Franco Grignani ha attraversato il Novecento, dal secondo Futurismo fino alla fine del secolo, lavorando solitario a un’opera totale e di successo che non ha però “preso parte”, anche se ha avuto molti e illustri compagni di viaggio. Perfetta è la definizione che Grignani dava di sé stesso come “autodidatta e dilettante”, nel senso di un’avanguardia alla scoperta di nuove modalità percettive e del simultaneo piacere di ricombinarne le rivelazioni.
Franco Grignani: una mostra che fa girar la testa
Il m.a.x. museo di Chiasso espone la macchina visiva, sperimentale ed emotiva di Franco Grignani. Con effetti imprevedibili.
View Article details
- Mauro Panzeri
- 11 marzo 2019
Collezione privata, © Matteo Zarbo
© Matteo Zarbo
© Matteo Zarbo
© Archivio Lorenzelli Arte, Milano
© Archivio Lorenzelli Arte, Milano
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio AIAP
© Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea. Franco Grignani © Eredi - Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo
MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea. Franco Grignani © Eredi - Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo
MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea, Franco Grignani © Eredi - Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo
MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea, Franco Grignani © Eredi - Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Archivio Manuela Grignani Sirtoli, © Matteo Zarbo
Collezione privata, © Matteo Zarbo
Archivio Domus
Archivio Domus
Grignani ha lasciato in dote un’esperienza unica della visione. Decidere di guardare il lavoro di Grignani significa perciò prepararsi a un viaggio attivo per l’occhio e per la mente, nel quale la probabilità di un’uscita senza traumi è pressoché impossibile. Grignani non fa sconti ma colpisce, non fa ingenui esperimenti e non lavora in vitro, chiama lo sguardo e così lo avvince. Certo, sottotraccia l’autore si è nutrito di geometria e matematica applicate ma lo sguardo intercettato dall’opera vive soprattutto di un’emozione, talvolta ‘insostenibile’. Franco Grignani è stato una macchina visiva sperimentale dalla produzione vastissima, in cui le direttrici classiche (comunicazione visiva, arte, fotografia) si sono mescolate in modo inestricabile. Cercare di ridurlo a disciplina (che non sia la sua, fortissima), non funzionerà. Quel che deve essere lo ha deciso lui, nelle varianti applicative del suo lavoro. Impossibile ancora oggi bloccarne la carica fantastica, cercando di separare i campi.
La fotografia, di grande maestria artigianale, e soprattutto la sua manipolazione in camera oscura (fotogramma, carta sensibile), è stata lo strumento fondamentale, eletto da Grignani a indagare l’invisibile: alterazioni, distorsioni, sfocature, vibrazioni, sono riscritture del reale per modificare la visione. Ritrovare queste elaborazioni poi altrove, nelle grafiche e nell’arte, è stato un passaggio di scala e di strumento, nient’altro. Quasi che l’adattamento (un grande quadro, una piccola copertina) non possa che produrre l’invarianza del soggetto rappresentato. Mario Piazza nel catalogo ne descrive il procedere quando parla di “assoluto”, di un’arte che non pone domande ma consegna risposte e che chiama a un’adesione esclusiva, per chi accetti di vedere. Lo sguardo dello spettatore coinvolto viene sollecitato da nastri e volute che lo assorbono, da piani oleosi che lo rendono confuso, da geometrie interrotte che non offrono appigli, da tridimensionalità esasperate concluse fuori campo. E non solo in bianco e nero, dualismo visivo per cui Grignani è famoso, ma anche a colori cangianti e psichedelici.
Oggi, quando disegnare con metodo e precisione è facilitato da software supplenti che in poche mosse simulano effetti che vagamente ricordano il lavoro di Grignani, questa mostra, oltre che un’esperienza può diventare una ricerca. Scoprire come l’autore ha inventato, fotografato, dipinto o stampato le sue opere, permette un salto nel tempo per accedere a un’epoca in cui la mente, l’occhio e la mano erano i soli possibili strumenti.
- Franco Grignani, Polisensorialità tra arte, grafica e fotografia
- Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
- m.a.x. museo Chiasso
- 17 febbraio – 15 settembre 2019
- via Dante Alighieri 6, Chiasso, Svizzera
- edizioni Skira Milano-Ginevra Italiano/inglese, pp.384