Tutti gli oggetti in estinzione dalle nostre case

Superati dall’innovazione tecnologica, o semplicemente dall’evolvere dei nostri modi di abitare, certi oggetti potrebbero ancora però trovarsi nelle nostre case, e vivere una vita ritirata.

Telefono fisso

Principale scomparso dell'ambiente domestico negli ultimi vent’anni, il telefono fisso ne è stato abitante incontrastato, come mezzo di comunicazione di massa per eccellenza per un intero secolo. Dal secondo Dopoguerra è stato diffuso nella quasi totalità delle case e ha stimolato riflessioni sull'innovazione nel design delle sue componenti come per gli iconici Ericofon di Ericsson e Grillo, del 1965, di Richard Sapper e Marco Zanuso per Siemens. (telefono fisso Ericofon di Hugo Blomberg, Ralph Lysell, Hans Gösta Thames per Ericsson, progetto dal 1949, prodotto dal 1954)

Radiosveglia

Misura del tempo, informazione e intrattenimento, integrati. Un programma oggi decostruito da smartphone e tablet, che ha però incarnato un'epoca molto lunga nel concepire la quotidianità, interpretato da maestri della rivoluzione del quotidiano come Dieter Rams nei suoi anni alla Braun. (radiosveglia ABR21 di Dieter Rams e Dietrich Lubs per Braun, 1978)

Calendario perpetuo

La stessa smaterializzazione che tocca il nostro comunicare, investe la nostra raffigurazione del tempo, la sua organizzazione. Agende cartacee, calendari solari e perpetui ci aiutano ormai solo là dove le batterie si scaricano, o piuttosto dove  il nostro feticismo del design chiede di essere ascoltato e appagato.

(Enzo Mari per Danese. Calendario perpetuo da parete Formosa, 1963; calendario perpetuo da tavolo Timor, 1966)

Set da scrittura

Smaterializzata la comunicazione scritta e il supporto cartaceo, anche i set da scrivania con porta matite, posamani, porta carta si sono fatti indietro o sono confluiti in altre parti dell'arredo. (Enzo Mari per Danese. Servizio da scrivania Ustica, tagliacarte Benebecula e posacenere Delos. In Domus 678, dicembre 1986)

Rubrica telefonica cartacea

Assieme al telefono fisso e ai primi cellulari dalla memoria minima, anche la rubrica dove gelosamente custodire i contatti ha abbandonato le aree centrali della casa, e l’interno di borse e cartelle. Le rubriche di alcune figure centrali della politica e della socialità hanno finito per corrispondere alla personalità di chi le possedeva, mentre sui mobili da telefono – altro scomparso illustre – di tutte le case, la rubrica spesso rilegata in pelle, spesso ricettacolo di scarabocchi da lunga chiamata, finiva per diventare il testimone a volte unico di interi anni di vicende familiari. (Foto Alexey Kopytko da Adobe Stock)

Accendisigari da tavolo

Gli Statuti dello spazio domestico sono cambiati, e con loro la priorità data agli oggetti. Non si è certo smesso di fumare, ma difficilmente si troverà al centro di una stanza un accendisigari da tavolo. Un tempo gioiello da soggiorno, tema compositivo attraverso art nouveau e art déco lucente di metalli preziosi madreperle e lacche, poi fedele alla successiva essenzializzazione degli interni borghesi; oggi più usualmente riposto in tasche e cassetti, portatile, normalmente smarrito, possibilmente scarico.

(accendisigari da tavolo T2 di Dieter Rams per Braun, 1968, in un’immagine pubblicitaria per Domus 486, maggio 1970)

Posacenere

La migrazione del momento del fumo dentro le nostre case ha anche portato il posacenere verso l'oblio; a volte la sua funzione è  persino assolta dagli oggetti più disparati, a differenza di tempi in cui era arredo, così come ancora oggi è nei luoghi pubblici. (posacenere Dondolino di Caimi Brevetti, 1958)

Mobile Bar

“Bevi qualcosa, Pedro?” è frase da telenovela, plausibilmente coetanea dell'ultima età dell'oro di questi oggetti dentro le case, espressione quintessenziale della filosofia dell'arredo integrato, della funzione a scomparsa, del compattare i più lussuosi bar privati dentro un mobile, della centralità del bere e fumare nell'ospitalità. Non si è certo smesso di bere, ma difficilmente le bottiglie usciranno dal tavolo con un semplice tocco di mano. (tavolo-bar Caori di Vico Magistretti per Gavina, 1962, in Domus 397, dicembre 1962)

Portariviste

Altro oggetto in parte penalizzato dalla comunicazione immateriale, il portariviste; luogo della temporaneità per eccellenza, dove puntualmente finiva tutta la carta soltanto di passaggio in una vita domestica, assieme alle riviste di status (costola e cover di Domus ben visibili) o i fogli di appunti. (portariviste di Giotto Stoppino per Kartell, 1972, in un’immagine pubblicitaria per Domus 508, marzo 1972)

Impianto stereo all-in-one o componibile 

I due grandi fenomeni che hanno coinvolto l’evoluzione degli oggetti domestici – integrazione e dematerializzazione – si sono anche declinati in termini di suono. Dal fonografo Edison passando per la radio e le musicassette, negli anni del dopoguerra le funzioni si sono combinate in impianti di riproduzione ad alta fedeltà concepiti spesso come componenti dell’arredo della casa: integrate, come nel radiofonografo Brionvega dei fratelli Castiglioni; o componibili, come nella modalità poi divenuta mainstream e rappresentata da progetti storici come i sistemi concepiti da Dieter Rams per Braun.  (Radiofonografo Brionvega rr226 fo-st di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1965. Foto Daderot da Wikimedia Commons)

TV come oggetto d’arredo 

Alla sua comparsa sul fare degli anni ‘30, un po’ come la radio di cui è erede potenziata, la televisione è un pezzo dell’arredo domestico tale e quale a poltrone, cassettiere e cristalliere, e ne assume il linguaggio. Rimane così per poco più di due decenni per poi passare nella sfera degli oggetti, mobili e portatili per definizione, che ci connettono al mondo, con l’avvento di progetti come il Doney di Zanuso e Sapper per Brionvega, attraversando anche declinazioni ibride come quelle di Rams per Braun, e fasi passeggere come il “tutto-integrato” anni ‘60-70. La televisione via antenna o cavo è sempre meno guardata, e oggi è probabile non accorgersi dentro le case di cornici con immagini più o meno discutibili che sono in realtà schermi in modalità bassa emissione, connessi ai diversi servizi online dei proprietari.
(TV Brionvega Algol di Marco Zanuso e Richard Sapper, 1964. Foto J R da Flickr)

Cestino

Anche il rapporto tra la nostra casa e l'ambiente ha fatto le sue vittime, sostituendo gradualmente l'unico cestino dove buttare tutti i rifiuti con set differenziati spesso collocati all'esterno. (cestino gettacarte Chio di Enzo Mari per Danese, 1987, in Domus 695, giugno 1988)

Accendigas

La cucina è forse lo spazio che ha visto più nuove entrate e meno dismissioni, nonostante l'innovazione tecnologica continua. Sempre meno presente però, se non per emergenze, l'accendigas, a combustione — cugino esteso dell'accendino — o piezoelettrico, a scintilla. E dire che anche lui era divenuto per un certo tempo un tema stimolante per il design, come nei progetti di Firebird e Pyros di Alessi. (accendigas ad arco elettrico Firebird di Guido Venturini per Alessi, 1993, in Domus 787, novembre 1996)

Cassetta delle lettere

La transizione delle relazioni all’immateriale si è tradotta, tra le altre cose, in due entità intangibili come l’e-mail e l’e-commerce. Una ha un output sempre immateriale – guai a stamparla – l’altra materialissimo – il pacco recapitato dal corriere – ma entrambi inadatti all’oggetto che per decenni ha avuto posizioni strategiche e tassi di frequentazioni altissimi all’interno dell’ecosistema domestico, fosse esso individuale o collettivo: la buca delle lettere. Parte progettata con ricercatezza all’interno di capolavori dell’architettura moderna, l’area per le buche delle lettere rimane spesso ad arricchirle ancora oggi, testimoniandone una vita diversa. (Foto diesirae da Adobe Stock)

Di recente mi sono ritrovato a considerare il bel portariviste di plexiglas arancio, membro della mia famiglia dai primi anni Settanta — a essere precisi, ci sono inciampato. Dentro, le riviste più recenti datavano 2008.
Non è che io nel mentre avessi smesso di leggere giornali e riviste; era più che altro lui che, in qualche modo si era fatto indietro. Tutta la casa aveva continuato a fare cose, senza di lui.

Nelle nostre case vivono oggetti che più che dimenticati sono stati pensionati. Chiaramente dal nostro avanzare nella storia della tecnologia, con smartphone e tablet. Spesso però, più profondamente, dal cambiare del nostro modo di vederli dentro la casa, dal cambiare dello statuto di cittadinanza che abbiamo attribuito alla tecnologia dentro il nostro habitat. Un habitat che è fatto di divani, vite, presenze, assenze, convivenze, lavori che prima rendevano la casa un lontano parcheggio e adesso sempre più ne fanno un nostro indumento sovradimensionato

Il portariviste di Giotto Stoppino per Kartell del 1972. In apertura: il telefono fisso Grillo di Marco Zanuso e Richard Sapper del 1965.

Perché un conto è non ricorrere più automaticamente a telefoni fissi, calendari, agende, portapenne e posamani, ma altro discorso è riconsiderare quella smania che per un certo tempo abbiamo avuto, ad esempio, di fare della tecnologia un arredo, di compattarla e di integrarla senza posa, regalandoci indubbiamente la Minikitchen di Joe Colombo, ma più comunemente e proverbialmente tempestando le case di mobili bar.

Segue una piccola collezione di oggetti che le nostre vite hanno in qualche modo messo in un armadio, tra funzioni che restano quotidiane e nomi leggendari – come quelli di Enzo Mari, Vico Magistretti, Dieter Rams, Richard Sapper, Giotto Stoppino e Marco Zanuso – che nell’armadio non stanno affatto, anzi probabilmente lo hanno disegnato. 

Principale scomparso dell'ambiente domestico negli ultimi vent’anni, il telefono fisso ne è stato abitante incontrastato, come mezzo di comunicazione di massa per eccellenza per un intero secolo. Dal secondo Dopoguerra è stato diffuso nella quasi totalità delle case e ha stimolato riflessioni sull'innovazione nel design delle sue componenti come per gli iconici Ericofon di Ericsson e Grillo, del 1965, di Richard Sapper e Marco Zanuso per Siemens. (telefono fisso Ericofon di Hugo Blomberg, Ralph Lysell, Hans Gösta Thames per Ericsson, progetto dal 1949, prodotto dal 1954)

Telefono fisso

Misura del tempo, informazione e intrattenimento, integrati. Un programma oggi decostruito da smartphone e tablet, che ha però incarnato un'epoca molto lunga nel concepire la quotidianità, interpretato da maestri della rivoluzione del quotidiano come Dieter Rams nei suoi anni alla Braun. (radiosveglia ABR21 di Dieter Rams e Dietrich Lubs per Braun, 1978)

Radiosveglia

La stessa smaterializzazione che tocca il nostro comunicare, investe la nostra raffigurazione del tempo, la sua organizzazione. Agende cartacee, calendari solari e perpetui ci aiutano ormai solo là dove le batterie si scaricano, o piuttosto dove  il nostro feticismo del design chiede di essere ascoltato e appagato.

(Enzo Mari per Danese. Calendario perpetuo da parete Formosa, 1963; calendario perpetuo da tavolo Timor, 1966)

Calendario perpetuo

Smaterializzata la comunicazione scritta e il supporto cartaceo, anche i set da scrivania con porta matite, posamani, porta carta si sono fatti indietro o sono confluiti in altre parti dell'arredo. (Enzo Mari per Danese. Servizio da scrivania Ustica, tagliacarte Benebecula e posacenere Delos. In Domus 678, dicembre 1986)

Set da scrittura

Assieme al telefono fisso e ai primi cellulari dalla memoria minima, anche la rubrica dove gelosamente custodire i contatti ha abbandonato le aree centrali della casa, e l’interno di borse e cartelle. Le rubriche di alcune figure centrali della politica e della socialità hanno finito per corrispondere alla personalità di chi le possedeva, mentre sui mobili da telefono – altro scomparso illustre – di tutte le case, la rubrica spesso rilegata in pelle, spesso ricettacolo di scarabocchi da lunga chiamata, finiva per diventare il testimone a volte unico di interi anni di vicende familiari. (Foto Alexey Kopytko da Adobe Stock)

Rubrica telefonica cartacea

Gli Statuti dello spazio domestico sono cambiati, e con loro la priorità data agli oggetti. Non si è certo smesso di fumare, ma difficilmente si troverà al centro di una stanza un accendisigari da tavolo. Un tempo gioiello da soggiorno, tema compositivo attraverso art nouveau e art déco lucente di metalli preziosi madreperle e lacche, poi fedele alla successiva essenzializzazione degli interni borghesi; oggi più usualmente riposto in tasche e cassetti, portatile, normalmente smarrito, possibilmente scarico.

(accendisigari da tavolo T2 di Dieter Rams per Braun, 1968, in un’immagine pubblicitaria per Domus 486, maggio 1970)

Accendisigari da tavolo

La migrazione del momento del fumo dentro le nostre case ha anche portato il posacenere verso l'oblio; a volte la sua funzione è  persino assolta dagli oggetti più disparati, a differenza di tempi in cui era arredo, così come ancora oggi è nei luoghi pubblici. (posacenere Dondolino di Caimi Brevetti, 1958)

Posacenere

“Bevi qualcosa, Pedro?” è frase da telenovela, plausibilmente coetanea dell'ultima età dell'oro di questi oggetti dentro le case, espressione quintessenziale della filosofia dell'arredo integrato, della funzione a scomparsa, del compattare i più lussuosi bar privati dentro un mobile, della centralità del bere e fumare nell'ospitalità. Non si è certo smesso di bere, ma difficilmente le bottiglie usciranno dal tavolo con un semplice tocco di mano. (tavolo-bar Caori di Vico Magistretti per Gavina, 1962, in Domus 397, dicembre 1962)

Mobile Bar

Altro oggetto in parte penalizzato dalla comunicazione immateriale, il portariviste; luogo della temporaneità per eccellenza, dove puntualmente finiva tutta la carta soltanto di passaggio in una vita domestica, assieme alle riviste di status (costola e cover di Domus ben visibili) o i fogli di appunti. (portariviste di Giotto Stoppino per Kartell, 1972, in un’immagine pubblicitaria per Domus 508, marzo 1972)

Portariviste

I due grandi fenomeni che hanno coinvolto l’evoluzione degli oggetti domestici – integrazione e dematerializzazione – si sono anche declinati in termini di suono. Dal fonografo Edison passando per la radio e le musicassette, negli anni del dopoguerra le funzioni si sono combinate in impianti di riproduzione ad alta fedeltà concepiti spesso come componenti dell’arredo della casa: integrate, come nel radiofonografo Brionvega dei fratelli Castiglioni; o componibili, come nella modalità poi divenuta mainstream e rappresentata da progetti storici come i sistemi concepiti da Dieter Rams per Braun.  (Radiofonografo Brionvega rr226 fo-st di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1965. Foto Daderot da Wikimedia Commons)

Impianto stereo all-in-one o componibile 

Alla sua comparsa sul fare degli anni ‘30, un po’ come la radio di cui è erede potenziata, la televisione è un pezzo dell’arredo domestico tale e quale a poltrone, cassettiere e cristalliere, e ne assume il linguaggio. Rimane così per poco più di due decenni per poi passare nella sfera degli oggetti, mobili e portatili per definizione, che ci connettono al mondo, con l’avvento di progetti come il Doney di Zanuso e Sapper per Brionvega, attraversando anche declinazioni ibride come quelle di Rams per Braun, e fasi passeggere come il “tutto-integrato” anni ‘60-70. La televisione via antenna o cavo è sempre meno guardata, e oggi è probabile non accorgersi dentro le case di cornici con immagini più o meno discutibili che sono in realtà schermi in modalità bassa emissione, connessi ai diversi servizi online dei proprietari.
(TV Brionvega Algol di Marco Zanuso e Richard Sapper, 1964. Foto J R da Flickr)

TV come oggetto d’arredo 

Anche il rapporto tra la nostra casa e l'ambiente ha fatto le sue vittime, sostituendo gradualmente l'unico cestino dove buttare tutti i rifiuti con set differenziati spesso collocati all'esterno. (cestino gettacarte Chio di Enzo Mari per Danese, 1987, in Domus 695, giugno 1988)

Cestino

La cucina è forse lo spazio che ha visto più nuove entrate e meno dismissioni, nonostante l'innovazione tecnologica continua. Sempre meno presente però, se non per emergenze, l'accendigas, a combustione — cugino esteso dell'accendino — o piezoelettrico, a scintilla. E dire che anche lui era divenuto per un certo tempo un tema stimolante per il design, come nei progetti di Firebird e Pyros di Alessi. (accendigas ad arco elettrico Firebird di Guido Venturini per Alessi, 1993, in Domus 787, novembre 1996)

Accendigas

La transizione delle relazioni all’immateriale si è tradotta, tra le altre cose, in due entità intangibili come l’e-mail e l’e-commerce. Una ha un output sempre immateriale – guai a stamparla – l’altra materialissimo – il pacco recapitato dal corriere – ma entrambi inadatti all’oggetto che per decenni ha avuto posizioni strategiche e tassi di frequentazioni altissimi all’interno dell’ecosistema domestico, fosse esso individuale o collettivo: la buca delle lettere. Parte progettata con ricercatezza all’interno di capolavori dell’architettura moderna, l’area per le buche delle lettere rimane spesso ad arricchirle ancora oggi, testimoniandone una vita diversa. (Foto diesirae da Adobe Stock)

Cassetta delle lettere