Dal drastico cambio di paradigma in corso nell'ultimo biennio emerge con forza il tema del rapporto tra le società umane e quella che la lingua odierna definisce ‘Biosfera’.
Siamo oggi costretti a rivolgerci alla tecnologia non più per assoggettare la natura alla nostra volontà, bensì per salvaguardarla e farne un alleato del progresso. A partire da quel formidabile laboratorio dell’uomo che da 10mila anni è la città, tradizionale catalizzatore di visioni ed energie ma oggi responsabile di oltre il 70% delle emissioni e teatro di diseguaglianze sempre più inaccettabili.
In quello che è a tutti gli effetti un paradosso della Postmodernità, torniamo dunque a confrontarci con i quattro elementi delle cosmogonie presocratiche: Fuoco, Terra, Aria e Acqua, non più intesi come mera materia o semplice risorsa, ma come principio generativo della realtà.
Qualunque avvenire sostenibile, inclusivo e pacifico non può prescindere da soluzioni tecnologiche – oltre che politiche e culturali – che promuovano la qualità dell’aria, il consumo consapevole dell’acqua, lo sfruttamento equo della terra, il rinnovamento delle fonti combustibili.
Il Fuoco, oggi come agli albori del pensiero, rappresenta l’energia. Quella che muove i veicoli e i macchinari delle industrie, che scalda le case, alimenta le smart city e accende inevitabilmente la competizione sullo scacchiere globale. E che deve necessariamente cambiare per abbracciare sempre più il paradigma della sostenibilità ambientale, sociale e geopolitica.
La Terra è il teatro principale delle attività umane, nonché fonte di risorse alimentari e materiali. Il suo consumo sfrenato origina però insidie geologiche e squilibri dell’ecosistema che rischiano di rendere inospitali ampie fette del pianeta. Può la comunità umana espandersi in maniera responsabile?
L’Aria ci pone di fronte alla sfida dell’inquinamento e di tutto ciò che da esso deriva in termini di salute per l’uomo e il pianeta. Ma è anche il mezzo attraverso cui sempre più spesso viaggiano le idee e le informazioni in quell’intricata architettura che è la società globale. Eterea per definizione ma assai concreta per impiego, ci chiama quindi a nuove responsabilità.
L’Acqua, fonte di vita per eccellenza, è custode vulnerabile della biodiversità ma anche minaccia crescente per le popolazioni costiere. E se da un lato è il tessuto connettivo del mercato, e quindi dei costumi, dall’altro è sempre più spesso il simbolo della disparità tra il mondo dell’abbondanza e quello della scarsità. Contraddizioni urgenti e trasversali cui rispondere con nuovi modelli di sviluppo che sappiamo rispondere ai cambiamenti climatici, promuovere comportamenti individuali responsabili e pratiche industriali sostenibili.
Così, dall’abitare e dal consumare beni ed energia fino al muoversi e al produrre, tutti gli attori e i decisori della vita associata sono chiamati a un vero redesign della realtà, una nuova architettura dell’agire umano che si basi su un rapporto rinnovato con i quattro elementi matrice.
Senza dimenticare il fattore umano, ovvero il “quinto elemento” che interseca e modifica in profondità gli altri quattro, plasmando non solo il mondo e i comportamenti ma il futuro stesso della specie.
La quinta edizione di domusforum – the future of cities indaga dunque le risposte che le nostre società propongono alla sfida epocale che affrontiamo. Coinvolgendo le aziende, le istituzioni, la società civile, l’accademia e la comunità del progetto per intessere un dialogo tra le diverse sensibilità ed esercitare il pensiero critico contro ogni radicalismo.
- Immagine in apertura:
- Jeremy Perkins