Il rapporto sempre più stretto fra design e tecnologia, che esplora combinazioni nuove dove la macchina s’inserisce in modo naturale nel processo creativo, è tutto nel movimento quasi ipnotico del braccio robotico di Nagami – studio spagnolo specializzato in oggetti stampati in 3D – protagonista dei video proiettati allo Spazio Thera, in piazza Castello, dove sono ospitati alcuni prototipi realizzati per il Salone.
Il robot cesella i particolari con una cura che ricorda il lavoro artigianale e scolpisce nello spazio oggetti come Robotica TM di Ross Lovegrove, sorta di tavolo-sgabello dalla forma organica, o le sedie Peeler di Daniel Widrig, Rise, dalle sembianze di un corallo, e Bow, che ha comportato una lavorazione particolare per stamparvi sopra una decorazione, progettate dallo Studio Hadid. Si tratta di oggetti che derivano da un intreccio davvero inedito fra processo creativo e tecnologia, come indica il titolo dell’esposizione “Brave new world”. Secondo quanto spiega Ross Lovegrove, protagonista di una delle conferenze organizzate nei giorni del Salone, “c’è bisogno della mente del designer e di quella dell’algoritmo, che comprende le complessità della matematica. Crei nell’aria, senza uno stampo. In questo modo vorrei dare vita a nuove specie, nuove forme che non sono mai esistite prima”.
L’idea di una combinazione armoniosa fra gli strumenti tecnologici e il nostro ambiente è alla base dei prodotti della linea Softwear, che segna il debutto di Google al Salone. Ospitati nello spazio Rossana Orlandi di via Matteo Bandello, gli oggetti progettati da Ivy Ross, capo del design hardware di Google, sono smartphone, visori per la realtà virtuale, altoparlanti, sistemi di controllo per dotati d’involucri di tessuto, colorati, dalle forme morbide. Il progetto nasce dalla collaborazione con Lidewij Edelkoort, esperta di trend futuri, che 20 anni fa, aveva previsto uno scenario in cui la tecnologia si sarebbe inserita naturalmente nella vita quotidiana. Uno scenario che oggi si è realizzato andando forse anche oltre le attese, con strumenti sempre più pervasivi che ci accompagnano in ogni momento della giornata. A questi Google vuole conferire sembianze calde e rassicuranti, rappresentate anche dai lavori di Kiki Van Eijk, esposti allo Spazio Orlandi, arazzi dalle tinte tenui che raffigurano una tecnologia pienamente integrata nell’ambiente.
Anche “Hidden Senses” di Sony, allo Spazio Zegna di via Savona, affronta il tema del rapporto fra uomo e tecnologia. Lo fa con una ricca selezione d’installazioni interattive che hanno lo scopo di spiazzare il visitatore, di farlo riflettere sul comportamento a volte imprevedibile degli strumenti che lo circondano. Così la libreria sembra cambiare materiale con la semplice presenza di un oggetto sui propri scaffali, e si trasforma in televisore quando vi si sovrappone una cornice, per lasciarsi scoprire poi dal visitatore come un unico grande schermo. Mentre la luce Dancing Light si muove in risposta agli spostamenti di chi vi sta sotto e Mood River è un paravento “sonoro” che si zittisce al semplice ruotare degli elementi che lo compongono. Organizzata in cinque ambienti, nell’ultimo, “Night and Day”, la mostra ospita anche alcune reinterpretazioni poetiche di oggetti quotidiani: all’ombra di una pianta su un piccolo schermo appaiono, scritte a mano, le previsioni della giornata e nello specchio vicino le immagini dei membri della famiglia. Realizzata con la collaborazione, fra gli altri, di Setsu e Shinobu Ito e Tangram, “Hidden Senses” è un percorso quasi Zen, che richiede un supplemento di calma e attenzione per essere apprezzato.
Il rapporto fra tecnologia e natura è alla base dell’installazione “Air Inventions” di Panasonic, allestita nel cortile della Pinacoteca di Brera. La sfida di dare forma a qualcosa d’impalpabile, raccolta dal designer Shuichi Furumi, introduce gli spettatori in un’esperienza multisensoriale attraverso una fitta nebbia, sulla quale vengono proiettate luci e forme, con l’intento di riprodurre il rapporto con fenomeni naturali. L’installazione, che dall’esterno si presenta come una grande pallone, si avvale di alcune tecnologie proprietarie di Panasonic, per nebulizzare l’aria, purificarla e per proiettare nello spazio.
A un unico elemento, la luce, è dedicato lo spettacolare allestimento di Lexus nello spazio delle Cavallerizze al Museo della Scienza e della Tecnica. “Limitless Co-existence” è il titolo dell’opera di Sota Ichikawa che introduce lentamente i visitatori a un’esperienza immersiva di grande impatto. L’idea alla base è quello del prefisso “Co”, che indica la partecipazione, l’unione di più energie e possibilità. Scorrendo su un binario sospeso al soffitto, una luce laser arriva a illuminare contemporaneamente 12mila fili di lunghezze variabili, come un cielo stellato che si accende in sincronia con il suono. Nella sua semplicità di concezione, il lavoro di Sato, che ha studiato in particolare la complessa progettazione della luce, riesce a comunicare l’esperienza di una coralità in cui ogni elemento è fondamentale. Come spiega Ichikawa, ognuno di quei fili irradia luce in modo unico e rappresenta il contributo che ognuno di noi può dare al mondo.