“Non è astratto né figurativo, il suo stile totalmente individuale trae ispirazione dalla musica, dalla poesia, dalla cerchia di artisti straordinari ai quali era legato, come Miró, Calder e Kandinskij”.
Le opere in alabastro e in granito aprono poi un altro capitolo nel lavoro di questo artista-pensatore che già nel ’58 aveva ricevuto il Gran premio della scultura alla Biennale di Venezia e che partecipò ben due volte a “Documenta”. Attraverso la scultura in pietra, Chillida rivolge la sua indagine all’interno dell’opera, all’interno della materia stessa. L’opera contiene una sostanza non visibile da fuori, diventa un labirinto suddiviso in diversi ambienti e corridoi, come una stanza vista dalla prospettiva di una porta aperta. Da queste riflessioni nascono opere come Lo profundo es el aire XVIII dove appunto l’aria è leggera e nello stesso tempo è profonda, è essenza. Chillida lavora per creare un universo dentro la pietra. Tutte le opere di questa serie, sia in alabastro che in granito, si riferiscono ai versi del poeta spagnolo Jorge Guillén e servono in buona parte come preparazione per il colossale progetto di Tindaya che lo scultore voleva realizzare a Fuerteventura una delle isole Canarie. Tindaya diventa la visione macroscopica degli studi dentro la materia. Chillida infatti progettava un’opera nella montagna, voleva scavarne l’interno per realizzare un monumento alla tolleranza. Trovandosi dentro la terra, a contatto con le sue viscere, lo spettatore sarebbe stato infatti fisicamente circondato dalla natura e ancora una volta la sua maestosità e potenza lo avrebbero fatto sentire piccolo e al pari degli altri esseri umani.
fino al 7 gennaio 2016
Chillida. Rhythm-Time-Silence
Ordovas
488 Madison Avenue, New York