Nell’estate del 1956, Leo Lionni racconta a Domus la sua visita a Giorgio Morandi, nella casa che è anche il suo studio, in via Fondazza. Sono stanze “quiete”, dove gli oggetti “reali” - bottiglie di vetro chiaro, scatolette di latta rossa, piccoli vasi in ceramica - devono ancora diventare quadri. Lionni ha voluto aggiungere, alle parole, le fotografie che ha scattato per catturare l’universo pittorico di Morandi: la tranquillità delle strade bolognesi, i colori delle case, la luce della città si trasformano, nella casa studio dell’amico, in opere d’arte. È nelle strade di Bologna che Lionni individua l’origine dell’arte di Morandi, una pittura di “calmissima semplicità”.
Leo Lionni, Una visita a Morandi, da Domus 319, giugno 1956.
Il ricordo delle mie rare domeniche a Bologna ha la chiarezza di una natura morta. Se dovessi dipingerla sarebbe un’architettura sul piano di un tavolo troppo alto per sedervisi, con un orizzonte quasi a livello dello sguardo: un orizzonte morale che raggruppa gli oggetti e li veste di uguale dignità e di uguale bellezza. Dipingerei un Morandi.
Lascio sempre Bologna con un senso solido di coerenza compiuta, di rapporti completati fra arte e uomo, fra noi e la città attorno, per cui un quadro o un frammento di conversazione possono rappresentare il tutto.
Ho fotografato lo studio di Morandi a Bologna perchè volevo documentare con una sequenza visiva i passaggi impercettibili da strada a casa a quadro, dalla luce polverosa delle ocre di Bologna alla nuova luce fredda, non museo, delle ultime nature morte.
Le fotografie aiuteranno forse ad ambientare il mondo pittorico di Morandi nella realtà che lo circonda.
Nelle colline chiazzate della Provenza si scopre inaspettatamente il realismo di Cézanne e si capisce come la sua evoluzione pittorica puntasse in fondo sulla ricerca di una sua maniera naturale e semplice di dipingere la natura. Nelle strade di Bologna ho potuto capire l’origine della calmissima semplicità della pittura di Morandi. La critica, che spesso associa moralità e rinuncia, ha drappeggiato sull’opera di Morandi la tonaca francescana.
Nelle strade di Bologna ho potuto capire l’origine della calmissima semplicità della pittura di Morandi
La serenità di Morandi deriva invece dalla meticolosa messa a fuoco della personalità del pittore sul suo ambiente visivo, dalla coscienziosa ricerca di coerenza. È per questo fatto di integrazione (che è vera moralità artistica), e non per accostamenti storici formali - che troppo facilmente danno risposte illusorie – che Morandi si allaccia alla nostra tradizione pittorica e ne tiene aperta la porta, per lasciarci entrare.
Immagine d'apertura: lo studio di Giorgio Morandi, tratto da L. Lionni, Una visita a Morandi, da Domus 319, giguno 1956. Photo: Leo Lionni.