Protagoniste di un importante intervento di recupero architettonico terminato nel 2016, le Cavallerizze (che affacciano su via Olona e sul cortile che ospita il sottomarino Toti) erano state edificate nell’Ottocento per alloggiare le stalle e il maneggio della guarnigione austriaca di stanza a Milano e oggi ospitano un’area polifunzionale di 1.800 metri quadrati perfettamente in grado di adeguarsi – se necessario –alle normative in tema di lotta al Covid-19.
Sede della più grande collezione permanente al mondo dedicata a Leonardo da Vinci, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia è però molto più di questo.
È un polo culturale capace di rappresentare e trasmettere al mondo quel particolare legame tra cultura umanistica e pensiero tecnico-scientifico che da sempre caratterizza la città di Milano e che negli anni Cinquanta aveva dato il La all’umanesimo industriale dei Pirelli e dei Falck, dei Recordati, dei Motta e degli Alemagna, solo per citarne alcuni.
Un paradigma nel quale l’uomo era misura delle cose e la metropoli il luogo del progresso non perché sede della produzione ma, per dirla con Adriano Olivetti, in quanto luogo d’incontro e scambio delle cellule di comunità che si fanno società.
Non è un caso che nel 1953 proprio un gruppo di industriali lombardi sostenuti dalle istituzioni abbia fondato il museo.
Come non è un caso che quest’anno parta proprio da questo luogo l’indagine urbana di domusforum.
- Immagine in apertura:
- Il sottomarino Toti nel cortile delle Cavallerizze ©Henrik Blomqvist