attuali in corso nella nostra società, e di conseguenza vorrei che i miei oggetti riflettessero il qui e ora.
Maria Cristina Didero: Ti sta a cuore qualche personaggio?
Roberto Sironi: Ho sempre guardato con interesse ai movimenti dell’arte concettuale in particolare quelli legati all’Arte Povera e alla Mono Ha. M’ispirano Vinicio Capossela e Björk, ho un debole per i poeti francesi dell’Ottocento.
Maria Cristina Didero: La multidisciplinarietà funziona secondo te?
Roberto Sironi: La multidisciplinarietà è tutto. Crea la biodiversità. È la differenza che intercorre tra rimanere nello stesso luogo e viaggiare.
Maria Cristina Didero: Come ti immagini tra 50 anni?
Roberto Sironi: Faccio molta fatica ad immaginarmi. Non riesco a guardare più in là di domani; la verità è che mi sento molto concentrato sul presente.
31 marzo 2017 – 14 aprile 2017
Roberto Sironi: Fuoco
Fonderia Artistica Battaglia
via Stilicone 10, Milano