Pubblicato in origine su Domus 509 / aprile 1972
Vito Acconci
Per sfuggire costantemente e pervicacemente all'estetismo come forma di comunicazione e come tradizione rappresentativa e per non condividere la responsabilità del proprio lavoro e del proprio mestiere con l'attesa e con l'intendimento dello spettatore borghese, sempre pronto a estetizzare e quindi a consumare ogni energia innovatrice delle ricerche in arte, i movimenti artistici di quest'ultimo quinquennio hanno teso sistematicamente a evitare l'omogeneità linguistica e attitudinale. Sono passati dal linguaggio scritto alla natura, dall'operazione mentale all'incontro concreto e fisico, dal "detto" al "non detto", dall'organico all'ecologico, dall'oggetto all'opera a scomparsa totale. Hanno eliminato lo spettatore "cadavere", e hanno cercato l'implicazione, coscienziale e fisica, di un pubblico prima passivo e omogeneo per ricondurlo al trauma dell'arte e per farlo uscire dall'ebetismo.
Naturalmente la società dello spettatore riflette quel che vuole dell'azione rivoluzionaria dell'arte, per integrarla in modo castrato e consumistico nel suo sistema, per cui oggi l'incontro-scontro si sta nuovamente avviando sullo scambio di merci e di valori di mercato. La ricerca di un "incontro" rimane però sempre il fulcro del lavoro e per questa ragione negli ultimi anni, dal 1967 a oggi, molti artisti hanno teso con la loro ricerca a stabilire un contatto-confronto non soltanto con i pensieri, ma un contatto-confronto tale da coinvolgere l'intero essere, dai suoi istinti alle ragioni inconsce. L'esercizio esperienziale è diventato allora l'unico modo per sfuggire alla dittatura del linguaggio dei libri, una dittatura che ha prodotto un linguaggio censurato, nascosto e represso, puritano e asettico. Un linguaggio superiore e ufficiale, da computer, a cui si è venuto contrapponendo lo slang del corpo.
Uno scambio che può essere scelto per uno e inconscio per "l'altro", come in Following Piece, un lavoro di varia durata che si svolge nelle strade di New York e consiste nello scegliere a caso una persona in una strada, e seguirla dovunque vada, ovunque si rechi o viaggi, fino a che non entri in uno spazio privato. Un contatto che non è più invenzione di immagini o di discorsi, non ha più l'idea di arte e di vita, ma di vitalità. in cui non c'è rito, ma tensione tra due poli energetici, non c'è sublimazione artistica, ma istintualità, e non c'è nessun processo di elevazione dal quotidiano al mondano. Un rapporto tra corpi che elimina gli elementi "riflessi", e produce elementi che non dipendono altro che da se stessi, come i segni emessi dal proprio corpo, le impronte lasciate sulla sabbia o le incisioni operate sulla propria carne mediante violenti morsi e poi trasportate su diverse superfici.
La conoscenza è solo la coscienza di esserci come emittenti e riceventi di segni. Un esserci che Vito Acconci ha assunto come unico sistema di trasmissione di segni tra il suo corpo e l'esterno umano ed oggettuale\
Lo sforzo fisico d'intuizione e di concentrazione telepatica è enorme, la parola e il linguaggio sono frustranti, perché messi fuori d'uso, l'unico strumento agibile il proprio linguaggio sensoriale, usato anche in Contacts, in Zone e Pull. Lavori in cui la ricerca di una comunicazione che si basa solo sui sensi avviene tramite la mano e il corpo, che vicendevolmente devono "incontrarsi", oppure mediante la costrizione fisica dell'uomo a far rimanere nella propria zona, attraverso una pressione territoriale che si sviluppa col camminare attorno, il gatto. Il cerchio ipotetico creato dal campo umano dovrebbe costringere il gatto a non muoversi e a non uscire dal cerchio, il risultato maggiore della performance è una specie di ipnotismo fisico che si comunica tra due esseri in contatto.
Il corpo cerca di adattarsi allo spazio vitale degli animali sino a sparire ed essere integrato e a unirsi a un'altrui vita, in cui l'uomo influenza concretamente l'animale e viceversa. In questa contaminazione tra due entità fisiche e naturali diverse continua il lavoro di Acconci, nel 1972, quando tenta di imitare fisicamente, attraverso il suo corpo maschile, i movimenti e il corpo femminile, oppure aspira a "seminare" lo spazio pubblico, con il suo sperma, oppure ancora quando annulla il suo corpo, i suoi gesti con quelli di una donna e dai due corpi uniti ne fa nascere un altro, che li assomma.