Margherita Guccione: il titolo della sua conferenza al MAXXI è poetico e illuminante. Sentire parlare di gioia è veramente raro, proprio per questo le chiedo d iniziare parlandoci della gioia nel suo impegno di progettista.
Cini Boeri: parlare di gioia non è così facile in questi momenti, ma per fortuna io solitamente cerco la gioia con ottimismo e in tutti i casi vorrei distribuirla anche agli altri. La gioia è insita nell'atto del progettare, nel proporre il nuovo e nel crearlo con responsabilità e passione. L'impegno corrisponde a un'etica morale e intellettuale, che dovrebbe sempre accompagnare il nostro lavoro, in tutti i suoi aspetti.
Essere donna significa pensare al progetto con una sensibilità femminile nei suoi aspetti estetici, funzionali e qualitativi e anche a cosa produrrà nel vissuto e a come muterà nel tempo. Ricordiamoci che siamo "architetti", non stilisti, non decoratori, non arredatori. Dobbiamo ricordarci infatti che l'architettura che circonda e contiene la vita degli uomini , può aiutarli a vivere meglio. Quando progetto però, non ricordo mai di essere donna o uomo.
L'attenzione alla casa, la dimensione umana dell'abitazione è un tema ricorrente e centrale del suo lavoro, nel tempo sono cambiati i modi di vivere la casa, come vede l'abitare nel futuro?
Pensando ai mutamenti temporali che caratterizzeranno l'uso degli spazi cerco di progettare case il cui valore sia la flessibilità. Più pareti scorrevoli che porte, più trasparenze che muri e più allegria che solitudine. I miei progetti dimostrano un'attenzione a questi temi: dalla mia casa alla Maddalena, alla casa rotonda sempre in Sardegna, al progetto domestico per la Triennale, per citarne qualcuno. Nel futuro forse si lavorerà telematicamente e non si dovrà più uscire di casa e spostarsi in un luogo di lavoro. E quando progetto un'abitazione le mie speranze-utopie vanno oltre. In questo momento il mio sogno è progettare case prefabbricate per rendere pronti degli alloggi di qualità in modo facile, veloce e d economico.
No, sono tutt'uno. Penso alla mia esperienza nei progetti di case e, più in generale, agli spazi ed al loro uso, il rapporto tra gli abitanti e gli oggetti è costante e da qui il mio interesse per il design, per tutto quello che è usato in relazione a uno spazio. Il significato della parola "design" è però oggi mutato, e corrisponde spesso alla progettazione di opere d'arte. Nel nostro vocabolario, anni '50, "design" significava progettazione di elementi da produrre in serie, controllo sui materiali idonei e sul metodo della sua produzione. Il tutto allo scopo di rendere il loro costo accessibile a una ampia fascia di pubblico.
Essere donna significa pensare al progetto con una sensibilità femminile nei suoi aspetti estetici, funzionali e qualitativi e anche a cosa produrrà nel vissuto e a come muterà nel tempo.
Sto lavorando a un progetto utopico, senza committente, una riflessione disegnata sul tema della scuola. Ho scelto la scuola per insegnare autonomia come responsabilità, per trasmettere valori etici fin dall'infanzia. La mia è una scuola sui generis, "senza castigo e senza premio" Una scuola innovativa nelle forme, che dimostra come l'insegnamento e la cornice architettonica nella quale vive possa aiutarsi reciprocamente. La scuola "modello" è pensata con aule di forma circolare perché contro la gerarchia e l'autorità di chi insegna. Le aule sono arredate con elementi mobili che scorrono su binari in curva, per offrire ai bambini libertà e responsabilità della proprie scelte di ascolto. Ai giovani progettisti vorrei dare qualche suggerimento, dicendo innanzitutto che spesso ci si avvicina a questo campo pensando di inserirsi automaticamente nel mondo dell'arte. Nell'impegno progettuale può esserci l'arte, ma la componente principale è la logica. Si tratta di un lavoro razionale, che parte dalla conoscenza, da un sapere, da una curiosità culturale, dalla capacità di critica e autocritica.