Hyères 33: un festival in transizione

Come ogni anno, il Festival di Hyères ha restituito e indagato la complessità dell’atto creativo nell’universo moda. Una complessità che, in questa edizione, non si è sottratta alla riflessione critica.

Villa Noailles, Festival de mode 2018

Si è conclusa a fine aprile la 33ma edizione del “Festival International de Mode, de Photographie et d’Accessoires de Mode à Hyères”. La creatura di Jean-Pierre Blanc, instancabile fondatore e direttore del festival, si affaccia alla maturità e intraprende una fase di transizione. Come ogni anno, giovani talenti del mondo della moda hanno pacificamente occupato villa Noailles, meravigliosa dimora cubista progettata sui colli della città negli anni Venti da Robert Mallet-Stevens per i visconti de Noailles, simile nei candidi volumi alle scenografie disegnate dall'architetto per il film L’Inhumaine di Marcel L’Herbier.

La potenza del sistema moda francese al suo apice economico si sente senza indugi. Chanel, principale sponsor – i vincitori realizzano la loro prima collezione con il supporto degli Ateliers Métiers d'art della maison –, compare nel corposo elenco dei partner del festival appena sopra LVMH e Kering. Il messaggio è chiaro: serriamo i ranghi e muoviamoci compatti, qui bisogna mostrare quanto siamo i migliori. Aleggiava al di sopra dell’atmosfera di festa, della sincera partecipazione delle giuria capitanata da Haider Ackermann, dell’indiscussa bravura degli stilisti selezionati, la consapevolezza che una volta abbandonati il sole della Costa Azzurra e l’abbraccio di Blanc i giovani talenti entreranno a far parte di un meccanismo competitivo e duro, estremamente veloce nei tempi e nei modi della produzione.

Tra i vincitori delle edizioni passate pochi hanno avuto il privilegio di non scomparire nel nulla, ma questo rischio appartiene alla dinamica del concorso, in tutte le discipline. Vincere il Grand Prix della giuria è solo l’inizio, non tutti evidentemente possono essere Viktor & Rolf o Anthony Vaccarello, ex vincitori del festival diventati poi protagonisti della moda globale.

La totale assenza nella competizione di alcuni Paesi, come Italia o Regno Unito, non suggerisce tanto la mancanza di talenti o di scuole di moda valide nelle nazioni in questione quanto il fatto che la partecipazione al festival sia più sostenuta in altre realtà come la Royal Academy of Fine Arts di Anversa e la Aalto University School of Arts, ormai presenze fisse a Hyères. Complice la bellezza del luogo, il festival negli anni è cresciuto parecchio. Il motivo di questo successo risiede nella capacità dell'evento di restituire e indagare la complessità dell'atto creativo nell’universo moda. Una complessità che in questa edizione non si è sottratta alla riflessione critica. Molti tra i finalisti hanno esplorato i linguaggi della moda come veicolo di messaggi urgenti della nostra contemporaneità. 

Decorato come un sipario dal delicato tratto del designer Alexandre Benjamin Navet, l’affollato Hangar de la Mouture è stato la cornice della premiazione che ha visto Rushemy Botter e Lisi Herrebrugh, diplomati di Anversa – a conferma di quanto detto sopra – aggiudicarsi il Grand Prix du jury “Premiere Vision 2018”. Non inganni l’aspetto giocoso e colorato – delfini gonfiabili portati come cappelli, baseball caps indossati sovrapposti in grandi quantità –, il messaggio sotteso alla loro collezione è cupo. Non è un caso che il titolo sia Fish or Fight. I creatori partono dalle loro origini caraibiche per poi toccare temi universali: il rispetto degli ecosistemi marini – il logo Shell si deforma e perde la prima lettera –, la capacità degli abitanti delle isole di trasformare oggetti recuperati in episodi di poesia quotidiana, nonostante le difficoltà del contesto sociale ed economico. A una lettura più attenta, oltre alla grande tecnica del duo, si noterà come la decostruzione dei completi oversize da uomo in principe di Galles sveli cinture realizzate con reti da pesca, sacchetti in plastica colorata trasformati in foulard o nel tessuto di un sottogiacca. 

Attraverso piedistalli circolari e pareti in metacrilato trasparente, il progetto dello studio olandese Odd Matter è stato lo sfondo della selezione dei dieci finalisti per la sezione accessori. La giuria ha premiato la bella collezione H(Earring) di Flora Fixy, Julia Dessirier e Kate Fichard. Si tratta di un progetto raffinato che unisce tecnologia e gioiello proponendo una soluzione nuova e rivoluzionaria alle persone con un handicap uditivo. Le loro creazioni ergonomiche in oro o ottone rodiato sono apparecchio acustico e orecchino al tempo stesso, mettono in evidenza la protesi senza impedirne la corretta funzione.

A Spitting image di Eva O’Leary, una serie di ritratti di ragazze adolescenti americane di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, è andato il premio della giuria per la fotografia. Un lavoro toccante per il modo di fissare tutta la vulnerabilità che contraddistingue l’adolescenza e la difficoltà di queste giovani donne nel definire la propria identità, divise tra cultura del selfie e stereotipizzazione di certe immagini femminili. Per quanto sogni e aspirazioni personali non smettano di prendere corpo a villa Noailles, quest’anno il mondo con le sue urgenze non è stato ignorato e ha spinto il festival verso una nuova direzione.

Titolo mostra:
33me Festival International de mode, de photographie et d'accessoires à Hyères
Sede:
Villa Noailles. Centre d’art d’intérêt national, Hyères

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