L’Opéra di Jean Nouvel a Lione, dall’archivio Domus

Trent’anni fa, l’architetto francese – in seguito guest editor di Domus – completava una delle sue opere più significative, destinata a caratterizzare un’epoca intera dell’architettura contemporanea.

 “Oggi, la volta semicilindrica della copertura del teatro dell'opera trasfigura la visione del centro storico di Lione: riferimento di scala metropolitana, essa segnala inoltre il più grande e prestigioso edificio culturale della città, con una forza espressiva che evoca irresistibilmente la copertura del Palazzo della Ragione di Padova o della Basilica di Vicenza”. Nel 1993 Jean Nouvel completa un intervento che lo consacra come progettista capace di “trasformare un contesto senza tuttavia imporsi in modo brutale” – ce n’era già stata prova con l’Institut du Monde Arabe a Parigi aperto nel 1987, e altre ne sarebbero seguite – ed è con queste parole che un saggio di Jacques Lucan per Domus introduce l’opera, e il suo ideatore. 

L’operazione di rinnovamento dell’edificio storico è al contempo semplice, quasi raddoppiando il volume con una volta a botte High Tech, e complessissima, con la dematerializzazione della stessa volta nel suo involucro di vetro e nel la continua tensione creata dalle sequenze estremizzate di spazi verticali e orizzontali. Il progetto, subito diventato pietra miliare dell’architettura di un’epoca, viene pubblicato su Domus nel settembre del 1993, sul numero 752. 

Domus 752, settembre 1993

Jean Nouvel, Teatro dell’Opera a Lione

L’Opéra situata in un luogo prestigioso, l’Opéra, autentico punto di riferimento contemporaneo, costituisce il vero centro del quartiere intorno all’Hôtel de Ville. La si vede in controluce dal Rodano proprio come la vetrata del Grand Palais. Il suo nuovo profilo è semplice e monumentale: monumentalità data dal semicilindro di vetro che raddoppia l’altezza dell’edificio esistente; semplicità dovuta all’uso omogeneo del materiale: lamine di vetro (protette all’interno da tende) che costituiscono una volta a botte. Un nuovo segnale nel contesto urbano, il semicilindro può essere interpretato come complemento alla piramide della torre del Crédit Lyonnais alla Part-Dieu.

Domus 752, settembre 1993

La struttura portante della volta è composta da archi a tutto sesto, verniciati color antracite, posti in asse con le arcate della facciata preesistente. È chiusa da un rivestimento in vetro centinato, protetto in superficie da brise soleil in vetro serigrafato. Il gioco della serigrafia dematerializzante diminuisce a seconda dell’incidenza dei raggi solari. Uno speciale meccanismo regola l’inclinazione delle lamelle del brise soleil. Questa doppia “epidermide” favorisce anche la circolazione d’aria e, data la profondità di 80 cm degli interstizi, facilita la manutenzione. 

Ogni punto di assemblaggio della struttura nasconde un “segnale”, un punto luce rosso che di notte scandisce in modo regolare la superficie della volta. Affacciato su Place de la Comédie, il timpano ovest, arretrato dietro alle statue delle Muse, costituito da una vetrata ordita da tende e leggere passerelle orizzontali, lascia intravedere il cielo in controluce

Sul retro dell’edificio (rue Luigini), un semicilindro in lamiera forata grigia, dal diametro leggermente ridotto, conserva la trasparenza della volta e corregge il non-parallelismo delle facciate dell’edificio originale di Chenavart.

Domus 752, settembre 1993

Da un piazzale semicircolare al livello della strada si scende attraverso scale simmetriche verso il foyer, dove un lungo bancone in curva fronteggia un semicilindro in vetro: il volume che racchiude una sala da duecento posti destinata a recital, rappresentazioni teatrali, concerti e dotata di un grande schermo su cui i ritardatari alla sala principale possono seguire in diretta lo spettacolo in corso quattro piani più in alto.

L’accesso alla sala principale avviene attraverso un percorso di scale mobili, passerelle, piattaforme sospese... Passando sotto al “ventre” della grande sala si raggiungono le porte d’ingresso, al livello più basso, subito sopra i porticati laterali dell’edificio. Ci troviamo al primo livello dell’auditorium, sopra al porticato e raccordato alle scale mobili e alle piattaforme metalliche a quattordici metri sopra al foyer inferiore e a sedici metri sotto la parete verticale liscia e tesa. A ogni livello successivo le piattaforme di accesso sono agganciate a questa parete. La grande sala si rivela attraverso porte telescopiche, una sorta di bussole frangirumore. 

Domus 752, settembre 1993

La sala stessa, un capolavoro di liuteria in legno e cuoio, conserva il carattere conviviale del teatro all’italiana. Permette variazioni di capienza da 900 a 1300 posti. La soluzione frontale a sovrapposizione di sei identiche balconate consente una reale democrazia della visione. Durante gli intervalli il pubblico può usufruire di due foyer: il primo conservato nel suo carattere ottocentesco è stato accuratamente restaurato (un pavimento specchiante riflette e moltiplica le dorature e le luci); l’altro si trova nella parte alta, dietro al timpano ovest e offre una veduta panoramica della città. Anche il ristorante con terrazza, posto sotto questo foyer, gode di una posizione privilegiata, di fronte all’Hôtel de Ville, dietro le statue delle Muse alla base della volta. Vi si arriva per ascensore direttamente dal porticato, dato che il ristorante funziona indipendentemente dal teatro.

Domus 752, settembre 1993

L’ingresso del pubblico da Place de la Comédie avviene come in passato attraverso il porticato che si estende su tre lati dell’edificio ed enfatizza la continuità tra esterno e interno. Totalmente aperto, è anche un luogo per molteplici informazioni video e manifesti elettronici incorporati nei pilastri. La parete interna al porticato è realizzata con elementi di alluminio in cui il ritmo verticale riprende quello dei pilastri esistenti.

L’uso di pannelli di vetro o di alluminio nervurato dalle identiche dimensioni consente di ottenere, con effetto unitario, le trasparenze e i tamponamenti necessari. Nello spazio tra le due facciate un sistema di scale mobili garantisce al pubblico una uscita veloce dal teatro.

Domus 752, settembre 1993

L’ingresso di servizio si trova sul retro dell’edificio: un’apertura alta circa nove metri per il trasporto delle scenografie e materiali di scena. La porta crea un effetto teatrale, un passaggio segreto nascosto nello spessore dei muri. All’arrivo di un mezzo di trasporto il settore di facciata si alza lentamente, azionato da un meccanismo invisibile. Chiuso, esso ricostituisce attraverso la sovrapposizione di trame metalliche le modanature della pietra. Le aperture delle facciate sulle rue Pradel e Serlin sono protette da frangisole in lamiera forata color grigio metallo, simili a quelli usati per la vetrata della volta semicircolare. La zona d’ingresso è totalmente vetrata verso il porticato ed è quindi visibile dalla strada. Il pubblico accede al grande atrio attraverso porte a bussola opache, brevi spazi di transito prima di scorgere, entro un volume totalmente svuotato fino all’altezza di trenta metri, la enorme massa scura che racchiude al suo interno la grande sala del teatro. 

Domus 752, settembre 1993

Questa monumentale carrozzeria sospesa nello spazio sembra essere in lievitazione. Una complessa e aerea rete di percorsi dirige il pubblico verso i diversi luoghi del teatro senza pertanto rivelare i collegamenti realmente esistenti. Gli ingressi del personale si trovano nei porticati laterali. I camerini del coro sono sistemati intorno al grande studio alto due piani e situato nei livelli -3 e -4. Nella nuova struttura a volta si trovano invece i camerini degli artisti, addossati alla torre delle scene e visibili dall’esterno attraverso la vetrata. Nella parte più alta della volta sono alloggiate le sale prova del corpo di ballo.

Domus 752, settembre 1993
Progettisti:
Jean Nouvel, Emmanuel Cattani & Associés
Collaboratori:
Eric Maria, Françoise Raynaud, Marie-France Baldran, Léa Thirode, Stéphane Robert, Viviane Morteau, Chaouki Chahwan
Progetto di concorso:
Jean Nouvel e E. Blamont Consulenti: Yann Kersale (illuminazione della volta), Jacques Marquet (scenografo)
Struttura:
Société Kephren
Grafica:
Société Kephren
Committente:
Ville de Lyon, Direction Générale des Services Techniques 1986-1993

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