Suprasensorial

Costumi da bagno usa e getta cercansi: Suprasensorial fa venire ai visitatori la voglia di tuffarsi.

"A differenza della maggior parte delle opere d'arte", avverte il cartello sul muro, "si prega di toccare." Ben arrivato al campo giochi per adulti di Suprasensorial: Experiments in Light, Color and Space, attualmente aperto all'Hirschorn Museum di Washington. Prima mostra a collocare artisti latinoamericani d'avanguardia nel canone internazionale di chi lavora con la luce e con lo spazio, Suprasensorial proietta una luce nuova su una corrente che i nordamericani suppongono aver avuto inizio negli anni Sessanta e Settanta con figure come Robert Irwin, James Turrell e Doug Wheeler. Qui opere che vanno dal 1951 al 1974 svelano che gli artisti venezuelani Carlos Cruz-Diez e Jesús Rafael Soto, come in Argentina Lucio Fontana e Julio Le Parc e in Brasile Hélio Oiticica usavano tutti la luce, il colore e lo spazio come strumenti per ampliare l'esperienza e destabilizzare le convenzioni sul nostro rapporto con l'arte. Il termine suprasensorial, coniato da Oiticica per descrivere gli ambienti multimediali che rendono attivo lo spazio e impegnano dinamicamente l'osservatore, riguarda tanto la partecipazione quanto la presentazione: in ogni opera il vero tema è l'esperienza.

La mostra parte in tono moderato con Light in Movement di Le Parc (1962), l'opera più contemplativa dell'esposizione. I visitatori entrano in un oscuro ambiente semicircolare il cui lato piano è ricoperto di specchi, mentre il lato curvo è dipinto di bianco. In alto, di fronte agli specchi, pende un pannello di quadrati di metallo argentato, violentemente illuminato da una coppia di faretti. La diffusione di riflessi che ne risulta trasforma questo semplice interno in un'ipnotica vasca circolare di chiazze di luce. La dolcezza del mondo acquatico di Le Parc cede ben presto il passo alla metallica seduzione di Chromosaturation, l'installazione di Cruz-Diez del 1965, spesso definita il capolavoro della mostra. Qui gli osservatori hanno a disposizione tre ambienti non del tutto separati, ciascuno immerso nella luce di tubi fluorescenti fasciati da una singola tinta: rosso, azzurro e verde. Il visitatore, forse viziato da associazioni effimere o dalla recente occasione di visitare il raffinato spazio luminoso di Doug Wheeler SA MI 75 DZ NY 12 alla galleria David Zwirner di New York, trova l'esperienza visiva di Chromosaturation meno prossima alla poetica similitudine del Washington Post ("è come passeggiare dentro un arcobaleno") e più evocativa di un'immersione negli aciduli barattoli di tintura per le uova di Pasqua.
In apertura: <i>Blue Penetrable Bill</i> di Jesús Rafael Soto. Qui sopra: Lucio Fontana, struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951
In apertura: Blue Penetrable Bill di Jesús Rafael Soto. Qui sopra: Lucio Fontana, struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951
Acidità a parte, l'opera di Cruz Diez è la prima prova in questa mostra che non solo l'esperienza personale ma anche quella collettiva diventa evidente. Il che rimane vero in Blue Penetrable Bill di Soto, diffuso simbolo della mostra, in cui l'osservatore viene ancora una volta immerso in un ambiente acquatico senz'acqua, questa volta composto da migliaia di cavetti di nylon color blu elettrico che pendono da una monumentale intelaiatura d'acciaio: un po' piscina rovesciata, un po' tunnel per il lavaggio delle auto. Qui metà del godimento sta nel vedere gli altri immersi nel mare di cavetti.
<i>Light in Movement</i> di Julio Le Parc (1962) è l'opera più contemplativa dell'esposizione
Light in Movement di Julio Le Parc (1962) è l'opera più contemplativa dell'esposizione
Peccato che manchi qui l'ambiente acquatico vero, una specie di piscina psichedelica che faceva parte dell'allestimento originale della mostra al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. La collaborazione del 1973 di Hélio Oiticica con il filmmaker Neville D'Almeida aveva prodotto Cosmococas, una serie di installazioni cinetiche ispirate a visioni alimentate dalla cocaina. Circondata da un anello di luce azzurra e fiancheggiata da proiezioni di immagini del libro musicale Notations di John Cage alternate a vari accessori connessi con cocaina e droghe varie, la piscina si riempì a poco a poco di tovagliolini omaggio, articoli d'abbigliamento e costumi da bagno usa e getta venduti dalla libreria del museo. La piscina di Oiticica aveva spinto il contesto dell'esperienza di immersione totale in una direzione estranea all'attuale versione della mostra. Ma, anche se quando ci si diverte si è più disposti a trascurare le pecche, la mostra ha parecchi gravi difetti. L'altra opera di Oiticica, una rilassata installazione di cuscini da pavimento con altre proiezioni ispirate alla droga e un sottofondo musicale di rock fumato, è sì immersiva, ma fuori posto.
A Suprasensorial va riconosciuto di aver scelto bene il momento. Un'occhiata al recente panorama delle mostro soltanto a New York rende evidente che i musei contemporanei si interessano all'esperienza sociale immersiva esemplificata nell'opera di questi artisti latinoamericani.
<i>Light in Movement</i> di Julio Le Parc (1962). I visitatori entrano in un oscuro ambiente semicircolare il cui lato piano è ricoperto di specchi, mentre il lato curvo è dipinto di bianco. In alto, di fronte agli specchi, pende un pannello di quadrati di metallo argentato, violentemente illuminato da una coppia di faretti
Light in Movement di Julio Le Parc (1962). I visitatori entrano in un oscuro ambiente semicircolare il cui lato piano è ricoperto di specchi, mentre il lato curvo è dipinto di bianco. In alto, di fronte agli specchi, pende un pannello di quadrati di metallo argentato, violentemente illuminato da una coppia di faretti
Nel frattempo la Struttura al neon per la IX Triennale di Milano di Fontana (1951), spettacolare pezzo d'apertura della mostra di Los Angeles, qui si ritrova appesa fuori mano in uno spazio asfittico in cima alla colonna delle scale mobili. Mentre la scelta allestitiva è intesa apparentemente a riflettere l'originale collocazione in cima a una scalinata, l'esperienza che ne risulta appare slegata e fuori contesto. Parallelamente i brevissimi testi didascalici della mostra danno al visitatore ampio spazio per mettere in luce l'esperienza di se stessi, ma lasciano in ombra il sottofondo politico dell'opera. "Questi artisti cercavano di rendere l'arte più democratica e meno elitaria", osserva la curatrice principale della mostra, Alma Ruiz. Benché questi artisti cercassero di creare opere che non richiedessero esperienza specialistica, presentarne l'opera (oggi sganciata dal contesto culturale e cronologico originale) senza questo sottofondo politico ne rende la luminosa leggerezza pura e semplice mancanza di peso. Per fortuna un ben progettato catalogo bilingue, in cui i due testi vengono sovrastampati in colori complementari, distinguibili solo mediante la sovrapposizione dei fogli di acetato colorato inclusi, aiuta a cogliere dove mira la mostra e ne prova il contributo duraturo.
Hélio Oiticica
Hélio Oiticica
E tuttavia a Suprasensorial va riconosciuto di aver scelto bene il momento. Un'occhiata al recente panorama delle mostro soltanto a New York (dall'inaugurazione nel 2012 della Whitney Biennial che comprendeva musica, danza, teatro e cinema, all'attuale fortunatissima retrospettiva dedicata dal MoMA ai musicisti elettronici tedeschi di Kraftwerk, alla recente antologica di Carston Höller al New Museum, dove i visitatori firmavano una liberatoria per poter fare l'esperienza di uno scivolo a cavatappi di trenta metri, di una camera di deprivazione sensoriale e di un'installazione di luci lampeggianti progettata per provocare allucinazioni) rende evidente che i musei contemporanei si interessano all'esperienza sociale immersiva esemplificata nell'opera di questi artisti latinoamericani. "Oiticia parlava molto di spingere l'osservatore a diventare attivamente partecipe, nella speranza che la trasformazione non si verificasse solo nell'arte, ma anche nella vita quotidiana", osserva Ruiz. Mentre l'effetto complessivo della mostra dell'Hirschorn è più quello di un superficiale solletichio dei sensi – un puro sfioramento della superficie di ciò che questo artisti avevano da offrire – con un po' di fortuna essa spingerà dei futuri curatori e dei futuri visitatori a indossare costumi usa e getta e a tuffarsi nell'abisso.
<i>Chromosaturation</i>, l'installazione di Carlos Cruz-Diez del 1965, è definita il capolavoro della mostra
Chromosaturation, l'installazione di Carlos Cruz-Diez del 1965, è definita il capolavoro della mostra
Fino al 13 maggio 2012
Suprasensorial: Experiments in Light, Color and Space
Hirschorn Museum
Independence Avenue at Seventh Street SW, Washington
<i>Blue Penetrable Bill</i> di Jesús Rafael Soto, diffuso simbolo della mostra, immerge l'osservatore ancora una volta in un ambiente acquatico senz'acqua
Blue Penetrable Bill di Jesús Rafael Soto, diffuso simbolo della mostra, immerge l'osservatore ancora una volta in un ambiente acquatico senz'acqua

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