Quando Massimo Vignelli ha progettato il TG2

Il secondo telegiornale nazionale a fine anni ’80 portava sulla Rai la firma dell’iconica mappa della metropolitana di New York: un saggio di teoria del design visuale, dall’archivio Domus.

Il nome di Massimo Vignelli è associato nell’epica del design al campo della grafica, a segni indelebili come quelli con cui era stato capace di riassumere e chiarire l’intrico delle linee della metropolitana di New York, come a loghi di aziende e istituzioni destinati a costituirne l’identità più longeva. Ma lo spettro d’azione e riflessione del designer milanese (newyorkese d’adozione, dagli anni ‘60 della Unimark seguiti dall’esperienza della Vignelli Associates) andava oltre il dominio della grafica, strutturato da un’etica progettuale pervasiva e da una visione trasversale – “se sai progettare una cosa, puoi progettare qualunque cosa” – ed ecco gli arredi e gli oggetti sviluppati con la moglie Lella, e le esperienze nuovamente italiane della fase avanzata della sua carriera: nel 1989 arriva il progetto per un telegiornale rai, il Tg2, rinnovato non solo in grafica ma anche nello spazio del suo studio e nell’arredo, un disegno a firma Vignelli per Poltrona Frau. Domus lo presenta nel giugno di quell’anno, sul numero 706.

Domus 706, giugno 1989

Il Tg2 della Rai-Tv

La modernità non deve mai significare abbandonare o emarginare tutti i linguaggi precedenti, storicamente definiti e classificati all’interno delle grandi enciclopedie del sapere. Modernità significa anche, e soprattutto, coscienza storica, e quindi capacità da parte di ogni progetto e di ogni progettista di saper cogliere nell’antico ciò che rimane come elemento determinante nei linguaggi della contemporaneità; altrimenti una falsa concezione di moderno, che sarebbe più corretto chiamare modernizzazione, tenderebbe ad annullare le differenze all’insegna di un appiattimento creativo. Nella grafica di comunicazione, dove il contenuto del messaggio deve prevalere sulla forma in quanto spazio scenografico di presentazione, la cultura tipografica e, in particolare, un’utilizzazione funzionale del lettering, rappresentano una vera e corretta modernità perché protagonista, in questo caso, è la ragione contro una falsa spettacolarizzazione. 

La grafica ‘sotto il segno della ragione’ di Vignelli opera nel rispetto dell’autonomia di ogni spettatore perché gioca a carte scoperte.

Per la Rai-Tv, Massimo Vignelli ha impaginato il Telegiornale e tutto il sistema dell’informazione giornalistica del Tg2, come se non esistesse la tradizione linguistica del mezzo televisivo: due filettoni neri orizzontali, in alto e in basso, la doppia pagina di apertura dove appare contemporaneamente l’immagine della notizia e quella dello speaker, un lettering che diventa forma, struttura autosignificante e non più solo semplice didascalia. Il tutto all’interno di una regia complessiva attraverso la quale Vignelli, operando da vero e proprio artdirector tridimensionale, è intervenuto sull’architettura degli interni, sulla disposizione delle telecamere, sulla recitazione dei giornalisti, sulle luci dello studio.

Domus 706, giugno 1989

Il telegiornale è diventato così un quotidiano illustrato dove la prima e la quarta di copertina, la scansione grafica delle sezioni e, direi, tutti gli spazi storici della cultura tipografica editoriale, costituiscono le costanti del progetto di Massimo Vignelli, insieme a una serie di soluzioni di carattere più specificamente televisivo dalle quali emerge, giustamente, una corretta e non debordante logica spettacolare. Il protagonismo estetico dei giornalisti è, in un certo senso, sotto controllo, in modo tale che la notizia sia al centro dell’attenzione dell’interprete; il merito è anche del caporedattore del Tg2, Roberto Costa, che fin dall’inizio ha seguito il lavoro di Vignelli.

Gustav Platz, nel suo famoso saggio del 1927, L’architettura contemporanea, fondamentale per la costituzione del Movimento Moderno, scrive che “lo scopo è senza dubbio uno stimolo indispensabile per la forma, le conferisce le sue caratteristiche peculiari. La forma migliore è, dunque, il simbolo dello scopo, ma la forma utile non può essere consacrata dal solo scopo: ad esso infatti manca ancora l’anima”. Ecco, il progetto di Massimo Vignelli per il Tg2 individua nella forma tipografica il simbolo dello scopo dell’informazione televisiva, senza però dimenticare l’anima di una comunicazione visiva che deve saper parlare anche al cuore di chi ascolta con gli occhi. La lettura della notizia avviene nella contemporanea percezione visiva e verbale dell’avvenimento, mentre la disposizione scenografica dello studio ci ricorda che stiamo assistendo ad una rappresentazione teatrale al servizio di uno scopo pratico.

Questo per noi significa modernità; ed è questa la ragione per cui preferiamo il progetto grafico-televisivo di Massimo Vignelli a tutti gli accorgimenti e trucchi possibili che hanno come fine ultimo quello di trasformare la notizia in una pura e semplice occasione di spettacolo. La grafica “sotto il segno della ragione” di Vignelli opera nel rispetto dell’autonomia di ogni spettatore perché gioca a carte scoperte.

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