Sabato 5 maggio, la torre Galfa (acronimo che deriva dalla posizione dell'edificio, all'incrocio tra via GALvani e via FAra) è diventato il più grande spazio occupato d'Europa, con i suoi 31 piani e garage sotterranei. Trasformare un grattacielo degli anni Cinquanta di Melchiorre Bega – 'abitato' da una compagnia petrolifera prima, da una banca poi e, infine, acquistato da Ligresti – in Macao è una scelta che sfiora il sublime. "Non volevamo uno spazio già connotato, come un museo, un teatro, un cinema, non volevamo solo riappropriarci di un luogo pubblico già destinato alla cultura", spiega Maddalena, una degli ideatori dell'occupazione. "Abbiamo alzato il tiro, perché ci interessa un concetto di arte – e di cultura – molto più diffuso ed esteso nel tessuto urbano e sociale".
"Vogliamo mettere in relazione il modo in cui l'industria culturale produce disuguaglianza, a Milano e non solo, sia sul fronte del lavoro che su quello urbano", aggiunge Angelo, artista che fa parte del gruppo. "Cosa lascia sul terreno, l'economia dell'evento: dal Salone del mobile all'EXPO, alla Biennale di Venezia o al Forum delle Culture di Napoli? In sostanza nulla, né ai cittadini né ai cosiddetti creativi, espropria lavoro gratuito e spazio pubblico. Produce gentrificazione, esattamente come l'enorme area di Porta Nuova qua dietro nel quartiere Isola".
Non volevamo uno spazio già connotato, come un museo, un teatro, un cinema, non volevamo solo riappropriarci di un luogo pubblico già destinato alla cultura.