Raramente le esposizioni che hanno come tema il mondo degli oggetti raggiungono l’intensità che è propria di altri percorsi narrativi (penso soprattutto al cinema e alla letteratura). Forse perché gli oggetti, in quanto tali, vivono soprattutto nella relazione con il contesto, animandosi non nelle teche museali, ma bensì quando, con il loro imprescindibile rapporto tra forma, funzione e simbolo, concorrono alla costruzione di un ambiente e alla definizione di un’epoca.
Design per colazione
Il progetto “What’s for breakfast?”, curato da Anna Pietrzyk-Simone e Kasia Jeżowska con Miśka Miller, indaga l’identità di alcuni stati dell’Europa centrale e orientale attraverso gli utensili del quotidiano.
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- Francesca De Ponti
- 28 giugno 2013
- Tbilisi, Georgia
Colpisce dunque l’intenso lavoro che Anna Pietrzyk-Simone e Kasia Jeżowska, assieme a Miśka Miller-Lovegrove, hanno svolto con “What’s for breakfast?”, in scena presso la Casa degli Scrittori di Tbilisi, Georgia, fino al 3 luglio 2013. Restituendo, attraverso pochi gesti allestitivi, quell’inestricabile insieme di segni, significati e radici che troviamo in tutta la produzione artistica di tradizione mitteleuropea, dalla Wiener Werkstätte ai romanzi di Sándor Márai o di Magda Szabó. E che naturalmente pervade la scena creativa contemporanea.
Il progetto da cui tutto prende vita, promosso da Platform Culture/Central Europe, era quello di indagare l’identità di alcuni stati dell’Europa centrale e orientale – e, precisamente, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Georgia – attraverso gli utensili del quotidiano: strumenti che definiscono quasi geneticamente il volto di un paese. Ricostruendone i tratti attraverso forme che, oltre ad essere la manifestazione fisico/estetica di lunghe abitudini comportamentali e gestuali, sottolineano il risvolto rituale legato all’alimentazione.
Il risultato è un percorso di scompaginazione, articolato attraverso tavole e fotografie d’autore che raccontano, mediante oggetti della memoria, abbinati a tazze e bicchieri attualmente in produzione, un mondo ancora dotato di una forte specificità locale.
Interessante lasciarsi guidare dalle parole dei curatori, che ci spiegano “come in Austria la colazione sia un rito da celebrare; in Slovacchia un momento intimo, e quasi frugale, che coinvolge solo i membri della famiglia; mentre in Georgia sia una festa condivisa, che spesso si svolge su grandi tavoli all’aperto”. Ma anche zigzagare tra cristalli adamantini e ceramiche fiabesche con un occhio trasversale, cercando di immaginare l’insieme di eventi storici, economici e culturali che può aver prodotto identità e differenze.
Per cui l’installazione austriaca, austera, simbolica, e pur fortemente onirica nella sua apparente compostezza, è curiosamente vicina nell’astrazione a quella polacca, definita da una semplicità iper-concettuale che ricorda l’estetica giapponese (“non a caso, due dei designer coinvolti progettano per Muij”, fa notare Anna Pietrzyk-Simone). Mentre, spostandosi tra l’Ungheria e il Caucaso, piatti e stoviglie parlano di una comune tradizione contadina, oggi riletta in chiave neo-folk e proposta attraverso pezzi unici concreti ed essenziali, segnati da una forte valenza materica.
Ciò che resta a chi esca dalle stanze illuminate a giorno del vecchio palazzo che fu a lungo il simbolo della libertà degli intellettuali, e che oggi accoglie la mostra come un ponte tra passato e presente, è la sensazione di aver viaggiato. Tra materiali e tecniche artigianali di un’Europa colta e contemporanea, che nell’odierna fase di internazionalismo ha qualcosa da dire proprio per il suo essere in parte andata ad un’altra velocità.
24 giugno – 3 luglio 2013
What’s for breakfast?
Writers’ House of Georgia
13 I. Machabeli Str., Tbilisi