La “prima volta” di Kenzo Tange su Domus arriva dalla scelta, non poco coraggiosa, di affrontare un tema estremamente delicato e purtroppo nuovamente di grande attualità. È il 1952 e Gio Ponti decide di raccontare il Giappone post-bellico: le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki distano meno di 7 anni. I progetti di una nuova generazione di architetti giapponesi diventano allora un’occasione per pensare a una nuova modernità, un motore per spingere i popoli a guardare avanti e pensare globalmente senza chiudersi su nazionalismi anacronistici. L’articolo esce sul numero 269 nel febbraio 1952, e si intitola Giappone modernissimo.
Avendo visto su “Kokusai Kentiku” riprodotte le architetture che sono illustrate su queste pagine, ed essendomi sembrate non belle ma bellissime, ho immediatamente scritto a Kenzo Tange che mi mandasse una documentazione speciale per Domus, perché io potessi presentarle agli architetti italiani.
Non c’è nessun bisogno di precisare agli architetti italiani intelligenti la bellezza e l'interesse di questa architettura. La capiscono a volo. Basterà fare alcune considerazioni a latere:
1) L’entusiasmo che queste architetture suscitano in noi, l’adesione, l’interesse tecnico, provano una volta di più che l’acquisizione di uno stile moderno esteso a tutta una civiltà tecnica ( perché si tratta di questo) in tutto il mondo è una conquista, una grande conquista universale, e che la velleità di chiudersi nei vecchi stili nazionali e reazione, e Limite, e passo indietro. L’orgoglio nazionale giapponese non si chiude in un formalismo architettonico antiquato, ma si esprime, stupendamente, con un l’unico nazionalismo civile che valga, nel dimostrare di essere nella grande avanguardia nelle espressioni di modernità e civiltà in cospetto in competizione col mondo intero. Queste espressioni del Giappone meritano moltissimo rispetto. Io vorrei che qualcosa di simile sorgesse anche qui in Italia, dove invece vediamo, tanto per dirne solo una, lo sconcio dell’ultimo Ponte a Roma.
2) Le vie del Signore sono davvero misteriose. Questo, il Giappone, sarebbe un popolo “sconfitto”: e dà questi frutti, stupendi! Dove si vede che non v’è vittoria e sconfitta nella storia, non v’è situazione storica di vittoria o situazione storica di sconfitta, v’è solo animo e spirito invitto e animo e spirito vinto; e che la storia procede ed i suoi mali possono essere i suoi beni, e che il vinto resta forte se è forte, e il vincitore debole è debole; o che la vittoria strema, o che la sconfitta rinforza, e che la vita (la storia) continua e non si tratta altro che d’aver vitalità. Il Giappone dà la prova di essere terribilmente vivo, così si accinge a darla anche la Germania; e la dà l’America. La dà per alcuni versi anche questa nostra matta Italia. Vincitori e vinti, assieme nell’andare avanti.
3) Notate in queste architetture anche certe allusioni poetiche, allegoriche, (il tetto ad onda nell'acquario). Sono ingenue, sono spontanee e gentili. Perché no?
La “Peace Hall” di Hiroshima
Per volontà dei suoi abitanti, Hiroshima, luogo del maggior disastro della guerra, diventerà la «città della pace », sede e simbolo degli studi e degli sforzi comuni per una pace perenne nel mondo. Il piano di ricostruzione della città dispone di una grandissima area verde, il «Peace Park», adibita a giardini ed edifici di cultura, ricreazione e ospitalità. Le planimetrie qui a fianco illustrano una parte di questa area, la «Peace Hall», parco della Rimembranza, con due degli edifici che esso contiene, il «Peace Hall» stesso e il «Memorial Museum».
Il progetto di tutto il «Peace Park», e della zona «Peace Hall», in esso contenuta e qui illustrata, e degli architetti Kenzo tange, Takashi Asada, Sachio Otani e dei loro associati del Centro Studi d’Urbanistica dell'Università di Tokyo.
L'edificio della «Peace Hall» contiene una sala di conferenze capace di 2500 persone, una sala di discussioni, uffici, biblioteca, sala di ricevimento, e un museo-esposizione di reliquie della bomba atomica.
Il «Memorial Museum» è il primo edificio in costruzione, iniziato nell’aprile del 1951, della «Peace Hall». È una cappella dedicata alle anime delle vittime della guerra. L’edificio, in cemento armato, ha due piani: il primo piano, completamente aperto, sostiene su pilastri a prova di terremoto il secondo (sala di esposizione con balcone sulla piazza) costruito ad intelaiatura leggera. Si ripetono in questa struttura moderna, le caratteristiche dell’architettura giapponese antica, sollevata su pilastri e ad andamento orizzontale. La forma irregolare dei piloni e la pendenza dolce della scala, danno movimento alla struttura rettilinea.
L’acquario Ueno a Tokyo
Descrizione originale: “Questo piccolo acquario è stato progettato per lo Zoo pubblico Ueno di Tokio. Il tema del progetto è “la casa dell'acqua”… il mormorio delle onde di uno stagno riecheggia in questa architettura e si ripete nell’acqua… un poemetto di acqua nella rumorosa è confusa città … questo poemetto è dedicato Alle anime affaticate dei cittadini”.
L’acquario è situato di fronte al Lago Shinobazu, Ueno, Tokyo.
Progetto: Kenzo Tange, arch. Collaboratori: Takashi Asada, Sachio Otani, Architetti, Ingegnere: Koichiro Ogura
La caratteristica fondamentale di questa pianta è nella separazione della circolazione degli spettatori (vedi anello esterno 11) da quella degli addetti (vedi la penetrazione del corridoio interno 5, dietro le vasche). Per evitare la normale oscurità degli acquari, gli architetti si sono proposti di regolare la differenza tra luce esterna ed interna con persiane verticali che circondano l’anello esterno di transito del pubblico, in modo da rendere la luce quanto più dolce possibile. Tutte le attrezzature meccaniche sono situate nelle fondamenta.
Nuovo “centro acquisti” di Ginza, Tokyo
In Giappone le strade dei quartieri commerciali sono caratterizzate da un gran numero di “bancarelle” di venditori ambulanti, allineate lungo il marciapiede, e ciò è contrario alla bellezza e all’igiene e ostacola il traffico nella città. Alle autorità di Tokyo è stato insistentemente richiesto di eliminare questo inconveniente e si è giunti ora alla possibilità finanziaria e urbanistica della soluzione.
Si è così progettato il nuovo centro per gli acquisti di Ginza, sgombrando la famosa strada di Ginza. Questo centro è formato da tre edifici che sorgeranno su tre piccoli appezzamenti ottenuti dal prosciugamento del canale sito a poca distanza dalla strada di Ginza. Questi lotti hanno circa 11 metri di larghezza per 120 metri di lunghezza. Tali edifici ospiteranno ristoranti e negozi al pianterreno e al primo piano e locali per uffici al secondo e terzo piano.
In Giappone le costruzioni in cemento armato hanno assunto generalmente il tipo di costruzione monolitica pesante cioè la disposizione del cemento delle intelaiature e delle travi in una unità che resista ai forti terremoti. Ben pochi studi però si sono dedicati alla diminuzione del peso morto della struttura, cosa che ostacola il progresso dell’architettura moderna giapponese in fatto di costruzioni in cemento, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista funzionale. Qui gli architetti hanno compiuto uno sforzo positivo per ridurre il peso morto della costruzione, servendosi di pannelli in cemento armato sottile per le pareti e aprendo grandi finestre da pavimento a soffitto.
La costruzione è su uno zatterone o barca a travi rovesce, dal quale partono i due ordini longitudinali di pilastri che portano a sbalzo e a ponte i piani. I muri esterni sono a lastre sottili di cemento. I divisori interni sono mobili, spostabili e smontabili per l’impiego più elastico dei piani ad uffici.