L’attività di Oscar Niemeyer in Europa si è concentrata attorno ad un raccolto elenco di gemme diventate quasi tutte immediatamente icone del suo stile, spesso scelte come ambienti di film o di diverse espressioni di arte. Nel giugno del 1972, Domus pubblicava nel numero 511 La sede concepita per il Parti Communiste Français a Parigi, sulla piazza Colonel Fabien. Nella traiettoria progettuale dell’architetto brasiliano, quest’opera è considerata come un caso emblematico, sia per essere nata dalla collaborazione con figure quali Jean Deroche, Paul Chemetov, José L. Pinho, Jean Prouvé, e Jacques Tricot, sia per il significato legato alla natura stessa dell’incarico, affidato non a caso a colui che dallo stesso Fidel Castro era stato definito come l'unico “comunista rimasto a questo mondo” - oltre a lui, ovviamente.
A Parigi, per il partito comunista
Il quartier generale del Partito comunista francese, e cioè la sede del “Comité central”, anzi, come recitano i comunicati ufficiali, “la maison du Parti, de tout le Parti”, dopo molti anni di attese e di studi, è stata finalmente costruita da Oscar Niemeyer in piazza Colonel-Fabien (già du Combat), nel vivo del quartiere operaio di Belleville e cioè della Parigi ottocentesca, fra la Gare de l’Est e il parco “des Buttes Chaumont”.
Place du Colonel-Fabien: un carrefour stellare, di tipo, diciamo, haussmanniano, in cui si rovescia il traffico di otto grandi arterie: rue Blanc, rue de la Grange aux Belles, avenue Claude Velleffaux, i due tronchi del boulevard de la Villette e i due dell’avenue Mathurin-Moreau, che, a Est, porta al Parco “des Buttes Chaumont”.
La vasta area disponibile, già di proprietà dei Sindacati, è conformata a poligono irregolare assimilabile a un triangolo con un vertice smussato. L’intera area è stata utilizzata per il secondo e il terzo sotterraneo, destinati ai vari servizi e prevalentemente ad autoparcheggio, il primo sotterraneo, dato il dislivello del terreno, è soltanto parziale, è cioè un seminterrato che serve per lo smistamento (ingresso principale, portiere, ricevimento, spazi per l’attesa, ecc.).
Fuori terra emergono il corpo degli uffici su pianta boomerang (a Parigi hanno subito detto a “falce”), che taglia circa a metà l’area, e l’aula dei congressi coperta da cupola su pianta circolare, eccentrica rispetto alla curva del corpo maggiore. Il corpo alto è una manica doppia a sei piani oltre il terreno. La struttura è formata da cinque portali di cemento armato costituiti ciascuno da due pilastri a lama disposti normalmente all'asse maggiore dell’edificio e fortemente arretrati rispetto al vivo esterno. I solai risultano formati da una soletta centrale di cemento armato fra i due pilastri e da due mensole, laterali e simmetriche, aventi uno sbalzo eguale alla larghezza della soletta centrale. La struttura della mensola è detta ad “aile d’avion”, è cioè formata da un orizzontamento superiore e da un puntone che delimitano una cavità continua.
Le due fronti maggiori del tutto libere, come si è detto, da montanti, si risolvono in una vetrata continua: un unico, enorme serramento, che ha richiesto particolari accorgimenti tecnici dovuti alla perizia di Jean Prouvé. Le due fronti brevi, alle estremità della manica doppia, sono costituite ciascuna da una soletta verticale di cemento armato con fenditura centrale.
Una soluzione ormai corrente (vedi a Milano le case albergo di L. Moretti, la casa alta al QT8 di Lingeri e anche, benché con diversa soluzione plastica, il “Pirelli” di Ponti), che chiaramente dichiarano la disposizione interna: una corsia centrale continua con uffici, come celle, sui due lati. Abbiamo detto celle, il termine potrebbe evocare immagini claustrali, nulla di più diverso, visto che si tratta di locali luminosissimi, con la parete esterna interamente trasparente. Le comunicazioni verticali meccanizzate, gli ascensori, corrono entro canne situate all’interno del corpo doppio agli estremi del terzo medio della pianta. Le scale si svolgono invece nella torre situata a ridosso della fronte, convessa e nel corpo verticale su pianta irregolare che sporge dall'edificio principale, dalla medesima parte.
L’edificio è nato dalla collaborazione con figure quali Jean Deroche, Paul Chemetov, José L. Pinho, Jean Prouvé, e Jacques Tricot
L’aula congressi (400 posti a sedere), isolata e seminterrata, è coperta da una cupola di cemento sottile, a sezione pseudoparabolica, impostata direttamente sul piano di calpestio dell’aula. L’enorme specchio concavo della fronte a est, in cui “si riflette il cielo di Parigi”, è di effetto straordinario e anche, nonostanti i dichiarati propositi di Niemeyer, monumentale. Come proclamano i dirigenti, "pour la première fois dans l’histoire de notre pays un parti fait de son siège une maison de verre”.
Anche da noi, la Casa del fascio avrebbe dovuto essere, appunto, “una casa di vetro”. Come un confessato omaggio a Le Corbusier, il più diretto e vero maestro di Niemeyer, sono a riceversi la soluzione della struttura “sur pilotis” (anche se in una versione eterodossa per via del piano ribassato e della chiusura vetrata) e la terrazza-giardino di copertura, terrazza che Niemeyer, sempre nel ricordo di Le Corbusier, ha trasformato in una “promenade architecturale” per via delle due torri tecniche (impianto di condizionamento) emergenti e e collegate da una sorta di ponte.