Rumorosa come un’officina, Mindfall fluttua nei fumi della nafta e nell’odore di cavi elettrici abbrustoliti. C’è in questa stanza di vetri affumicati e ventilatori stanchi un’atmosfera pigra che attrae: i toni pallidi da gelato e le prese di corrente dipinte di rosso mettono una nota di colore alle nude pareti sbucciate, mentre un coro di motori elettrici, appollaiati come poiane intossicate, intona un moresco lamento, lento e sincopato. Nella stanza successiva, sintonizzata sulla frequenza di 432 Hertz, c’è un odore tutto diverso. A dare il “la” perfetto, un profumo dolce di miele di palude aleggia nell’aria come un tulle, una bruma. Voci di api selvatiche appena nate ronzano e ondeggiano in larghe spirali per quanto è lunga la giornata, stabilendo con il turbinio delle loro corde una vibrazione che tutto pervade. Effigi di cera strutte dal caldo e illuminate come torce friggono sulle molli pareti di rovere biondo, e come una falena notturna attratta dalla luce vivida di una lampadina elettrica, ecco comparire un’immagine che imbriglia la fantasia. Una visione elettrizzante, che fa impennare sui piedi: l’isola greca di Astipalea, contro il cui sabbioso profilo a farfalla s’infrange il mare dell’Egeo, e sulle cui morbide colline gli alveari di Micol Assaël sbocciano come viole del pensiero.
Fino al 4 maggio 2014
Micol Assaël ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA
HangarBicocca
via Chiese 2, Milano