Progetta alberghi, arredi, complementi ma anche oggetti artistici e realizza incredibili quadri, già oggetto di mostre personali in tutto il mondo. L’energia che lo muove, ti colpisce appena lo incontri: solare, provocatorio racconta i suoi progetti come fosse un fiume in piena. E ognuno di loro è perfettamente scolpito nella sua mente: il processo creativo che lo muove è la narrazione. “Perché il design non è solo funzionalità. Deve suscitare emozioni”, come spiega Jaime.
Riesci a passare da disegni ironici e di fantasia a progetti molto strutturati, come quelli per Fritz Hansen. Ci spieghi come fai?
Io sono un artista /designer: quello che creo come artista è estremamente libero. Disegno ogni giorno, è il mio modo di pensare e di liberare la mia fantasia. Ho migliaia di sketch book riempiti di miei disegni che poi possono trasformarsi in quadri oppure in oggetti. Diverso è l’approccio con aziende come Fritz Hansen, dove mi devo confrontare con il Dna del brand, rispettandolo. In questo caso vado a trovarli e cerco di capire come lavorano, quale sia la loro peculiarità. E poi coniugo la loro storia e le loro capacità con la mia idea di progetto. Solo da questo confronto può nascere un prodotto. Io non mi impongo ma cerco una sintonia con il brand per cui lavoro in modo da realizzare un progetto che non sia solo un mio personale esercizio di stile.
Quello che creo come artista è estremamente libero. Disegno ogni giorno, è il mio modo di pensare e di liberare la mia fantasia. Ho migliaia di sketch book riempiti di miei disegni che poi possono trasformarsi in quadri oppure in oggetti.
Raccontaci la tua nuova lounge chair JH97 per Fritz Hansen, azienda danese con un peso culturale e storico molto importante...
Fritz Hansen lavora il legno in modo artigianale, lo fa da sempre e i suoi prodotti sono iconici. Ma costano tantissimo. La mia mission è stata quella di realizzare una sedia che esprimesse gli stessi valori, ma che uscisse sul mercato con un costo più accessibile. Per far questo ho studiato per quasi due anni i processi di produzione e di lavorazione artigianale per cercare di mantenere la stessa preziosità nella linea e nella lavorazione, rendendola alla portata di tutti. Mi sono documentato, insieme a un artigiano, su quali fossero le caratteristiche del design danese e abbiamo cercato la massima espressività unendola alla possibilità di produrre alcune parti meccanicamente. E dopo 14 prototipi e 65 disegni di studio, siamo arrivati al prodotto: il risultato è un mix perfetto tra il design tradizionale danese e il mio stile, unito alla tradizione spagnola dell’assemblaggio a incastro.
Parliamo invece dell’arazzo in jacquard, che hai ideato per Bonotto all’interno di Ro Plastic – Master’s Pieces, la mostra del progetto Guiltlessplastic (il concorso internazionale pensato e sviluppato da Rossana Orlandi, ndr.).
In questo caso invece ho dato libero sfogo alla mia fantasia: il soggetto riprende i miei disegni e appartiene al mio mondo giocoso e ironico. I colori sono sgargianti e il filato, con cui è stato intessuto, è stato ottenuto riciclando oltre 300 chili di bottiglie di plastica. Il soggetto, al centro, è poi circondato dai miei segni grafici: come fossero delle pennellate su di una tela. Gli artigiani della Fabbrica Lenta di Bonotto sono riusciti a realizzare esattamente i contrasti cromatici che volevo: un arazzo di grande effetto, non trovi?
E mentre finiamo di parlare il vulcanico designer spagnolo è già pronto per correre a presentare altri prodotti: perché il Salone di quest’anno lo ha visto protagonista anche di altre aziende tra cui &Tradition, Paola C, Wittmann, BD Barcelona. E ogni suo progetto, oltre a essere funzionale, nasce per raccontare una storia ed entrare in empatia con chi lo utilizzerà. Suscitando, sempre, emozioni diverse.