Pubblicato in origine su Domus 428 / luglio 1965
Sul concetto di "spazio attivo", a proposito della "Sala Espressioni" in Milano.
Guido Ballo ha attribuito a me l'idea della "Sala Espressioni". Posso accettare la paternità del nome "espressioni" che mi è caro: ma l'idea della sala è dovuta alla Ideal Standard, nell'intendimento di fare di questa mostra nel cuore di Milano, invece di una statica presentazione di modelli, il centro di una dinamica attività culturale".
L'Ideal Standard ha ravvisato accanto al valore di una propaganda diretta alla sua produzione, il valore di una propaganda di prestigio al suo nome, Ideal Standard, a significare come l'industria non sia estranea alle espressioni culturali di un'epoca. […] La "Sala Espressioni" ha avuto un periodo iniziale di rodaggio, ma si avvia[…] a richiamare un crescente interesse che ci avverte di come "Espressioni" rappresenti ormai non solo un episodio culturale di Milano, ma un fatto riconosciuto anche all'estero, come singolare iniziativa. Un prossimo grande evento alla sala "Espressioni" della Ideal Standard, che interessa il mondo degli architetti e quello della cultura, è la mostra dei mobili di Le Corbusier che verranno ora prodotti in Italia dai Cassina. […] Gio Ponti
Ambientazione dell'opera plastica, rapporto tra architettura, pittura e scultura, rapporto tra struttura, decorazione e funzione: sono tutti problemi che ancora oggi si rivelano carichi di pregiudizi. Eppure dovrebbe essere chiaro, dopo gli sviluppi dell'espressionismo e del costruttivismo, che il concetto di ambientazione plastica implica una totale revisione del valore di 'decorazione'. Inteso criticamente lo spazio nel modo attivo e non più neutro, il rapporto fra struttura e decorazione acquista significati nuovi. Di solito, il termine 'decorativo' è usato con disprezzo: nel senso di superficiale, aggiuntivo, esteriore. Se un quadro non ha ritmo segreto, si dice che è decorativo; se una scultura resta esteriore, ma è vistosa, si dice ancora che è decorativa. Questo termine, specialmente dopo l'abilità di tanti artigiani dell'ornato del secolo scorso, ha perduto così il significato delle origini. Occorre dunque chiarire. Anzitutto, la decorazione vera non è affatto aggiuntiva, in contrasto con le funzioni: quando è aggiuntiva, il termine più adatto può essere 'ornamentale'. […]
Da due anni si susseguono mostre: ma è qui il punto, non sono le solite mostre coi quadri o con sculture da cavalletto: si tratta di manifestazioni in cui il rapporto spaziale di architettura, scultura, grafica viene a risolversi in modo unitario e nuovo. Ovviamente, non tutte queste mostre hanno risposto a tale criterio di nuova decorazione funzionale in uno spazio attivo.
E del resto, ad essere rigorosi, per uno sviluppo libero della "Sala Espressioni", il locale avrebbe dovuto essere più neutro: invece la personalità di Gio Ponti si fa sentire nell'architettura iniziale, non neutra ma con ritmo dinamico, della sala stessa. Per chi non ne tiene conto (senza subirlo ma assecondandolo) tale ritmo può diventare un ostacolo.
Ma nel complesso […] si tratta dell'unica proposta di decorazione nuova; ed è quindi lodevolissima, perché il problema, come ho già accennato, è del massimo interesse. […] Hanno aperto la serie, nel novembre 1963, i rilievi di Enrico Ciuti: esempio di quell'arte che vive in funzione ambientale, architettonica, e che si risolve nel ritmo modulato degli spazi. Trattandosi della prima mostra, i singoli pezzi di Ciuti e l'architettura della Sala di Gio Ponti rimanevano distinti e s'imponevano ciascuno per suo conto: ma il problema di un nuovo concetto di decorazione in uno spazio attivo si faceva già sentire con chiarezza nelle opere di Ciuti, che per lunga esperienza grafica tende a un'arte tutta in favore dello spazio ambientale. Come seconda manifestazione seguì L'arte programmata di Bruno Munari: questi poté allestire appositamente, per l'ambiente dell'Ideal-Standard, un estroso 'oggetto cinetico', mobile ad ogni minimo soffio d'aria: sviluppo coerente del costruttivismo, con effetti di spazialità attiva.
Si è trattato di un'esperienza vivissima, con tecnica e materiali industriali, di un pioniere dell'opera moltiplicata. Gli Effetti di luce e spazi di Achille e Pier Giacomo Castiglioni hanno mosso di più l'ambiente durante la terza manifestazione: nella suggestione di fili sospesi, lampade, sedie ed altri elementi, tutto lo spazio risultava coinvolto in una dinamica amplificata. […]
Con altra concretezza di linguaggio più orientale, affidato al potere della suggestione psichica di un elemento mobile, tra lucidi intrichi di rette intersecantisi, anche gli Elementi in uno spazio, di Tomonori Toyofuku, Masanao Uematsu, Aoi Kono, hanno risposto all'esigenza di spazialità attiva: con ritmi che ci riportano al loro Paese di origine, al Giappone, per il senso di simbologia allusiva, ai limiti di effetti magici, da stato d'animo sospeso nel colore, pur rivelandosi partecipi delle correnti più internazionali del nostro secolo, quali il costruttivismo e lo sviluppo semantico.
La decorazione vera non è affatto aggiuntiva, in contrasto con le funzioni: quando è aggiuntiva, il termine più adatto può essere 'ornamentale'
L'arte programmata di Enzo Mari ha chiuso la prima stagione: ma il suo Oggetto, interessante come opera moltiplicata, di rigorosa fantasia, non implicava un'ambientazione architettonica e decorativa; era un pezzo che poteva anche essere ammirato in qualsiasi altra sala. Implicava però, dentro i limiti dell'oggetto stesso, una particolare mobilità spaziale: nella provvisoria disposizione dei vari elementi che, nel corso delle rotazioni, assumevano con mutevole equilibrio ritmi diversi. Enzo Mari del resto è tra gli artisti di oggi più inclini a strutturare in modo nuovo lo spazio attivo, con effetti decorativi funzionali. Questa volta ha esposto solo un singolo pezzo.
L'ambientazione di queste ampie superfici, senza dubbio molto interessante come espressività, non implicava però un nuovo rapporto architettonico, per cui il concetto di decorazione attiva non era risolto in modo nuovo: eppure le immagini specchio di Pistoletto possono trovare sviluppi di ambientazione anche decorativa, nel senso cui ho già accennato.
Ettore Sottsass è invece architetto, designer e pittore: era naturale che la sua Espressione, […] dovesse tendere alla dinamica ambientale, con strutture in movimento di ritmo, luci, colori in uno spazio attivo: un congegno di suggestioni dentro un ambiente inventato con estrosa fantasia e, soprattutto, con analogie musicali sincopate e lucide mentre evocano allusivamente la meraviglia e l'ossessione, sia pure divertita, della vita di oggi. È stata una delle migliori manifestazioni nella Sala dell'Ideal Standard.
Anche l'"Espressione Forma Colore", di Cesare Casati ed Enzo Hybsch deriva da un'esigenza architettonica di ambientazione, ma con sviluppo coloristico: la più lontana premessa è nella dissociazione del colore di Seurat fino alle più definite modulazioni ritmiche di forma-colore del neoplasticismo di Mondrian. Ne è derivato un allestimento luminoso di colore ritmico, dove il prodotto del designer dell'Ideal Standard acquistava, negli accostamenti in serie, nuovo valore di forma pura, al di là della funzione. […]
Infine una nuova espressione, le 'vetrate grosse' ideate da Gio Ponti con Toni Zuccheri per Venini, ha dato, in un allestimento mosso, effetti stupendi di colore luce, indicando come il vetro colorato possa illuminare in modo suggestivo tutto un ambiente. Questo secondo ciclo si conclude, in luglio, con l'"Espressione" di PieroBolla, Lorenzo Griotti, Sergio Anelli nei loro 'corpi plastici' […] e, per la prossima stagione, sono già in programma manifestazioni di Lucio Fontana, Nanda Vigo, Paolo Tilche, Enrico Castellani, Paolo Scheggi. […]