“L’Archivio animato, Lavori in corso”, realizzata con la collaborazione di Jeffrey Schnapp, storico e docente dell’Università di Harvard, è la seconda esposizione allestita nel capannone industriale sulla via Emilia a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, che dal 2018 accoglie l’archivio dei collezionisti Massimo e Sonia Cirulli. Non si tratta di una mostra canonica, ma di un “laboratorio dinamico” per avvicinare il pubblico alla storia e alla cultura del Novecento attraverso le espressioni artistiche più differenti – dipinti, sculture ma anche disegni per i tessuti, le riviste, i manifesti e gli oggetti di design – che raccontano la creatività italiana legata alla cultura d’impresa.
Nelle ampie sale della Fondazione, progettate nel 1961 per ospitare lo showroom di mobili di Dino Gavina, sono esposte più di 200 opere: i manifesti originali di inizio Novecento, il pannello decorativo per il negozio Olivetti di Torino, realizzato dall’artista svizzero Xanti Schawinsky, le grafiche di Erberto Carboni per la Rai, i disegni dei tessuti di arredamento realizzati per le Triennali di Milano e ideati da Gio Ponti, Lucio Fontana, Ettore Sottsass e Fede Cheti. Al piano superiore, sotto il soffitto a volta, una selezione di opere del Bauhaus dialoga con le sperimentazioni grafiche di Bruno Munari. Accanto, un’intera sala è dedicata al design anonimo delle “carte pasticcere” degli anni Trenta, esempi di packaging artistico e di grafica pubblicitaria.
L’allestimento evoca lo spazio fisico dell’archivio: le opere, i documenti e le fotografie sono esposti su griglie di metallo o in buste conservative, a simulare una passeggiata nei depositi della collezione, in gran parte raccolta nel seminterrato dell’edificio. È proprio dall’archivio della Fondazione, risultato di una ricerca trentennale, che parte lo studio, la ricerca e la valorizzazione della cultura figurativa del Novecento, che si concretizza in episodi espositivi e in una serie di approfondimenti tematici dedicati al collezionismo, ai designer, alla cultura del progetto.
La collezione Cirulli nasce al principio degli anni Ottanta, in America, sulla potente scia delle grandi mostre d’avanguardia del MoMA come High and Low: Modern Art and Popular Culture del 1990, esposizioni epocali che incoraggiano la trasversalità e le contaminazioni tra le discipline artistiche. È proprio a New York che Massimo Cirulli, supportato dalla moglie Sonia, ha l’intuizione di iniziare a raccogliere opere di grafica e documenti legati al Made in Italy.
Un interesse, quello per la cultura d’impresa, a lungo ignorato e che ha consentito alla coppia di acquisire interi archivi aziendali. Tornati in Italia, Massimo e Sonia non si sono fermati: oggi la collezione conta più di duecentomila opere. “L’alienazione di alcuni pezzi”, racconta Sonia Cirulli, “consente di autofinanziare la Fondazione, nata nel 2015, e portare avanti nuovi progetti, incentrati sulla valorizzazione dell’archivio, pensato come luogo dinamico, che può portare cultura e avvicinare i giovani alla cultura del bello”.
Con questo spirito filantropico, i Cirulli hanno acquistato e recuperato l’edificio storico oggi sede della Fondazione, restituendo alla comunità un luogo simbolo dell’architettura moderna in Italia.
Il capannone in cemento armato richiama l’architettura rurale dei fienili e delle fattorie che caratterizzano il paesaggio emiliano. Progettato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni negli anni Sessanta per esporre i mobili di Dino Gavina, nel tempo è diventato un luogo iconico, un laboratorio creativo ed espositivo animato da artisti e progettisti come Marcel Breuer, Carlo Scarpa, Man Ray e Marcel Duchamp.
La Domus di Gio Ponti non rimane indifferente al progetto dei Castiglioni e nel dicembre del 1961 pubblica “L’edificio per mostra di mobili sulla via Emilia”: un’architettura “di grande chiarezza, caratterizzata dalla distribuzione libera delle aperture, dai movimenti delle scale, dall’uso di materiali grezzi, senza rivestimenti “pregiati” e di impianti a vista”. Un disegno d’interni definito “nudo e chiaro, senza rivestimenti”, fortemente caratterizzato da un parapetto oscillante che richiama gli interni di una stalla – una lunga sbarra di ferro sospesa a catene regolabili. L’edificio si è rilevato tutt’oggi il luogo ideale per accogliere le esposizioni di arte moderna, consentendo, grazie ai differenti livelli, il movimento dei materiali dai depositi alle sale espositive e il dialogo tra espressioni figurative variegate.
Dopo l’intervento conservativo, concluso nel 2018, sono stati mantenuti i corrimano, il bellissimo pavimento in cotto, così come la copertura a volta e gli impianti a vista. L’installazione museale permanente e le soluzioni di messa in sicurezza, progettate da Elisabetta Terragni – grandi telai in ferro e vetro per separare i piani espositivi sospesi e leggeri e per proteggere le scale – hanno consentito di ricavare nuove superfici espositive rispettando lo spirito dei Castiglioni.
L’edificio si è rivelato fin da subito in linea con il progetto culturale di Massimo e Sonia Ciurlli, che hanno deciso di mantenere i due elementi che caratterizzavano l’ingresso originale e che tutt’oggi esprimono i valori della Fondazione: il totem in ceramica e ferro, acquisto di Dino Gavina dal Padiglione giapponese dell’XI Triennale, è un collettore di energia, mentre la frase di Walter Gropius all’entrata, invita al recupero del perduto senso della bellezza e a “promuovere, nell’era industrializzata, una nuova unità culturale”.
- Titolo:
- L’archivio animato. Lavori in corso
- Date di apertura:
- 23 novembre 2019 - 17 maggio 2020
- Consulenza e supervisione:
- Jeffrey Schnapp
- Sede:
- Fondazione Cirulli
- Luogo:
- Via Emilia 275, San Lazzaro di Savena (BO)