Un gioco ad incastro che ricorda l’ingegneria di una matrioska, le riflessioni dei maestri del Moderno (da Jean Prouvé, a Le Corbusier, a Charlotte Perriand) sui dispositivi abitativi minimi e i preziosismi materici di sapore miesiano del Padiglione di Barcellona: questo è Golden Box, il progetto di rinnovamento di interni di una piccola abitazione ad Arzignano in provincia di Vicenza, realizzato dal giovane ma già pluri-premiato studio Amaa che, traendo spunto da un contesto sfidante, punta a spingere la ricerca dell’esperienza abitativa oltre i limiti delle convenzioni tradizionali.
L’intervento si situa in un piccolo appartamento dei primi del ‘900, dove i committenti hanno voluto realizzare un petit refuge per il week end. Restaurati i pavimenti a palladiana e le decorazioni a soffitto e liberato lo spazio angusto dalle partizioni esistenti, un unico volume di 5mx5m, calato come un “deus ex machina” irriverente nei confronti degli allineamenti murari (salvo che sul lato di Corso Mazzini) campeggia al centro dell’ambiente come uno scrigno prezioso che contiene tutte le funzioni necessarie alla vita domestica (cucina, zona letto, bagno e area per il relax), annullando l’usuale e soffocante separazione tra ambienti e corridoio. Un vetro curvo in prossimità dello spigolo del bagno, in direzione dell’unica finestra ad est, e un oblò che connette “zona notte” e “zona giorno” creano punti di permeabilità nello scrigno, innescando visuali inaspettate.
Se lo studio delle proporzioni affonda le radici nella ricerca di compattezza e razionalità dell’Existenzminimum, il lessico figurativo, la preziosità dei materiali e il processo esecutivo scrupolosamente artigianale (durato quasi tre anni, in un’intensa collaborazione tra progettisti e maestranze del territorio) rinnegano la riproducibilità seriale e i meccanicismi del Movimento Moderno e invocano invece l’unicità dell’atto creativo e la continuità tra ideazione ed esecuzione dell’Arts&Crafts (a partire da William Morris e Henry Van de Velde), rileggendo l’alloggio minimo in veste “borghese” ed esclusiva.
L’involucro dello scrigno, interamente rivestito in ottone acidato con cornici ed elementi appositamente realizzati che nascondono giunti e agganci, dialoga con una pluralità di materiali preziosi di colore verde (in omaggio alla cromia della copertura ramata della chiesa di S. Giovanni Battista di Michelucci a Arzignano): dai rivestimenti in marmo imperiale in bagno e in cucina, alla pittura materica, ai tessuti e velluti che conferiscono al minuscolo spazio un fascino morbido e seducente, appianando l’epica controversia architettonica tra forma e funzione.
- Project team:
- Marcello Galiotto, Alessandra Rampazzo (partner); Francesca Fasiol, Costanza Favero, Serena Bolzan (collaboratrici)
- Consulenza:
- Operae Interiors