Risultati
Nessun elemento trovato
Ricerca troppo corta
Lorenzo Damiani
Intervista al designer che rende il marmo elastico, crea oggetti da un mucchio di pietre e solleva una lastra di metallo al limite delle sue possibilità. Non per stupire, ma guidato da un profondo senso della sostenibilità e dell’economia della forma. #MDW2016
Lorenzo Damiani è uno dei designer che può essere considerato degno erede dei maestri del design italiano degli anni Sessanta. Infatti, è l’unico della sua generazione al quale sia stato dato “libero accesso” con una personale all’interno della Fondazione Achille Castiglioni nel 2012. Di quella storia ha senz’altro compreso la capacità di rendere il pesante leggero e di mettere in equilibrio armonico gli opposti.
È stato anche uno dei grandi insegnamenti di Munari, infatti, quello di contaminare le materie immaginandole con proprietà opposte a quelle consuete, in un ossimoro materico di memoria quasi surrealista. E quindi Lorenzo rende il marmo elastico, crea oggetti da un mucchio di pietre, solleva una lastra di metallo al limite delle sue possibilità, come un ponte sospeso nel vuoto. Ma alla base di tutto questo lavoro, che a volte ha anche dello spettacolare, non c’è il desiderio di stupire o di creare un effetto spiazzante. A guidarlo, c’è sempre una ricerca indirizzata a un profondo senso della sostenibilità e dell’economia della forma, dove minimizzare lo scarto o lavorare su di esso diviene il più fedele degli alleati per raggiungere il risultato progettuale.
È una ricerca intensa, che denota una profonda conoscenza dei metodi di produzione e da questi sviluppa la maniera più efficace per evitare passaggi inutili, sfridi inutilizzabili, perdite di energie. Forse proprio per questa complessità, quando Damiani individua un filone d’indagine lo segue fino in fondo e insiste su una stessa tipologia o uno stesso materiale. Così nelle sue ultime proposte per il Salone appaiono alcune invarianti: la tipologia della panca in metallo e l’oggetto in marmo.
Due sono, infatti, le panche presenti tra i suoi lavori più recenti. La prima si chiama Aerea, prodotta per Da a, e nasce dall’industria meccanica pesante, esattamente da un componente meccanico utilizzato per la realizzazione di una piattaforma aerea (di qui il nome). Essa nasce da una lastra di metallo tagliata al laser, che viene piegata creando un assale rigido di forma ottagonale. La struttura viene poi rafforzata da uno scheletro interno in modo da non aver bisogno di elementi medi per il sostegno, che ne spezzerebbero la continuità. Il risultato è quello di un vero ponte sospeso di grande pulizia formale, ma anche di straordinaria leggerezza, nonostante la concretezza della sua struttura o, forse, proprio grazie ad essa.
Anche Benna, realizzata dall’azienda Da a, è una panca che deriva da un elemento già esistente nell’industria meccanica. A generarla, infatti, è uno stampo normalmente utilizzato per la realizzazione di benne a uso agricolo. L’accortezza del progetto è stata quella di far sì che le due metà che la costituiscono non entrino in contatto nella parte superiore e vengano irrigidite da una stretta curvatura che ne segue tutta la lunghezza. Anche qui la base è quindi un foglio di lamiera tagliato a laser, minimizzando lo scarto e semplificando i passaggi produttivi al massimo. Ultimo dettaglio non trascurabile è la possibilità di collegare le singole panche, attraverso un semplice attacco, in modo da creare veri e propri sistemi. Forse anche per questa sua variabilità di configurazione, Benna è stata scelta come seduta simbolo della XXI Triennale con una limited edition caratterizzata dal tipico rosso e dal logo dell’istituzione.
L’altro tema portante della produzione recente di Damiani è il marmo. Tutto nasce da una semplice ma realistica considerazione: “Il marmo, come altri materiali naturali saccheggiati dall’uomo – spiega il designer – è destinato a esaurirsi in un futuro chissà quanto prossimo. Una nuova possibilità di utilizzo, ecologica e razionale, può prevedere la riduzione degli spessori, spesso inutilmente esagerati”. Così vedono la luce diversi progetti incentrati sul rispetto della materia prima. Il primo, prodotto da Luce di Carrara, è quello della collezione Monolithos, vasca e lavabo ottenuti da un unico volume monolitico di marmo. Il blocco viene tagliato con il filo diamantato e da questo deriva prima la parte necessaria per il basamento, che poi verrà lavorata e modellata con frese a cinque assi, e poi la cornice che costituisce le pareti della vasca. Da questo taglio si generano due altri blocchi dai quali vengono ricavati lavabi o tavolini, in modo che nessuna parte del volume iniziale sia resa inutilizzabile dalla lavorazione a taglio. Se in scultura, infatti, si lavora per “via di levare”, nel design industriale l’obiettivo è progettare con sapienza il taglio giusto per salvare la maggior quantità possibile di materiale.
Per il progetto Marmo Leggero con l’azienda Pusterla Marmo, invece, il tema è stato la riduzione degli spessori. Damiani spiega la collezione: “Tavoli, sgabelli e panchine che, per la loro ideazione e realizzazione, sfidano la normale concezione di un materiale tanto nobile quanto antico, mai utilizzato prima in questa inedita versione: forme che fino a ora, proprio per le loro superfici curve, potevano essere ricavate solo dalla fresatura del blocco, adesso vengono prodotte semplicemente piegando sottili lastre di marmo, originando progetti sorprendenti con un notevole risparmio di materiale”.
Accanto a questa troviamo Boboli, una collezione di vasi e oggetti che si basa sul riuso dello scarto. Sempre per Pusterla Marmi, Damiani progetta una serie di vasi e tavolini ottenuti dall’assemblaggio di sassi di marmo di Carrara che vengono prima incollati e poi modellati con frese a controllo numerico. Il risultato sembra quello di oggetti fatti per elementi separati tenuti insieme quasi per magia, dove il vuoto gioca un ruolo essenziale quanto il pieno della materia prima. Tra un sasso e l’altro non è presente resina ma solo un collante che crea invisibilmente l’effetto di sospensione della materia. Un modo per “impiegare le risorse residue conferendogli un’altra possibilità di utilizzo”, come afferma l’autore e di farlo con un risultato formale di grande impatto visivo.
A completamento di questo interesse per la pietra, Damiani è presente nella collettiva “Doppia firma”, che ha messo in dialogo artigiani e designer. Nel suo caso una collaborazione con un maestro nel trattamento della pietra ollare con il quale è stata realizzata una pentola multiuso che unisce uno tra i più antichi e sani mezzi di cottura con nuove possibilità funzionali nella conservazione e presentazione del cibo.