Pubblicato in origine su Domus 621 / ottobre 1981
Le idee, i progetti e le realizzazioni di Philip Garner: un modo per rappresentare i limiti e le nevrosi americane.
Quando, sfogliando recentemente la rivista Home Video, ho visto alcuni progetti di Garner per una "nuova generazione" di congegni video sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla rinnovata capacità creativa di questo designer d'oltreoceano. Infatti già verso la fine degli anni sessanta Garner si industriava a progettare e realizzare oggetti, decori, strumenti, che alcuni critici amanti di etichette culturali avrebbero con troppa disinvoltura inserito all'interno di tendenze radicali o di controdesign.
Di fatto il lavoro di Garner, pur avendo una serie di affinità con esperienze radicali europee, se ne distacca per un dichiarato amore per tutto ciò che è tecnologia avanzata, una tecnologia sofisticata applicata a incredibili realizzazioni spesso ironiche alle volte provocatorie.
"Alla robusta struttura della Grocar sono stati aggiunti una serie di sofisticati componenti meccanici, un elegante esterno e una serie di gadget opzionali, il tutto venduto in apposita scatola con accluse istruzioni per un facile montaggio"; una presentazione del veicolo che potrebbe appartenere al linguaggio del più banale sistema di vendita di oggetti di consumo ma che rivela tutta la sua intenzionalità con la nota finale "il carrello può facilmente essere reperito presso il più vicino supermercato".
La parola "reperito" ci rimanda a tutta una serie di immagini e progetti di riappropriazione e trasformazione del mondo degli oggetti e dei luoghi appartenenti ad un sistema che tra la fine degli anni Sessanta e i primi degli anni Settanta molti credettero di poter modificare.
L'automazione doveva produrre un mondo incredibilmente efficiente, che avrebbe potenzialmente eclissato il lato impietoso e barbarico della natura umana
Sono cresciuto in America in quello che può essere chiamato il periodo "Neo Futurista", l'epoca immediatamente successiva alla seconda guerra mondiale, testimone di un frenetico sforzo di riconquista di immagini utopiche. Gli strumenti di cui ci si valse furono evidentemente materialistici e l'ispirazione venne da una parte dal desiderio di cancellare gli orrori e gli stenti della guerra, dall'altra dalla necessità di convertire le industrie che avevano lavorato per la guerra verso una produzione di beni di consumo.