Il pubblico della londinese Friedman Gallery è rimasto scioccato di fronte alle sue gigantesche lavatrici riempite non di panni sporchi, ma di immagini e video di esecuzioni capitali e cataste di cadaveri in decomposizione. E la gigantesca mappa presentata alla Biennale d’arte veneziana nel 1998, dove il mondo era paragonato a un gigantesco aeroporto e ogni stato rappresentato dai colori della compagnia di bandiera, ha acceso il dibattito.
Non sarà da meno “Double Garage”, l’ultimo lavoro dell’artista svizzero (nato a Basilea nel 1957), che inaugura stasera alla Schirn Kunsthalle di Francoforte (e fino all’11 gennaio). Lo scenario è quello di un garage, normale in apparenza: gli strumenti di lavoro sono appesi allineati alla parete, pronti per essere usati insieme agli immancabili poster e calendari di pin-up. Ma, al loro fianco, si infilano fotografie di città distrutte, uomini feriti e donne velate, e le frasi-monito del filosofo Marcus Steinweg. In più, al centro dello spazio troneggia un improbabile modellino di ferrovia, sul quale svettano giganteschi funghi del tutto fuori scala. In modo repentino e inquietante, il doppio garage di Hirschhorn si è trasformato nella metafora della violenza, delle guerre e della distruzione che quotidianamente entrano senza bussare dentro casa.
9.12.2003 - 11.1.2004
Thomas Hirschhorn. Double Garage
Schirn Kunsthalle Frankfurt
Römerberg, Frankfurt Am Main
http://www.schirn.de
