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Pubblicato in origine su Domus 455 / ottobre 1967
Omaggio a Le Corbusier. Il centro Le Corbusier Heidi Weber a Zurigo
Si è inaugurato il 15 e 16 luglio a Zurigo, nel parco del Zürich horn, il Centre Le Corbusier – il piccolo museo progettato da Le Corbusier, l'ultimo suo progetto realizzato, e l'unico con struttura metallica. Un museo destinato all'opera di Le Corbusier stesso – all'apertura ospitava i disegni del progetto e una serie di fotografie – e a mostre temporanee dedicate ai problemi attuali dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, "nello spirito di Le Corbusier".
A chi e a che cosa si deve la realizzazione di quest'opera? All' iniziativa, all'eccezionale impegno e passione di una intelligente collezionista, Heidi Weber, giovane gallerista a Zurigo. Heidi Weber per prima, a Zurigo, nel 1959, aveva iniziato la nuova produzione di serie dei mobili di Le Corbusier del 1927, e nella sua galleria aveva preso ad esporre opere di Le Corbusier, arazzi, dipinti, sculture. L'idea e l'entusiasmo di costruire "un edificio di Le Corbusler per le opere di Le Corbusier" nacquero presto in lei – e i primi disegni che Le Corbusier fece per questo progetto sono del '61 – ma le ci vollero cinque anni di peripezie per arrivare alla costruzione, e poi concluderla.
Il centro Le Corbusier a Zurigo
Nel 1967 Domus pubblicava un omaggio all'architetto svizzero, scomparso due anni prima, narrando le vicende della sua ultima opera, nonchè unica realizzata con struttura metallica.
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- 06 ottobre 2012
Il progetto, inizialmente pensato da Le Corbusler in cemento armato (vedi Le Corbusier 1957-65 Editions Girsberger, Zurich, 1955), si andò modificando e si definì, negli anni 1964-65, nella soluzione a struttura metallica con elementi standard, studiata da Le Corbusier con i collaboratori del suo atelier. Il 27 agosto 1965 Le Corbusier scomparve.
Nella primavera del '66 Heidi Weber affidò agli architetti Taves e Aebutato, dell'atelier di Le Corbusier, l'incarico di portare avanti e concludere i disegni esecutivi e i lavori, che entro un anno giunsero al termine.
Ora, come avviene per tutte le opere postume, c'è, intorno a questa, un'atmosfera polemica, di discussione. Ma, anche se certi particolari suscitano dubbi, ciò non ha un'importanza fondamentale rispetto all'idea architettonica dell'opera, che si basa su concetti originali e genialmente semplici.
L'idea architettonica è quella di un edificio sottostante a una copertura indipendente (vedi anche i progetti, non realizzati, per S. Francisco
e Liegi 1939, Porte Maillot 1950, Tokyo 1957, Stoccolma 1962), copertura qui realizzata da due grandi "ombrelli" quadrati, di forma contrapposta, in lamiera saldata, sostenuti da piloni, sotto i quali l'"abitacolo" si articola liberamente; abitacolo composto da elementi prefabbricati in metallo, studiati sul principio della componibilità di cubi di 226 cm di lato (vedi anche il progetto, non realizzato, per Cap Martin 1949). Questo consente di avere ambienti alti 226, o 452, acc.: una proporzione adatta all'abitare.
È, questa, un'opera innovatrice, ricca di nuovi procedimenti costruttivi per l'industrializzazione della costruzione, dalla struttura fatta con profili semplici, ad "L", alle pannellature in elementi standard di lamiera smaltata
Le Corbusier voleva che le sue opere fossero presentate in una "casa" abitata - che fosse essa stessa una proposta e una dimostrazione evitando l'abitraire eventuel des
salles dites d'exposition (1). È, questa, un'opera innovatrice, ricca di nuovi procedimenti costruttivi per l'industrializzazione della costruzione,
dalla struttura fatta con profili semplici, ad "L", alle pannellature in elementi standard di lamiera smaltata.
L'unico elemento che ci pare discordante, in questo discorso, è la rampa in cemento armato a vista, che documenta una realizzazione artigianale, mentre tutto il resto dell'edificio, nella parte sotto la copertura, è studiato per una produzione industrializzata.
Ma, anche se i puristi corrono alla caccia all'errore, o alle varianti, la cosa importante è che l'opera ora esiste, che è stata realizzata: che
c'è al mondo un'opera di Le Corbusier in più, e un'idea di prefabbricazione in più – e, soprattutto, valida, come l'edificio dimostra.
Nel bellissimo ambiente del parco del Zurichborn questa architettura si inserisce in modo perfetto, piccolo volume composto di cubi, sovrapposti
e accostati, decorati dai pannelli perimetrali in smalto lucidissimo, a colori puri, su cui la luce gioca in maniera stupenda.