Non è più tempo di flâneur. Fino a qualche anno fa, il visitatore del Salone del Mobile poteva passeggiare tra i padiglioni lasciandosi catturare dallo scintillio delle merci esposte. Oggi non è più così. Oggi molti padiglioni sono invalicabili o comunque difficili da penetrare. Ci sono QRCode e filtri. Bisogna preservare la privacy. Monitorare gli accessi. Fissare appuntamenti. Avere un planning prefissato. È il business che lo chiede. Impossibile vagabondare, perdersi, vagheggiare e imbattersi all’improvviso in imprevedibili coup de foudre. Impossibile anche stare da soli, intrattenere una relazione fisica con gli oggetti. La tecnologia e i bodyguard fanno da filtro. E allora si entra e si esce da un padiglione all’altro, si osserva, si satura lo sguardo e si cerca qualcosa. Non è detto che tutti cerchino al Salone le stesse cose, anzi. Io per esempio ho cercato soprattutto l’innovazione: nell’uso dei materiali, nelle rivisitazioni tipologiche, negli impasti di forma e di colore, ma anche la discrezione, la semplicità e la sobrietà. E tra le cose che ho potuto vedere (ma non ho visto tutto…), quelle che seguono mi sono sembrate fra le più interessanti.
Salone 2023: dieci oggetti scelti da una curatrice di design
Da Bottega Ghianda a Magis, da Formafantasma a Starck, Silvana Annicchiarico riassume in una selezione di dieci oggetti (e un allestimento) il meglio della fiera di quest’anno.
Courtesy Porro
Courtesy Porro
Courtesy Porro
Courtesy Magis
Courtesy Desalto
Courtesy Desalto
Courtesy Campeggi
Courtesy Campeggi
Courtesy Kartell
Courtesy Kartell
Courtesy Flos
Foto di Daniele Ratti
Courtesy Bottega Ghianda
Courtesy Bottega Ghianda
Courtesy Umut Yamac
Courtesy Umut Yamac
Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Alessandro Russotti
Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Alessandro Russotti
Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Alessandro Russotti
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- Silvana Annicchiarico
- 28 aprile 2023
1. Linea, Alessandro Mendini, Porro
2. Twain, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Magis
3. Heb, Francesco Rota, Desalto
4. Underdog, Lorenzo Damiani, Campeggi
5. MY A.I. Evolution, Philippe Starck, Kartell
6. Black Flag, Konstantin Grcic, Flos
7. Luigi (o mi amate voi), Gaetano Pesce, Bottega Ghianda
8. Array, Umut Yamac, Vibia
9. Mostra Costellazioni, Formafantasma, Euroluce
10. Ku Do Azò, Ahokpe+Chatelin, Salonesatellite
Rossi, blu e azzurri, illuminati dalle sfumature chiare del giallo e del bianco e resi profondi dal nero in chiaroscuro. I colori sono quelli primari usati da Mondrian, le forme sono dettate dall’intersezione di poche e precise linee. Il tutto realizzato magistralmente attraverso l’intarsio di superfici in acetato di cellulosa soprendentemente brillanti. Si tratta di 3 piccoli mobili, una madia a giorno, una chiusa da due ante e uno scrittoio con piano a ribalta, realizzati in serie limitata di 50 pezzi. Il disegno è del grande Maestro Alessandro Mendini, fatto riemergere dagli archivi dalle figlie Elisa e Fulvia che come vestali curano con amore tutto il lavoro del padre e hanno trovato in Porro un sensibile e attento alleato. È bello che Alessandro sia ancora con noi in modo inedito.
Nomade e stanziale, dura e morbida, assemblabile e facilmente disassemblabile. Twain, nata dalla collaborazione di due fuoriclasse come Grcic e Jongerius, si ispira alla classica sedia da safari, già esplorata nel corso della storia del design, ma qui fortemente reinterpretata da Grcic in chiave contemporanea e sostenibile. I giunti per gli incastri delle 4 gambe sono costituiti da elementi sferici e tutta la struttura ha la sua staticità grazie a una cinghia colorata in arancione o blu segnaletico. La parte tessile è costituita da tre strati: due tele di sostegno portanti per la seduta e lo schienale, un cuscino in appoggio per la seduta e infine una coperta a drappo, semplicemente appoggiata, con disegno di Jongerius. Confortevole, facile da smontare, rimontare e con un imballaggio minimo per trasportarla.
Francesco Rota, che ha preso la direzione artistica di Desalto, ha colorato tutto lo stand di blu, regalandoci alcune atmosfere dell’artista francese Yves Klein. Ma è anche un blu che nei riflessi allude al metallo, il materiale su cui si fonda la produzione di Desalto. Ma Francesco Rota ha disegnato anche un tavolo, HEB, dal carattere rigoroso e fortemente espressivo. Si tratta di una putrella in acciaio ad alta resistenza che regge un top in cristallo specchiato (o in MDF o in cemento spatolato a mano). Le gambe hanno una struttura d’acciaio e sono rivestite da cover in tubo di ottone a sezione esagonale.
A chi non è capitato di aver bisogno di un letto per ospiti e di non sapere poi più cosa farsene o dove alloggiarlo una volta che l’ospite non c’è più? Lorenzo Damiani offre una soluzione al problema con Underdog: un letto – ma anche, se vogliamo, una seduta non convenzionale – che quando non viene usato può essere riposto in posizione quasi verticale e collocato ovunque, in attesa del prossimo utilizzo. Ancora una volta Damiani è sorprendente e spiazzante, quasi duchampiano: l’aspetto meccanico del letto è lasciato in bella vista, senza compromessi, due ruote sovradimensionate consentono lo spostamento mentre per garantire la stabilità quando la rete non è in movimento c’è un cavalletto di bicicletta che al momento opportuno può essere riposto con un colpo del piede. Il nome – Underdog – emana poi un alone di mistero che è bello lasciare irrisolto e sospeso.
Philippe Starck prosegue la sua esplorazione di materiali nuovi e sostenibili, alla ricerca della pura forma essenziale del segno grafico. A.I. Console si propone come idea di eleganza dell’intelligenza artificiale alla ricerca del minimum, il punto zero dello stile. Disponibile in vari colori (bianco, grigio, verde, terracotta, nero), la console è un arredo unico, elegante e discreto, che lascia una traccia essenziale ma di carattere a ingressi e disimpegni grazie alla sua linea slanciata con una gamba centrale che nel motivo floreale lascia comunque affiorare una vaga reminiscenza liberty.
Il nome è ispirato allo spirito ribelle e pionieristico di una celebre band punk rock californiana degli anni 70 e 80. Composta da una banda verticale e da tre bande orizzontali, è una lampada da parete estensibile, pensata per ingombrare il minimo quando è chiusa e illuminare al massimo quando è aperta. La sua capacità di estendersi fino a 3,5 metri dalla parete porta la luce nel cuore di qualsiasi spazio, mentre quando è ripiegata ricorda una scultura vivamente potente. La sua spiccata funzionalità va a braccetto con i potenti effetti estetici e luministici che è in grado di produrre.
Una delle più belle riedizioni del Salone 2023: la storica libreria Luigi (o mi amate voi) che Gaetano Pesce aveva progettato e realizzato nel 1982 in collaborazione con Bernini viene ora rieditata da Romeo Sozzi per Bottega Ghianda ma con due innovazioni non da poco: da un lato alla struttura in legno di faggio vengono applicati dei ripiani colorati in resina, dall’altro lato nella struttura lignea viene alloggiata una luce a LED in modo da creare una sorta di parete luminosa o di quinta teatrale.
Nel tempio dell’ebanisteria e della tradizione lignea irrompe insomma un materiale inatteso come la resina, mentre Gaetano Pesce – coerente anche in questo caso con la sua filosofia della personalizzazione della serie – crea ancora una volta un oggetto polivalente di grande suggestione: la luce enfatizza la translucenza della resina, facendo emergere i ripiani come galassie galleggianti, o come un atlante misterioso di macchie di Rorschach colorate. Così ridisegnata, la libreria si colloca nello spazio domestico come un prezioso oggetto polisemico: al tempo stesso libreria e quinta scenografica, ma anche dispositivo luministico e cromatico che porta il design a dialogare da vicino con l’arte contemporanea.
Agire sulla luce per ridisegnare gli spazi: ha questo obiettivo la lampada Array progettata dal designer britannico Umut Yamac. Fra due anelli di alluminio sono tesi alcuni fili tecnici che creano sculture di luce dinamiche e leggere, in una varietà di silhouettes coniche e cilindriche a grande scala che possono essere combinate fra loro per formare un’installazione affascinante. Sospesa in alto, Array emette un piacevole downlight proiettato da una sorgente invisibile celata all’interno dell’anello inferiore. Allo stesso tempo, la luce indiretta prende forma verso l’alto in un gradiente di colore, avvolgendo piuttosto che invadendo lo spazio che occupa.
Costellazioni è una mostra pulviscolare, esplosa in 12 stazioni, curata in modo cristallino da Beppe Finessi sul modo di fare luce nella storia attraverso opere di designer, artisti, fotografi e architetti. La messa in scena è dei Formafantasma che hanno progettato un allestimento modulare, con un reticolo di legno chiaro, leggero, tamponato in alcuni riquadri da fogli di carta. Il reticolo ha uno sviluppo circolare o lineare e abbraccia o svela le opere. Sulle strutture in legno sono appesi i disegni tecnici che fanno da contraltare alle opere. È un allestimento completamente riciclabile, riutilizzabile e soprattutto semplice, con una chiarezza efficace.
Lei – Estelle Chatelin – viene dal Belgio, lui – Georges Ahokpe – dal Benin. Sono due designer tessili che hanno deciso di intrecciare le rispettive competenze, culture e tradizioni per innovare le pratiche di tessitura per uso domestico. Ogni loro oggetto propone una storia che mette in evidenza il meticciato fra le due culture. Fertile e suggestivo il metodo di progettazione che hanno messo a punto, il cut-shift-work, una metodologia sperimentale di co-creazione che permette loro di associare materiali, tradizioni e tecniche diverse. L’amaca Ku Do Azò è un esempio emblematico del loro lavoro: pensata per l’interno ma disponibile anche per l’esterno, è realizzata in un tessuto ricavato da bobine di scarto di aziende tessili in Belgio. Sono senz’altro tra i protagonisti del Salone Satellite 2023.