“Quando nel 1972 abbiamo aperto il teatro, oltre a Franco, a Testori e Dante Isella c’era Ripa di Meana. Stava con Gae Aulenti che, interpellata su come trasformare quell’ex cinema nel luogo che avremmo abitato, ci ha fatto togliere tutti i velluti e ha scelto un colore per uniformare il tutto, una specie di marrone-bordeaux che è poi rimasto fino alla prima ristrutturazione dell’89. Ecco. Il primo gesto che è stato fatto dentro al nostro teatro è nato da lei. Lo dico per far capire che il mondo milanese nel quale sono cresciuta trovava le connessioni fra le arti assolutamente naturali. In molti facevano tante cose diverse, da Pier Luigi Cerri a Laura Alvini che teneva concerti e aiutava per gli spettacoli, e anche dopo, Tadini che era pittore e scrittore, scriveva articoli sul Corriere e per il teatro.”
Milano con il suo grande successo, dagli anni ’70 a oggi, ha un segreto: non era una scuola, non era un’accademia e nemmeno un’impresa. Era una condizione, prima di tutto, esistenziale.
E’ un fiume in piena, Andrée Ruth Shammah, una vibrazione emozionale che accende tutti gli angoli della sua bella casa, incastonata nel cuore storico di Brera, dove ogni angolo, ogni centimetro di carta da parati, ogni vaso, ogni libro, ogni foto, racconta un’esperienza fuori dall’ordinario. “Milano con il suo grande successo, dagli anni ’70 a oggi, ha un segreto: non era una scuola, non era un’accademia e nemmeno un’impresa. Era una condizione, prima di tutto, esistenziale. Ognuno andava per la sua strada, e ci si trovava, ci si intrecciava, si dialogava. Erano tutte soggettività diverse e straordinarie, colte, intelligenti, magnifiche”.
Questa è l’idea che sta dietro al Parenti District Art & Design che Andrée ha voluto fondare riunendo le creatività milanesi in un progetto dove a parlare sono gli oggetti perché il teatro è comunicazione, appunto. “Abbiamo pensato: prendiamo tutti quelli che hanno avuto una loro opinione sugli oggetti. Ieri, per esempio, abbiamo inventato una lotta fra sedie scritta da Pierluigi Cerri. Una, molto raffinata ma costosa per la lavorazione di ogni pezzo con mille passaggi, l’altra più economica. Così è nato il dialogo tra le due sedie, una che dice “io però non costo tanto”, l’altra che dice, “ma il costo significa valore”, e così via. E negli occhi di Cerri si vede che ritorna ragazzo”.
Nata a Milano nel 1948 da genitori ebrei che vivevano in Siria, dopo un’esperienza di assistente al Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strehler e Paolo Grassi, fonda nel 1972 il Salone Pier Lombardo, diventato poi Teatro Franco Parenti, in ricordo del grande attore scomparso. Chiamata giovanissima dalla Scala per la regia di Variété di Maurizio Kagel e più tardi de L’elisir d’amore di Donizetti, Andrée Shammah ha messo in scena centinaia di spettacoli, lavorando con interpreti che vanno da Adriana Asti a Giorgio Albertazzi, a Luca De Filippo, Anna Galiena, Carlo Cecchi, Filippo Timi, Gioele Dix e ha reso il teatro che dirige un luogo di cultura e di incontro di riferimento nazionale.
Dietro alla creatività deve esserci un divertimento, un’emozione, una presa di posizione che non ha a che fare con un tornaconto economico.
Se il suo pensiero è fortemente intriso dei valori della cultura ebraica, della quale è in Italia una delle voci più autorevoli, Andrée resta una donna che sa divertirsi e ridere, considerando il piacere e l’emozione il segreto di ogni atto creativo. “Dietro alla creatività deve esserci un divertimento, un’emozione, una presa di posizione che non ha a che fare con un tornaconto economico. Oltre 10 mila persone sono arrivate all’apertura del Parenti District che mi auguro diventi attrattivo anche per aziende di qualità che, decidendo di esporre da noi e di investire risorse, contribuiranno all’attività del teatro. Ma non è certo questa la nostra motivazione primaria”.
Saggezza e passione. Andrée ha potuto verificare sulla sua pelle che la creatività è rottura di regole e genera un valore esistenziale che prima non c’era, un’esperienza totalizzante che è teatro e allo stesso tempo è vita. Per spiegare meglio questo concetto, racconta un’altra delle sue storie. “Una volta, nei miei anni d’inizio, c’era un’attrice folle, che una sera andò davvero fuori di testa. Arrivò a casa sua, accompagnato da Paolo Grassi, uno dei più noti e stimati neurologi clinici, Renato Boeri, padre dell’attuale presidente della Triennale e marito di Cini Boeri, e mi disse che avrei dovuto dormire con questa attrice, nella camera della sorella, per tutelarla ed eventualmente assisterla. Non so come feci a resistere, ma la mattina andai a trovare Grassi infuriata e gli dissi: “Ma lei si rende conto di quello che mi ha fatto fare?” E lui, sereno, mi rispose: “Tu sei un’assistente teatrale, quindi devi assistere. Pensi che ci sia una grande differenza fra vita e teatro? E pensi di sapere dove finisce l’una e inizia l’altro?”.
Tu sei un’assistente teatrale, quindi devi assistere. Pensi che ci sia una grande differenza fra vita e teatro? E pensi di sapere dove finisce l’una e inizia l’altro?
E’ come se Andrée avesse preso alla lettera quella frase e, ad osservare tutta la sua vita, non si sa dove finisca e dove inizi il teatro. “Parlare di queste cose, per me che non amo guardare il passato, significa capire di aver avuto un passato incredibile. Se dicevo una cosa a Eduardo cambiava quello che stava facendo. Ma forse non è giusto che tutto quello che si è vissuto lo si tenga per sé… Esiste qualcosa che si chiama intuito e che mi guida in quasi tutto quello che faccio. Ti dò un esempio: Giuliana De Sio. Non aveva mai recitato, era la ragazza di Alessandro Haber e Parenti mi aveva chiesto di vederla perché cercavo la protagonista della Doppia incostanza di Marivaux. Io ero alla Pergola di Firenze e l’ho fatta venire lì per un’audizione. Lei è uscita dalla quinta e, senza accorgersi, si è fermata esattamente al centro del palcoscenico e mi ha guardata senza fare niente.
Ci vuole molto talento per finire al centro del palcoscenico senza guardare per terra, era destinata ad essere una protagonista e l’ho presa senza neanche farle fare una prova. Ci sono dei segni che l’intuizione coglie, questo è un esempio del mio metodo che non è razionale ma intuitivo. Ecco, il Parenti District sta seguendo delle logiche difficili da mettere in parole. E’ fatto di incontri, amici, stima, di tante cose a cui occorre solo dare visibilità. Mettendoci sopra una luce, un proiettore, uno sguardo”.
Lei è uscita dalla quinta e, senza accorgersi, si è fermata esattamente al centro del palcoscenico e mi ha guardata senza fare niente.
Una vitalità che connette ambiti apparentemente distinti e mescola vita e teatro, artigianato e arte, passato e futuro. “Un teatro che entra nel mondo del design doveva affidarsi a qualcuno che questo mondo lo conosceva e così ho chiesto a Jean Blanchaert di fare i primi gesti per fondare il Parenti District – continua Andrée - E così è nato, in modo apparentemente casuale ma legato insieme da un medesimo sentire, un programma vario, articolato, del quale darò qui alcuni esempi.
Jean Blanchaert ha chiamato Valerio Castelli, Mosca Partners, che ha raccolto diverse proposte provenienti dalla Svezia: una casa modulare sulla piattaforma della piscina, progetto della rivista Rum e, intorno all’acqua, gli arredi urbani ideati dagli studenti di due università e i prodotti iconici di dieci aziende svedesi. Dalla Svezia a Milano, ancora lavori di giovani talenti, quelli della Scuola del Design del Politecnico con la mostra Eros e quelli di persone che a Milano hanno reso il design una storia eccezionale come Cini Boeri, la sua sedia trasparente sarà presente in una delle nostre sale accarezzata da una danzatrice.
Ci sono azioni teatrali, pensate con Fabio Cherstich che ha curato gli allestimenti e, con la sua regia, anima la casa sulla piattaforma della piscina: otto performers in una riflessione ironica sulle possibilità dell’abitare uno spazio versatile. Gli oggetti parlano e a volte raccontano la loro storia, chi li ha fatti, che cosa significano, come sono fatti. Altre volte è solo un passaggio umoristico o canzoni composte per gli oggetti. Ci sono presentazioni di libri e incontri culturali per capire chi c’è dietro al design, fra questi un omaggio ad Ettore Sottsass con i suoi testi di grande umorismo e un reading di L’autrice de Las Meninas con una lezione di Vittorio Sgarbi. Mario Prandina, in arte Plinio il Giovane, oltre a raccontare le storie di chi ha realizzato mobili diventati famosi in tutto il mondo, è presente con gli arredi di zone relax.
Arte e design. Questa parola, arte, è importante perché in Palazzina sono esposte le opere di giovani artisti attivi in Italia invitati a ideare nuove opere site-specific. La mostra, intitolata Immersione libera è un progetto di Marina Nissim, a cura di Giovanni Paolin in collaborazione con Galleria Continua che è una realtà importante arrivata a esporre artisti provenienti dai cinque continenti e ad aprire oltre alla sede italiana, una sede in Cina, una in Francia e una a L’Avana. Ci sono, scelti da Jean Blanchaert, artisti-designers che lavorano il vetro con una grande cura dei particolari, fra tradizione e innovazione tecnologica: Simone Crestani immortala la fragilità e la potenza della natura, Silvia Finiels si ispira al circo per le sue lampade e Omri Revesz alle isole della laguna per i suoi tavoli, Raul Gilioli imprime i movimenti dell’acqua ai diversi strati di cristallo mentre Pietro Follini crea strutture con piante che filtrano l’aria inquinata degli interni e Maria Grazia Rosin presenta tre installazioni in cristallo. Mentre Joanna Louca crea paesaggi con il tessuto e Sedicente Morani un coccodrillo intrecciando rami.
Di teatrale c’è un’altra cosa che io tengo molto a dire perché noi in teatro creiamo oggetti. In una sala della Palazzina c’è, grazie a Intesa Sanpaolo, la “Stanza dell’attrezzista”, dove ogni giorno si tiene un laboratorio per imparare a creare oggetti, trompe l’oeil, cornici. Gli oggetti sono anche protagonisti di giochi di gruppo, come quello della sedia, al quale la sera dell’inaugurazione hanno voluto partecipare molti giovani. Tantissimi sono i ragazzi venuti per l’apertura del Parenti District e nonostante la quantità e la festosità non c’è stato alcun danno. E’ una cosa che noto sempre ai Bagni Misteriosi, la bellezza di questo posto educa al rispetto”.