Tour Eiffel

Prodigio, icona, shock, enigma: storia e attualità del monumento più visitato al mondo, osservato attraverso quattro parole-chiave.

Tour Eiffel. Foto © John Towner

Prodigio
L’introduzione del ferro e dei suoi derivati nell’industria delle costruzioni, nel XVIII e poi più diffusamente nel XIX secolo, fu all’origine di una generazione di prodigi ingegneristico-architettonici, futuristiche impalcature assemblate a secco che combinavano l’utilizzo di tecniche innovative con la proposta di estetiche inedite. L’Ottocento fu il secolo dei grandi ponti, delle serre spettacolari, delle sconfinate gallerie delle macchine e delle monumentali pensiline ferroviarie. Il progressivo perfezionamento dei calcoli strutturali permetteva di coprire luci sempre maggiori e di raggiungere altezze sempre più vertiginose. Nel 1889, l’ingegner Gustave Eiffel salì i 1.710 gradini che conducevano alla sommità della torre che porta il suo nome, da poco conclusa nel centro di Parigi, sulle rive della Senna. Eiffel portava con sé la bandiera francese e intonava La Marseillaise a pieni polmoni. Patriota quanto atletico, era consapevole di aver progettato per la sua nazione il più impressionante dei prodigi dell’architettura del ferro, un aggraziato pilone di 324 metri di altezza, destinato a rimanere ineguagliato per dimensioni e fama. All’epoca, infatti, l’acciaio stava già entrando a far parte di un’altra storia. Chicago e New York si densificavano di edifici alti per uffici, episodi del tessuto ordinario della città americana ormai compiutamente capitalista, e antenati dei grattacieli del Novecento.

Icona
La Tour Eiffel, è risaputo, fu costruita per un’Esposizione Universale. Nel tempo, si trasformò da icona temporanea del grande evento a simbolo permanente di Parigi e della Francia. In questo, la sua vicenda è simile a quella di altre architetture eccezionali nate per le esposizioni, a partire dal Crystal Palace di Londra, completato da Joseph Paxton nel 1851, che però ebbe un destino più sfortunato. Traslocato e ampliato subito dopo la manifestazione, bruciò definitivamente nel novembre del 1936. Nel 1976, il fuoco sciolse anche la calotta di plastica – oggi ricostruita – della Biosfera, la stupefacente struttura geodetica progettata da Buckminster Fuller per la partecipazione statunitense a Montreal ’67. Si tratta probabilmente del più eroico padiglione nazionale di tutti i tempi. È sopravvissuto fino ad oggi senza grandi intoppi, invece, l’Atomium di Bruxelles, edificio-faro dell’Esposizione Universale del 1958. Di taglia tutto sommato contenuta, l’atomo scintillante della capitale dell’Europa appare oggi come un curioso oggetto vintage, defilato rispetto ai luoghi più vitali della città e declinante anche come attrazione turistica. Bruxelles ’58, Montreal ’67, Osaka ’70, con il Big Roof metabolista di Kenzo Tange: sono i canti del cigno di un’istituzione che, da allora, si è sempre più ridimensionata tanto nelle sue valenze culturali quanto nelle sue espressioni costruite. L’Albero della Vita di Expo Milano 2015 è, tristemente, la Tour Eiffel contemporanea: icona in miniatura che all’ardimento tecnologico ha preferito il kitsch commerciale.

Shock
Prima di diventare un’icona, la Tour Eiffel fu uno shock, e anche questo non è un mistero. All’epoca, Parigi aveva acquisito la fisionomia riconoscibile della ville ordonnancée hausmanniana, dove solo a poche emergenze monumentali era concesso di superare il plafond di altezza massima imposto a tutte le altre costruzioni. Nella capitale industriale e borghese, che aveva da poco trovato la sua immagine coordinata nelle uniformi facciate urbane di pietra bianca dei boulevard, Eiffel innalzò un sottilissimo spillo composto da 18 mila pezzi di acciaio. Già al tempo del cantiere un feroce dibattito si scatenò nei circoli intellettuali e sulla stampa tutta, facendo della torre uno dei primi edifici moderni su cui si costituì un’opinione pubblica allargata e schierata in diverse correnti. Ma era solo l’inizio: per tutto il Novecento, i parigini sarebbero stati sottoposti ad altri e forse più grandi traumi. Solo immaginati, come quello del Plan Voisin con cui nel 1925 Le Corbusier proponeva provocatoriamente di radere al suolo tutto il 4e arrondissement; coloratissimi, come quello del Centre Pompidou di Renzo Piano e di Richard Rogers, di cui il timoroso neo-presidente Valéry Giscard d’Estaing aveva cercato d’interrompere i cantieri in extremis, appena insediatosi nel 1974; di nuovo sul tema delle grandi altezze, quando la Tour Montparnasse sorse a fianco della stazione omonima, nel 1973, infestando da allora proprio la più bella delle viste che si godono sulla Tour Eiffel, dalla terrazza del Trocadéro; traumi “geometrici”, se può essere definita tale la comparsa nel cortile del Louvre della cristallina piramide di I.M. Pei, e delle mini-piramidi che le fanno da corredo, nel 1989.

Paolo Melis, Il belvedere di Eiffel, in Domus 620, settembre 1981
Paolo Melis, Il belvedere di Eiffel, in Domus 620, settembre 1981

Enigma
La Tour Eiffel è il monumento più visitato al mondo: i dati del 2019 parlano di circa 6 milioni di turisti all’anno, ossia poco meno di una persona ogni mille abitanti del pianeta. È un monumento fotografato da tutti, quasi sempre con la stessa inquadratura assiale, e su cui si è scritto moltissimo: per elencarne i tantissimi record, per celebrarne qualche anniversario importante, per scovarne le repliche distribuite qua e là. Recentemente, anche per descrivere il progetto per il ridisegno e la pedonalizzazione del suo intorno, che sarà completato da Gustafson Porter + Bowman in tempo per le Olimpiadi del 2024. All’inizio del 2021, poi, ha fatto notizia la richiesta dell’Algeria di restituirla, letteralmente, al paese africano da cui, secondo alcune fonti, proviene il ferro di cui è costituita. Anche la Tour Eiffel, però, ha un segreto, o quasi: Eiffel si fece realizzare un piccolo appartamento proprio sulla sommità, con la scusa di utilizzare i locali per effettuare studi sulla resistenza dell’aria. Paolo Melis, che ne parlò su Domus nel 1981, non aveva dubbi: “Il vero motivo ispiratore di tanto ardito programma fu l’inconscio desiderio di poter vedere il contorno abitato della propria illustre esistenza di inventore finalmente sottratto al terrificante e muto deserto di pietre del labirinto della storia e di poterlo ammirare, in splendido isolamento, soltanto contro l’avventurosa vastità del cosmo”.

Progetto:
Tour Eiffel
Programma:
belvedere
Luogo:
Parigi, Francia
Progettista:
Gustave Eiffel
Completamento:
1889

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