Domus: Quante persone lavorano abitualmente alla progettazione di un evento d’inaugurazione delle Olimpiadi e quante sono le competenze coinvolte?
Marco Balich: Si inizia con un gruppo di lavoro di dieci persone e si finisce in 950. Sono coinvolti registi, coreografi, set designer, props designer, direttori artistici, segment producer, direttori tecnici, operation, responsabili cast e tutti i fornitori audio, luci, scene. A questi si aggiungono poi migliaia di volontari – molte delle persone che si vedono in scena – senza i quali non sarebbe possibile realizzare spettacoli di questa portata.
Domus: Nel progetto di un evento complesso, come quelli ai quali lavora da molti anni, che aspetti non è possibile trascurare?
Marco Balich: Si lavora per due o tre anni e si devono abbracciare una serie di temi diversi, dalla danza ai fuochi artificiali, dall’ingegneria al sogno, dai costumi alla filosofia; è come produrre un grande blockbuster che va in tutto il mondo, solo che si rappresenta una sola volta e non si può sbagliare.
Domus: Quale è l’evento più piccolo che avete progettato? Le competenze sono le medesime coinvolte in eventi a una scala maggiore?
Marco Balich: Il compleanno dei miei figli, quattro e molto rumorosi! Piccolo o grande non vi è differenza, quello che conta sono la passione e le emozioni che vengono trasmesse in ogni parte dell’opera.
Domus: La temporalità è un vincolo o è un mero dato di progetto?
Marco Balich: Essere pronti per una data ora, di un dato giorno, è il nostro lavoro. Tutto è finalizzato a questo obiettivo, l’impegno progettuale e organizzativo e le competenze in campo.
Domus: Esiste una scuola nella quale imparare questa professione? Quali i paesi dove vi è una maggiore cultura?
Marco Balich: Bisogna essere molto curiosi e cittadini del mondo. Questa la caratteristica principale per chi volesse intraprendere questa strada.
Domus: Com’è stata l’esperienza con l’organizzazione di Expo2015? Quale programma avete condiviso?
Marco Balich: Io ho avuto il compito di dare il brief del Padiglione Italia la cui idea portante è il tema del vivaio, metafora che l’Italia ha scelto per rispondere alla grande sfida di Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energie per la vita”.
Domus: Ho letto che i disegni ispiratori dell’Albero della Vita sono quelli di Piazza del Campidoglio di Michelangelo e del mosaico di Otranto. Per il disegno degli scenari luminosi e dei giochi d’acqua si possono rintracciare dei riferimenti?
Marco Balich: L’Albero della Vita è una macchina scenica di cui lo studio GiòForma ha curato il design. L’ispirazione degli show e dei giochi d’acqua viene da Las Vegas.
Domus: Quale il programma culturale di Padiglione Italia e delle performance diurne e notturne alle quali è possibile assistere durante Expo2015?
Marco Balich: In qualità di direttore artistico invito tutti a visitare la mostra dedicata alla nostra identità all’interno di Palazzo Italia e poi gli spettacoli dell’Albero della Vita allo scoccare di ogni ora. Sono cinque le opere d’arte che sono state inserite nella mostra-percorso con il compito di simboleggiare la grande storia del genio artistico italiano: la Vucciria di Renato Guttuso, l’Ortolano di Arcimboldo, la Hora, statua in marmo del I secolo d.C. proveniente dagli Uffizi e, infine, il Sostegno di mensa con grifi (Trapezophoros) del IV sec. a.C., trafugata in uno scavo clandestino e recuperata dal nostro Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. A queste si aggiunge una scultura realizzata appositamente per Expo 2015 da Vanessa Beecroft, una delle più interessanti artiste italiane contemporanee.