L'incontro al quale ci si riferisce ha avuto luogo nel famoso quartier generale delle Nazioni Unite, progettato da Kenzo Tange nel 1992. L'edificio si trova alle spalle della trafficata Ayoama Street nel centro di Tokyo, e si affaccia su una piazza-paradigma dello spazio pubblico all'interno della città, utilizzato nei fine settimana come mercato dai contadini. Dalla metà di novembre, la piazza è anche diventata la sede temporanea di una serie di piccoli padiglioni disegnati dallo studio Kengo Kuma & Associates, con l'intrigante nome di Wisdom House ("Casa della speranza"). L'installazione introduce il tema della reinterpretazione delle costruzioni giapponesi in legno ed echeggia lo spirito democratico.
Quello delle sale da tè è un tema ricorrente nei progetti più recenti di Kuma. In generale, le sue origini possono essere ricondotte all'opera Hojoki ("Testimonianza della mia capanna") di Kamo no Chomei, che professava la rinuncia individuale del mondo e la reclusione in una piccola capanna, a seguito di alcuni disastri verificatisi in Giappone nel XIII secolo. Dai diversi studi di Kuma, tra quelle che l'architetto giapponese etichetta come "case da tè contemporanee", tuttavia, diventa chiaro che la sua interpretazione non riguarda l'isolamento individuale, ma la casa da tè diventa piuttosto un meccanismo sociale di collegamento, a seguito dei recenti disastri. La perizia di Tange e Kuma potrebbe risiedere nel corretto utilizzo dei materiali e nella loro introduzione nel corretto momento storico. In ultima analisi, Kuma sta riaffermando oggi un ciclo di sapere antico, interrotto negli ultimi cinquant'anni dalla fede indiscussa nelle innovazioni tecnologiche.
Rafael Balboa, Ilze Paklone: se si risale alle origini della casa da tè in Kamo no Chomei ("Ricordi della mia capanna") di Hojoki si ha l'idea di un ritiro contro le calamità che affliggevano il Giappone a quell'epoca. All'incirca nel tuo lavoro si può leggere che l'intenzione della casa da tè giapponese contemporanea non sia di isolare, ma di includere e collegare le persone. In occasione dei recenti disastri è diventato un meccanismo sociale. Qual è la tua idea di casa da tè contemporanea nella cultura di oggi, in particolare in questo progetto? E perché "Casa da tè della saggezza?" Ha a che fare con le tecnica del legno, con il rapporto tra corpo e legno?
Kengo Kuma: l'ubicazione della Wisdom Tea House ("Casa da tè della saggezza") è molto importante: sta proprio di fronte all'edificio di Kenzo Tange. Tange rappresenta l'epoca del secondo dopoguerra, è un maestro in fatto di forti, monumentali strutture di calcestruzzo. Lo si definisce il "campione della prima generazione" di architetti dopo la seconda guerra mondiale. Fumihiko Maki e Kisho Kurokawa sono la seconda generazione. Tadao Ando e Toyo Ito sono la terza. Io e Kazuyo Sejima siamo la quarta. La risposta di Tange alla città fu la creazione di un solido monumento di calcestruzzo. Dopo la Seconda guerra mondiale probabilmente ce n'era grande bisogno, ma ciò che fece distrusse completamente la tradizione giapponese. Io credo che il nostro ruolo sia trovare una soluzione urbana differente da quella di Tange. Il terremoto del marzo 2011 ci ha dato una lezione importante: ci ha insegnato che gli edifici di calcestruzzo non erano abbastanza solidi di fronte alla forza della natura.
Il limite di tre metri è adeguato alle misure del corpo umano. Limita le dimensioni: l'altezza e la luce del soffitto. È un regolatore modulare naturale. Il calcestruzzo ci fa dimenticare i limiti e fraintendere il senso della scala.
La Wisdom Tea House ("Casa da tè della saggezza") è una forma di evoluzione strutturale che nasce da due progetti: il Centro di ricerca del Prostho Museum di Kasugai e il Caffè Starbucks di Dazaifu-Tenmangu. La grande differenza rispetto a questi due edifici è il sistema dei giunti che usiamo in questo monumento. Per il progetto del Caffè Starbucks abbiamo usato un giunto molto particolare (barre di legno montate in diagonale, con le intersezioni lievemente sfalsate per evitare che quattro barre si intersechino nello stesso punto). Il giunto di Chidori (il giocattolo chidori, in cui tre barre si intersecano in un unico punto) è esteticamente pregevole, ma strutturalmente non è razionale. Il giunto della Casa da tè della saggezza è un giunto convenzionale costituito dal collegamento di due elementi. È strutturalmente più ragionevole. Prima della Seconda guerra mondiale ogni carpentiere giapponese usava questo tipo di giunto. Il giunto del chidori è delicato e molto complesso, è difficile da montare. Probabilmente solo un numero limitato di carpentieri è in grado di realizzare questo sistema. Il sistema della Casa da tè della saggezza è un sistema aperto. Perfino oggi qualunque carpentiere giapponese con un po' di preparazione può realizzare questo tipo di giunto e questo monumento. Voglio che il sistema sia di nuovo aperto a tutti. È importante far rinascere la saggezza di un tempo reinterpretandola.
Tange naturalmente comprendeva l'importanza della tradizione giapponese. In certi edifici, come la sede dell'amministrazione provinciale di Kagawa adottò una composizione di due tipi di elementi, uno verticale e uno orizzontale, basata sul sistema costruttivo tradizionale giapponese. Voleva imitarlo. Ma credo che il problema di quell'edificio sia il materiale di cui è fatto: il calcestruzzo. Le dimensioni (molto grandi) delle strutture di calcestruzzo non si adattano alle dimensioni del corpo umano. La sede dell'amministrazione provinciale di Kagawa non è molto confortevole per il corpo umano a causa di questa differenza di scala. Hiroshi Hara voleva tornare alla piccola scala. Mi insegnò l'importanza delle piccole dimensioni. Tuttavia non gli interessava l'uso del sistema tradizionale in legno. Qui sta una delle differenze tra Hara e me. Tange, Hara e io rappresentiamo una specie di percorso progressivo nel ritorno alla saggezza.
Credo che i limiti del materiale siano una delle qualità positive del legno. In questo progetto la lunghezza massima di un elemento è di tre metri. È un limite intrinseco al materiale, presente nella maggior parte delle case giapponesi ancor oggi. All'epoca del tempio di Horiu-ji, tra l'VIII e il IX secolo, era possibile procurarsi facilmente legno di maggiori dimensioni. Ma già nell'epoca Edo – nel XVII-XVIII secolo – il limite è di tre metri. Il limite di tre metri è adeguato alle misure del corpo umano. Limita le dimensioni: l'altezza e la luce del soffitto. È un regolatore modulare naturale. Il calcestruzzo ci fa dimenticare i limiti e fraintendere il senso della scala. Pensiamo di poter fare di tutto. Il calcestruzzo ci rende arroganti. Il legno, come progettisti, ci fa umili. C'è una grande differenza.
Per ritornare all'inizio della conversazione, al ruolo sociale del progetto… Kamo no Chomei, scrivendo, racconta una serie di disastri accaduti in Giappone. Fu un'epoca fitta di calamità nazionali. Oggi c'è un altro Giappone, ma ancora una volta è un paese colpito da calamità. Qual è secondo te il rapporto della tua architettura con la società?
Voglio dar vita a un nuovo sistema sociale attraverso l'uso dei materiali naturali. Nel XX secolo tutti i materiali venivano dalle fabbriche di Tokyo. Il calcestruzzo, in quanto materiale, veniva da Tokyo. La regione di Tohoku, a nord, è ricca di boschi, ma la gente se n'è dimenticata. I boschi sono abbandonati e nel XX secolo le loro condizioni sono peggiorate. Se aumentiamo il numero degli edifici di legno possiamo ricreare un sistema di circolazione sociale e perfino risanare la condizione dei boschi. Inoltre la piccola economia locale può essere riattivata dall'uso del legname del luogo. È un'altra delle lezioni di questo progetto.
La divisione di un edificio in elementi è molto importante. Nel XX secolo tendevamo a fare un edificio il più grande possibile. Nel XXI secolo dei piccoli elementi secondari lavorano insieme, creandoci una specie di rete adattabile e confortevole. È la soluzione ideale per l'edificio del XXI secolo.